Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

per la verità anche iniziative culturali: non sembra tuttavia che si vada molto al d1 là delle gare a premi e delle conferenze commemorative (lo stesso Rossi ne ha te– nuta una sull'eccidio delle Fosse Ardea– tine). Anche il Preside del Liceo Classico « Ma– rio Pagano » ha avuto l'« idea >> di una As– sociazione studentesca: i giovani hanno su– bito aderito, si sono messi insieme ed han– no eletto un Presidente, un Vice Presiden– te e alcuni Consiglieri ( tutti dell'ultimo anno). Ho domandato al Presidente Roma– no Dolce, se intende svolgere, accanto al– l'attività ricreativa, anche un'attività cul– turale. Mi ha risposto affermativamente, precisando subito però che « cultura » è una parola che non userà perchè « sa trop– po di scuola ». << Parleremo - aggiunge - di cose vive, che interessano i giovani e che a scuola vengono abitualmente dimentica– te ... Prima o poi ci occuperemo anche di Picasso >). A giorni pubblicheranno nn gior– nale, « La voce dello studente », con una pagina « seria >>, una pagina letteraria, una pagina umoristica, ed una dedicata al col– loquio con i lettori. Dovranno stamparlo tutto in corpo 10: a Campobasso non ci sono linotype e la composizione a mano costerebbe troppo se i caratteri fossero più piccoli. Questo è tutto sugli studenti medi di Campobasso. Non svolgono un'attività in– tensa, spesso hanno idee poco chiare; quel che conta però è la serenità con la quale affrontano i loro problemi. Sono giovani che hanno ancora delle speranze e una so– stanziale fiducia nell'avvenire. La prospettiva cambia non appena si parla con i più anziani. « Al Liceo - mi dice un universitario - si hanno ancora degli ideali. Si crede che ci si stia prepa– rando alla vita ... Poi uno si ritrova a Cam– pobasso, una città che nasce e muore sul corso... l'unica speranza è quella di an– darsene .. >>. La maggior parte degli uni– versitari di Campobasso è iscritta all'Uni– versità di Napoli, la facoltà più frequentata è quella di giurisprudenza. In città esiste un'associazione goliardica che però non svolge alcuna attività. Di un certo interesse c'è stato solo nel 1950 un dibattito sull'as– sentiamo dei giovani con particolari rife– rimenti alla situazione del Mezzogiorno: la discussione però degenerò per motivi politici e l'iniziativa non ebbe seguito. Mario Veraldi - un giovane universita– rio in gamba e meno scettico dei suoi col– leghi - dopo avermi rac·contato queste ultime cose, mi parla della disperazione pratica degli universitari e degli intelletuali di ciHà. « Molti giovani sono orientati nel– le loro letture verso il decadentismo fran– cese>). E per provare quanto dice, mi ac– compagna in biblioteca, . dove il giovane direttore conferma che i libri di Baude- ibliotecaGino Bianco laire sono tra i p1u richiesti. Sarebbe pe– ricoloso generalizzare. lndubbia1nente però è un indice del quale non si può non tener conto. La biblioteca provinciale « Pasquale Al– bino », di 28.000 volumi~ è frequentata in media da 20 persone al giorno, soprattutto da studenti medi e universitari, per ragio– ni di studio. C'è un'intera stanza piena di libri sul Molise; se i giovani volessero quello forse potrebbe essere il punto d'in– contro tra tutti coloro che, per diverse ragioni, pensano ancora al domani della città e della regione. Que to sarebbe tan– to più utile se si pensa che anche i non giovani, i professionisti, gli « eruditi )) ed in genere tutti coloro che hanno interessi culturali, non trovano più a Campobasso un lungo dove poter parlare. Il Circolo Sannitico (al quale possono accedere sol– tanto i profes ionisti e i figli dei profes– sionisti) è soltanto un salotto dove si va per scambiare quattro chiacchiere e per giocare a bridge. Su un piano di pura conservazione è an– che la « Dante Alighieri >>, che riesce soltanto ad organizzare di quando 1n quando qualche conferenza di scarso interesse. La « Dante >> risente poi in modo notevole dell'ambiente: proprio in questi giorni si è dovuto sostituire ad una conferenza su Labriola una lezione su Dan• te minore. E per convincere i benpensanti non è servito nemmeno ricordare che, do– po tutto, di Labriola si era occupato an• che Benedetto Croce. Sul piano politico, l'unico gruppo di gio- vani attivi (se si accettuano due o ~re li– berali di formazione crociana che lavora– no su scala individuale) è quello della F. G. C. I. (Federazione Giovanile Comuni– sta Italiana). A distanza di cinque mesi i giovani comunisti vanno ancora orgoglio– si di una mostra di pittura da loro orga– nizzata e che ottenne un buon successo sul piano cittadino. Era una mostra di quadri di .giovani pittori - soprattutto di paese - che per la prima volta esponevano in pubblico: si ebbero vasti consensi e nume– rosi argui ti, tra la meraviglia di alcuni « cittadini » che non riuscivano a capire come nei poveri paesi del Molise ci fos– sero dei giovani con interessi culturali. Renato Lalli della Federazione Comunista, sorrideva nel raccontarmi questo: per lui i giovani dei paesi sono molto più svegli e maturi di quel che comunemente si cre– de. « Pensa - n1i dire - che in questi giorni sono proprio i giovani dei paesi che spontaneamente protebtano contro la CED >>. E ai miei dubbi sulla pontaneità delle manifestazioni, aggiungeva, quasi a ronvincern1i, che la « Federazione Provin– ciale in queste cose non r.'entra proprio niente ». Negli altri part1t1 non si fa n1olto: 1 giovani del MSI si stanno riorganizzando; 1nentre i gruppi giovanili della DC sono 1n cns1, in atte a d_el Con~resso Provin– ciale del loro partito. La sera prima che io partissi si è dispu– tata una partita di calcio tra giovani libe– rali e giovani del MSI. Hanno vinto i li– berali per 6 a 1. Qui Sl ' e giovani clandestinamente A quaranta minuti di auto da Campo– basso si è già nel Matese: una zona mon– tuosa di cui si è sentito parlare per l'ul– tima volta duemila anni fa, al tempo delle guerre sannitiche. · Non ricordo molto di quei monti: solo i paesi sulle pendici e i nomi dei paesi letti in fretta in una guida. Viste dal fine– strino del pullmann le case sembrano ugua– li alle altre mille disseminate per le strade degli Abruzzi e del Molise: lo stesso gri– gio alle pareti, gli stessi tetti, uno sopra l'altro. Gli abitanti però sono diversi: la storia degli uomini di San Polo Matese non è la storia degli uomini di Bussi sul Tirino o di Penna Piedimonte. Le necessità, i bi– sogni, anche se con un comune denomi– natore di miseria, sono diversi e diverse necessariamente devono essere le iniziative da prendere per sviluppare le comunità nei paesi 'd~Abruzzo. Sono cose di evidenza comune, destinate però a non uscire dallo stadio delle intui– zioni fino a quando non ci saranno degli uomini disposti ad occuparsene, disposti cioè a guardarsi intÒrno e a parlare con altri uon1ini per conoscere vera1nente la situazione del loro paese, della loro città, della loro regione. Fino ad allora ci la– menteremo sempre della insufficienza de– gli interventi esterni: per lo Stato il paese X e il paese Y sono la stessa cosa: tutti e due hanno 3000 abitanti, tutti e due man– cano di acquedotto: per tutti e due quindi sono necessarie le stesse provvidenze. Guardando i paesi del Matese, pensavo ad alcuni giovani che avevo incontrato e alle loro discussioni sulla CED e sul di– sarmo atomico: e mai le città degli Abruz-

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