Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954
na, del sistema elettorale; l'iniziativa eb– be un discreto successo ed i giovani de– mocri tiani già pensano di riprovare. · A Pescara esistono (oltre al Liceo arti– stico e al Liceo musicale già ricordati) tut– ti 1 tipi di scuola media e quattro isti– tuti privati parificati: un totale di circa 4000 studenti a cui vanno aggiunti i 1200 delle t--cuole medie inferiori. L'istituto più frequentato (più di 500 iscritti) è il « G. D'Annunzio >>, un liceo classico di salde tradizioni (anche se ha solo venti anni di vita) e l'unico, a quel che sono riuscito a sapere, che svolga an– che attività extra scolastiche. La città va orgogliosa del suo « D'Annunzio » e i pro– fessori sentono la responsabilità civica del– l'in egnamento. « Il Liceo ..- ha scritto il Provveditore agli Studi - ha aggiunto alla bellezza di questo ridente centro d 'Abruz– zo la luce della cultura classica che integra :quel complesso di peculiarità per cui una città può essere orgogliosa dei presuppo ti rhe l'avviano alle mete più alte di ogni progresso ». Basta leggere l'Annuario pub– blicato nel 1951 per accorgersi come il Li– ceo si senta parte viva della città. « L' Au– la Magna - è scritto in una dida calia - non è solo un'aula scolastica: con una espressione un po' " ottocento " la si po- Biblioteca Gino Bianco trebbe definire il tempio della cultura cit– tadina >>. ell 'anno scolastico 1950-51 per in~iati– va di un gruppo di studenti fu organizza– to un << circolo liceale >> col proposito di allargare l'orizzonte culturale degli studen– ti. L'animatore del circolo fu il prof. Raf– faele Lapor~a, insegnante di storia e filo– sofia. Il professor Laporta pensa che la struttura della scuola debba es ere << ani– mata dall'interno, vivificata costantemente in modo da evolver i verso forme più ade– renti alla realtà spirituale dell'alunno ». Il Circolo Liceale era quindi per lui un ten– tativo « di fare evolvere in senso attivo per l'alunno l'educazione della scuola me– dia ». Si tennero riunioni, con buona par– tecipazione di alunni; i temi trattati (la Riforma e la Controriforma, l'Umanesimo e il Rinascimento) furono scelti dai par– tecipanti. Dopo il primo si ebbe un secondo Cir- colo Liceale, poi un terzo; il quarto ha già tre mesi di vita. Interessante forse no– tare un progressivo ampliamento della te– matica culturale: il secondo circolo pub– blica un bollettino, << Il Liceale », in cui vengono dibattute le « questioni più ur– genti della vita sociale >>; il terzo circolo organizza una conversazione sulla « que– stione meridionale » che - a detta di Claudio Camilli, allora presidente - ot– tiene un buon successo, e riesce ad inte– ressare le autorità e la cittadinanza. Alle pareti del liceo ho ritrovato D' An– nunzio: una copia del ritratto donato dal poeta all'Istituto che porta jl suo nome. In città, nonostante gli sforzi estivi del– l'Ente per il Turismo, solo pochi eruditi parlano di D'Annunzio; i giovani hanno fat– to l'abitudine al nome senza essere mai riu– sciti a considerare l'illustre concittadino come un maestro. Sul fiume non ci sono più nemmeno i rematori a ricordarlo. I giovani citta che di Campobasso è la foro hanno gli occhi fissi ad una no11 Campobasso è una città divisa in due: una parte alta, probabilmente di origine longobarda e una parte bassa, moderna, fondata nel 1814 da Gioacchino Murat. Gli abitanti si ricordano della divisione nelle discussioni sull'origine del nome della cit– tà: ci sono tuttora due tesi: secondo al– cuni il nome di Campobasso deriverebbe da Campus vassorum (luogo cioè dove abi– tano i dipendenti del feudatario); secondo altri invece bisognerebbe rifarsi alla diversa posizione dei due antichi borghi: il supe– riore, Cam,pus de prata, e l' inferi ore, Cam– pus bassus. Per il re to la città vecchia è completa– mente dimenticata. La vita si svolge in– torno agli edifici pubblici, tra la stazione ferroviaria e le pendici del colle: le pic– cole case, le scale, i vicoli dell'antico bor– go non vengono più nemmeno fotografati. Eppure proprio lassù, sul colle, nelle case arrampicate attorno al castello, si è svolta buona parte della storia di Campobasso; una storia che non è soltanto successione di feudatari (nel XV e nel XVI secolo la città passò dai Monforte ai Di Capua, dai Gonzaga ai Carafa), ma anche partecipa– zione di popolo alle vicende politiche. Durante il XVI secolo ad esempio, tutta la popolazione (di circa 3000 abitanti) si divideva nelle due fazioni dei crociati e dei trinitari, conciliate poi da Padre Ge– rolamo da Sorbo, nella Quaresima del 1587. L'interessamento degli abitanti per le co– se della città continuò in forme diverse fino al 1727 anno in rui si ebbe una vera e propria iniziativa comunitaria: il riscat– to della città per 102.841 ducati e l'ele– zione a Signore del popolano Salvatore Ro– mano, padre di 12 figli maschi. Fuori dalle vie di comunicazione e con un territorio povero intorno, Campobasso rimane per secoli un borflo dimeritlica• to (1): il commercio e le attività econo– miche del Molise hanno i loro centri in antiche città (Isernia, Boiano, Larino) sor– te, fin dal tempo dej Sanniti, nelle poche zone favorevoli all'agricoltura. Non aven– do la possibilità di diventare « mercato », Campobasso forse non si sarebbe mai svi– luppato come città se la sua posizione geografica, al centro della regione moli– sana e in un punto pressochè equidistante dai paesi economicamente p1u favoriti non avesse spinto Giuseppe Bonaparte a sceglierlo quale centro amministrativo del Molise. La scelta viene insieme alla con– cessione di una vera autonomia alla re– gione: si realizzano così le speranze di Vincenzo Cuoco e le aspirazioni di molti illustri uomini del luogo. Fino al XIX secolo, infatti, il Molise era stato diviso tra le provincie limitro– fe; la disposizione irregolare delle mon– tagne e la particolare conformazione etni– ca (interi paesi sono di origine bulgara, slava, albanese) non avevano mai permesso di comporre ad unità politica una regio- -------- (1) Ancora nel 1780 Campobasso conta 5031 abitanti: saliranno a 8330 nel 1828, a 14.558 nel 1881, a 28.000 nel 1951. Nella fotografia: La casa natale di Gabriele d'Annunzio.
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