Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954
fai,oriva la continua variazione dell'organiz– zazione politica ed amministrativa. Anche gli attuali confini del Molise sono confini storici: il panorama ambientale, economico, . sociale non cambia dalla sponda destra e alla sinistra di un fiume facilmente guadabile, quando le strutture naturali permangono identiche. Nell'epoca sannita il Molise è a livello storico. Esiste per altro un motivo più specifico al lungo "prea-rnbolo geografico ". Tutt'og gi i dati storici sul Molise sono insufficienti: noi abbiamo dovuto quindi cercare di ri– costruire almeno delle ipotesi, fondandoci sopratutto su dati indiretti. E ciò, se non può pretendere di presentarsi come storia degli uomini, può però servire almeno come indicazione delle difficoltà che quelli devo– no aver incontrate, le abbiano o no supe– ratr. Questo metodo vale soprattutto per il pe– riodo sannita, il quale ha avuto per il Mo– lise un'importanza essenziale che, malgra– do siano passati più di venti secoli, si può ritenere decisiva. Con i Sanniti il Molise ha una storia e la storia del Molise si al– larga subito ben oltre gli attuali confini ed entra in Abruzzo, in Campania, in Pu– glia, in Lucania e nel Lazio. Purtroppo i .Sanniti, che pure per secoli combattono contro Roma e arrivano persino a proporsi alla testa degli Italici come alternativa sto– rica ai Latini nella direzione della peni– sola, sono oggi ancora del tutto sconosciu– ti. Non solo Roma ne ha quasi eliminata la stirpe, ma è accaduto che siano andati perduti anche i libri di Livio in cui forse diffusamente si parlava di loro. Nè la ri– cerca archeologica ha potuto ancora com– pensare il silenzio delle antiche fonti scritte. La prima notizia storica sicura che ab– biamo dei Sanniti è del 354 a. C.: un accor– do con Roma, sollecitato forse dal pericolo dell'invasione dei Galli. Allora, essi, con più genti unite da un vincolo federativo, occu– pavano un territorio di circa 20.000 kmq., un territorio che, con a centro il Mo lise e l'alto Sannio, si estendeva alle zone di pianura tirreniche ed adriatiche; avevano rapporti fondati su vincoli di sangue, con genti Sabine, con gli Umbri e i Lucani; ed erano dopo la decadenza degli Etruschi la forza maggiore della penisola per ampiez– za di territorio, per numero degli abitanti e per l'alta percentuale di possibili armati. Per di più erano da qualche tempo una forza in espansione che mirava alle ricche colonie greche della costa campana, ciò che indica a prima vista un forte dinaniismo interno demografico ed economico. La lotta con Roma divenne inev.itabile alcuni anni più tardi, eliminato il pericolo dei Galli e impugnata da Roma l'eredità etrusca in Campania, e fu durissima: allorll Roma era ancora una città di piccoli pro- BibliotecaGino Bianco \ I I \ ' ( n, ,/ i \flf ~~-T\ y, .1\ -<\ r- I ( ) ~ I ' ..... I. I I /2 J _L 1-lì III1; 31 7 LEGGENDA: l) zona n-:-editerranea (Lauretum): alta macchia di alberi sempre verdi (pino da pinoli, pinastro, pino d'Aleppo, cipresso leccio da sughero, quercia spinosa, alloro, olivo); bassa maccl,ia di arbusti senipre verdi ( mirto, lentisco. ilatro, cisto, erica, ginestra, ecc.); 2) zona submontana ( Castanetum): boschi di alberi caducifogli ( castagno, quercie, pioppo, salice, carpino, olmo, tiglio, frassino, ecc.); 3). zona montana (Fagetum): predominio del faggio, poi abete bia11J.co, pino nero, pino laricio, aceri, ecc. I boschi del Molise hanno subìto un progressivo deterioramento attraverso i secoli: nella cartina le formazioni vegetali determinate dal terreno e dal clima. su cui si è svolta l'azione dissolvitrice dell'uo1no e degli agenti naturali. In certo senso quindi questa è anche una carta storica. Es a mostra un aspetto importante dell'ambiente in cui si è svi– luppata l'azione dell'uonio. Nelle formazioni boschive dominano le latifoglie, rappresentate in particolare dal faggio e dalle quercie. 25 l
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