Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954
sione di Pescara. Per a sicurare una cre– scita effettiva e quindi non soltanto econo– mica della città, bisogna possedere una se– rie di strumenti culturali e tecnici che permettano in ogni momento di prendere coscienza della situazione: perchè il mo– vimento cioè sia veramente sviluppo, è ne– cessario che le possibilità degli uomini sia– no continuamente più larghe della realtà cittadina. A Pescara a questo punto le co e si fanno difficili: la storia ( che si solito aiuta a scoprire quello che c'è di vero, di sempre valido, dietro gli uomini che si muovono) non insegna molto. Divenuta città nel 1926 ,e capoluogo di provincia con decreto 2 gennaio 1927, Pe– scara ha fatto ormai dimenticare la sua recente origine amministrativa: è come e una città nuova, con una sua impronta e con sue caratteristiche si ia sovrappo ta ai due antichi paesi (Pescara sulla destra del fiume omonimo e Castellammare sulla sinistra)~ assorbendoli. e è venuto fuori un agglomerato urbano che non sente il pas ato come una ricchezza alla quale po– ter attingere. Anche perchè la vecchia Pi– scaria (sorta al posto di Aternum, antico emporio marittimo distrutto dai Longo– bardi) ha avuta una fortuna tutta commer– ciale e non ha mai goduto di una vera autonomia culturale e politica. Se si eccet– tua l'episodio del 1799 (anno in cui si eb– be ad opera del pescarese Gabriele Man– thoné - a cui nella ecchia Pescara è in– titolata una via - una tenace resistenza alle truppe borboniche) il vecchio paese ha subìto le vicende politiche senza ricor– dare iniziative di nessun genere, nemmeno quelle in qualche modo legate alla pesca o al commercio. In questi ultimi anni, ad un punto della loro storia che non anno bene individua– re, gli abitanti di :Pescara si ritrovano mol– tiplicati (dai 31.000 del 1936 si passa ai 64.000 nel 1951). Pescara così comincia ad essere contraddistinta ( come dieci altre città italiane di formazione recente) dalla manranza di c01nunità e da un diffuso in– dividualismo « d'ambiente »: l'unica spinta motrice è quella del successo economico, che disgrega la città e fa ragionare gli uo– mini in termini di profitto individuale. Malgrado che la maggioranza dei cittadi– ni voti per i partiti di sinistra, il compor– tamento abituale nella città si regola sui metri più squisitamente « borghesi ». E' quello che denunciava Crescenzi: la vita sen1bra facile, ed ognuno, da solo, senza preoccuparsi degli altri, cerca di ottenere quanto più gli è possibile. In tale situazione non meraviglia l' assen- _ za pressorhè completa di attività culturali. Le iniziative diverse dalle professionali, fanno capo a Pescara all' « Associazione culturale abruzzese », alla « Casa della Cultura » e al « Circolo del Cinema ». BibliotecaGino Bianco L' « Associazione culturale abruzzese » è nata dalla fusione di due vecchie organiz– zazioni, il « Circolo della Cultura » e la « Libera Università Abruzzese degli tu– di >> (istituita - ubito dopo la guerra e< non per fatui motivi di pre unzioni o di campanalismo, ma per riparare ad una e– colare ingiustizia - la mancanza di una se– de universitaria - ubita dall'Abruzzo»). I fondatori dell'Associazione, « tenuto conto dell' impos ibilità per i pescaresi e gli ab– bruzzesi di una partecipazione attÌ\a alla toria culturale e scientifica d'Italia, della disper ione dei più valenti prof es ionisti, del di orientamento dei giovani nella ri– cerca delle prof es ioni », organizzarono ne– gli anni tra il '48 e il '51 dei « cor i misti di cultura superiore e popolare >>: nel '48 e nel '49 si parlò di letteratura e di storia, nel '50 di medicina, nel '51 di glottologia. I• ., 1---------lll • Poi più nulla: oggi l' « Associazione cultu– rale abruzzese » vive soltanto di nome. La « Casa della Cultura » è appoggiata dall'Amministrazione Comunale: tentò di organizzare in una federazione le associa– zioni culturali esistenti, ma la cosa non riuscì per difficolt~ di ordine politico. Il Circolo del Cinema è indubbiamente il più attivo dei tre organismi: al se to _anno di vita ha tra gli iscritti molti giovani ( circa il 50 ° 0 ); nel Comitato Direttivo siede an– che uno studente. Non c'è a Pescara una vera e propria attività di stampa: soltanto poche sc-herma– glie olle pagine locali dei quotidiani. Lo stesso « Mattino d'Abruzzo >> ( giornale pe– scarese che ora ha sospeso le pubblicazio– ni) viveva praticamente di rendita utiliz– zando, come la maggior parte dei giornali di provincia, le notizie diffuse dai grandi quotidiani della capitale. La biblioteca provinciale è frequentata oltanto da alcune categorie di persone: su 30.561 richieste nel biennio 1951-52, 27.257 sono di professori e studenti. Tutto qui: forse hanno ragione i pesca– resi a dire che, tutto sommato, nella loro città non si pensa molto. el 1952 il libro più venduto a Pescara è stato Ho di/ eso la Patria di Graziani. Al secondo posto Le civiltà sepolte di Ceram. Dove stanno i giovani? Il primo a parlarmi dei giovani è stato Guido Scoponi, un professionista trenten– ne. Mi ha detto della città che cresce, dei facili successi, della fretta di guadagnare e della mancanza di ogni formazione cultu– rale e morale nei giovani che iniziano l'at– tività professionale. Scoponi è un avvocato che ha fatto suo il problema dei giovani laureati. « In una città come Pescara - mi dice - con buone possibilità di gua– dagno, il giovane che esce dall'Università non perde tempo ad approfondire la sua preparazione... da noi il li vello culturale medio dei giovani laureati è piuttosto bas- o >>. Per questo l'avvocato Scoponi ha pensato ad un circolo giuridico che serva ai giovani, subito dopo la laurea, per pre– pararsi ad una seria attività professionale. Una libera palestra di esercitazioni teorico– pratiche T-"" come dice lui - per i dieci o quindici giovani di Pescara che ogni anno prendono la laurea in legge e che, lasciati a se tessi, finirebbero assorbiti dall'am– biente. Gli universitari di Pescara non sanno dell'avvocato Scoponi: se lo sapessero pro– babilmente non capirebbero perchè mai un giovane professionista, con uno studio av– viato, si occupi di loro. Pescara, come già ho accennato, non è sede universitaria: l'unico circolo goliar– dico di cui si ha notizia in città ha svolto attività essenzialmente ricreative. Fondato subito dopo la guerra ( « quando la gente aveva voglia di divertirsi » - mi dice il vecchio presidente) questo circolo è vis– suto per diver i anni organizzando tratte– nimenti danzanti e feste per le matricole ed ha chiuso la sua attività nel 1952 per difficoltà finanziarie. Ho avuto tra le ma– ni un numero del « Succhiello », il gior– nale che gli universitari stampavano in oc– casione della festa delle matricole. « I no- tri vecchi - ho trovato 8cri tto nel " fon– do " - ci hanno insegnato a dividere il pane e il sale e ci hanno dato le gan1be per incamminarci. E il cuore. Oggi ci mandano il vaglia delle loro trepidazio– ni. Noi, purtroppo, non po iamo rendere loro 1nolto di quanto ci hanno donato; se non il dottorato della nostra infinita gra– titudine. Essi, poveri, cari \ecchi, ci hanno perduto; come l'albero perde il frutto ... Lo stemma di Pescara ricorda l'origine della città, nata dall'unione di du-e paesi.
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