Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

ciascuno di noi - dicono i giovani tl.i. Aquila - era nato per un'altra sp•~ran1,a; forse, in un mondo diverso, la nt,~tra i-a– rebbe stata soltanto una funzione di !-,al– datura tra un'epoca e l'altra, nia in quc ta situazione non possiamo contentard cli <·,Hn– piere una funzione di saldatura (e snida– re che, poi, con che co a?): oltre le sin– gole vocazioni ne esi tono talune determi– nate dalla ituazi.one storica In cui SI vive ». Una città che con urna la rendita del suo pa ato con i giovani in condizione di atte. a: que ta Aquila oggi. Basta andare nei partiti, nelle organizza– zioni giovanili, nelle cuole per occorger– si come la speranza e la ricerca siano or– inai patrimonio di pochi sin1i. Un profes– sore di Liceo n1i ha raccontato di un alun– no che si proclamava « scettico >> e che ot– teneva per que to un gran successo tra i compagni: un ca o limite evidentemente, al quale però nulla si contrappone di co– struttivo. « La cuoia per i giovani - mI dice il profes ore - è ormai soltanto un punto d'incontro occasionale >>. Questo men– tre la popolazione scola tica di Aquila è in continuo aun1ento: la scuola media ha 1462 iscritti, il Liceo classico 320, il Li– ceo scientifico 133, l'I tituto tecnico com– merciale 574, l'I tituto magistrale 398, l'I– stituto tecnico femminile governativo 260: gli i critti all'I tituto industriale sono or– ma saliti a 931 con un buon 70 % di gio– vani provenienti dalle campagne e dai paesi. In nessun istituto si svolge attività pa– rascolastica: è probabile che gli studenti medi di oggi non abbiamo mai sentito par– lare del « Grillo », un fogli o a ciclo tile stan1pato nel 19-16 dagli studenti del Li– ceo scientifico; nè del giornaletto che gli studenti del Liceo classico, per spirito di emulazione, pubblicavaso nello stesso pe– riodo. BibliotecaGino Bianco La stessa situazione si ritrova nei partiti e nelle organizzazioni cattoliche: anche li tutto è tranquillo, ordinato; i partiti e le organizzazioni vengono accettati così co– me sono, nelle loro strutture e nei loro li– miti. I 200 giovani della GIAC {Gioventù Italiana di Azione Cattolica) vivono dimen– ticati dalla città; i 500 dell'Oratorio Sa– le iano volgono attivilà essenzialmente ri– creati a. Ad Aquila i più svegli, quelli che hanno ancora qualcosa da dire, lavo– rano in modo autonomo, come giovani, senza riconoscersi nelle a sociazioni esi– stenti. In questo quadro, le ragazze, non sono quasi 1nai pre enti. << Gli uomini - mi di– cono Maria Baldoni e Paola Speranza, due giovani di Aquila che ho avuto occasione di incontrare - hanno trovato diversi mo– di per esprimersi. Noi donne invece sia– mo molto più di perse... on abbiamo mai avuta la po ibilità di parlarci, di metterci in ieme ... ~- L'unico punto d'incontro tra le giovani è riu cito a stabilirlo l'Onarmo con la sua scuola di a sistenti sociali ( 63 iscritte): anche lì però non si agita nes– sun problema, la scuola è vista in funzio– ne della si te1nazione futura. E se si pensa che diverse diplomate magistrali sono com– me e alla « Standa >> o operaie alla « Mar– coni >>, si può ben capire come la «car– riera » di assistente sociale, magari alle dipendenze dell'Ente Fucino, venga presa seriamente in considerazione. Questo della sistemazione è un motivo che ritorna un po' empre tra i giovani di Aquila. Quasi tutti hanno capito che le possibilità della città sono molto più ri– strette delle aspirazioni: ormai i più pen– sano ad un po to modesto, di impiegato, con uno stipendio sicuro che permetta una vita tranquilla. Difficile, quasi impossibile, e1nbra la carriera del professioni ta, dato il clin1a di nepoti. rao che, a quel che di- cono, si e creato in città: tre o quattro in– gegneri governano nel regno delle costru– zioni, tre o quattro medici in quello del– la medicina, mentre gli avvocati sono tutti classificati secondo una scala di valori ben definita. La « disoccupazione intellettuale » è molto elevata: a questa si aggiunge il di- agio che viene dalle incerte possibilità di si temazione. Ad Aquila poi ci sono i VAS (Volonta– ri Abruzzesi del Sangue): circa 80 giovani che formano il nucleo dei donatori del san– gue e che, tra una trasfusione e l'altra, fanno del teatro riesumando le antiche com– medie care alle filodrammatiche di pro- . . vincia. ,· 13

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