Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

restaurazione della deniocrazia italiana non ha nulla da invidiare alla restaurazione della denzocrazia tedesca. Jl 1no1nento universalniente signijLcativo della Germa– nia del dopoguerra è stato il totale unpeg1~0, la sp~ntanea autochsciplina, la f cconda energia, con. cui i tedeschi hanno affrontato il problenza della ricostruzione econoniica e so– ciale del loro paese. Uoniini che avevano visto crollare su di sè una na– zione intera, tutte le sue istit-uzioni, hanno sostenuto il crollo ed hanno conzinciato a ricostruire sui punti di ap– poggio clze il passato nazionale of}riva loro .. Ciò clze oggi noi tutti non tedeschi, ci do,nandiatno, per conzprendere la Gennauia che ci tro~ia~io di fronte, è questo: quale grande idea, quali 11iotivi di azione, quale Jorza nzorale ha ani,nato i tedeschi in questa loro grande z,npresa? . Czò che prinia abbianio detto ci fa escludere che il niessaggio spirituale o la politica dell'antifascismo tedesco, TVieclzert o Adenauer, abbiano offerto altro che un punto di appoggio a questo sforzo. . <j,ueLche cotpisce, senunai, in questa "grande impresa,,, tedesca è proprio l'assenza di quei profondi niotivi spiri– tuali che, sebbene in ttrnzini generali ed astratti, erano stati la grande forza dell'antifasczsrno tedesco: e ci con– /ernia ancora una volta nel giudizio che abbianio dato sul– l'incapacità dell'antifascismo tedesco a suscitare nuove azio– ni, ad animare l'invenzione e l'iniziativa uniana. La "grande ùnpresa" tedesca ci appare come senza giustificazione, conie nata da una grande forza priniitiva intatta, da una forza di vita che non si rassegna alla 111,orte e che non ha quindi altra giustificazione che se stessa. Colpisce l'assenza, accanto alle grandi ricostruzioni niate– riali, alla espansione industriale, all'autodisciplina sociale e politica, l'assenza di ognz grande 111,anif estazione ideale, la niancanza di ,nanzf estazioni di autentica creatività spiri– tuale: il travagl'io u11utrio tedesco, certo grande e profondo, è conie senza parole, privo di un· linguaggio universale. La stessa politica è conie nuda di interesse agli occhi te– deschi; la separazione della nazione in due Stati è accet– tata conie un fatto, che una instintiva saggezza pratica fa riconoscere conze necessarianicnte transitorio, evitando il nascere di pericolosi "revanchisnii ". La Prussia è stata "abolita n senza rimpianti e senza nostalgie. Questa Ger– nzania spogliata di un odioso recente passato militarista e ridotta ad una dùnensione econornico-tecnica, socialmente autodisciplinata, è fatta apposta per piacere ai suoi due niaggiori vincitori, gli A niericani ed i Sov,ietici che, da dif– ferenti tradizioni e niotivi sono portati a riconoscere nei valori econoniici e tecnici il banco di prova del reale "va– lore'' di un popolo: "Ger1nania capta ... ". E questo spiega la prof onda stinia della Gerniania che sta alla base sia della tolitica anzericana che di quella sovietica. una Gernunzia spoglia e u1uta, capace ad un tempo di spiegare una nzcravigliosa energia: ecco la sfinge del nostro teni po. O,a noi pensianzo che il dare segno piena,nente posi– tiv·o a questa Gernunzia, il pensare che una Gennania senza esplicite di,nensioni ,z'c[eali e culturali sia una Gerniania "nonnale ", sia un grave errore. Solo gli Stati Uniti nel nzondo :i1oderno hanno saputo dare un così vasto inipe– gno allo sviluppo della diniensione econoniico-tecnica senza ibliotecaGino Bia·nco esserne del tutto corrosi e distruttì, anzi sapendo spostare questo ùnpegno al culto di universali valori iunani: e que– sto indubbianiente corrisponde ad uua partù.,olare condi– zione e vocazione di quella nazione. Ma non si può conjondere la Gennania con gli Stati Uniti: la Gernzania non può sussistere senza grandi idee, senza la prospettiva esplicita di una grande niissione uniana, di valore mondiale. Guai alla Gerniania ed al 1nonrlo se questa idea prendesse la f ornia di una egernonia statale, di un imperiafrsmo: nva deve pur es,istere un 1nodo 1n cui la Gerniania possa essere pienificata ed il niondo godere dei benefici della grande enlrgia e vitalità tedesche, giu– staniente indirizz(1te allo sviluppo di tutti. .La Gerniania non può durare lungo tenipo spoglia e 11iuta: verrà il giorno in cui essa cercherà una sua auten– tica niissione mondiale: e quel giorno sarà una grande benedizione o una grande nialedizione per il inondo tutto. Per questo la Gennania di oggi non è una Gennania "po– sitiva'' nia una Gernzania a,nbigua: una Gerniania che· non ha ancora deciso. E questo sanno, al di là dei loro difetti, delle loro in– vidie, per secoli di vicinanza, i f"'rancesi: di qui le dif fi– denze che, nonostante la giusta ed antiveggente politica europeistica di Governi e di uoniini polùici di qua e di Là del Reno, fanno sì che l'idea di una collaborazione franco– tedesca sia ben lungi dall'essere popolare in Francia. Il momento delta decisione tedesca non può che esse, e prossimo. La "grande ùnpresa" tedesca pote-ia in qualche modo porsi come valida di per sè, quando era veranzent~ tedesca: quando lo sforzo ricostruttivo si svolgeva in un ambito quasi esclusivaniente interno tedesco. 1\J a il fiusso ininterrotto e spontaneo dell'iniziativa econoniica porta la energia tedesca a spiegarsi se1npre dz più al di fuori delle frontiere tedesche. L'espansione econonzica niondiale della Gertnania è riconiinciata per la terza volta: e stavolta con un impegno ancor più vasto delle altre volte. Questa volta l'espansione econoniica niondiale non è più contenuta nei liniiti delle esigenze di una polztica di potenza europea e si propone per la prinia volta conie il grande fine collet– tivo dell'iniziativa tedesca. Separata da sclzenii culturali e politici e da strutture statuali che ponevano alla energia tedesca conie sua meta assoluta l'egenzonia stat ✓de in Eu– ropa, l'iniziativa tedesca si è co,ne liberanzente sprigio– nata a raggio 1nondiale con un inipegno ed una intensità di sforzo inipressionanti. Con ciò dopo gli anien·cani, i russi e gli inglesi, i tedeschi si sono trovati di fronte al grande problema del nostro tenipo: il problenia che i sociologhi e gli econoniisti aniericani hanno clzianuzto con il dùnesso termine di problenia delle "aree depresse", nia che è in sostanza il problenia della ilztegrazione vitale di civiltà diverse in una organica civ1'/tà unzana clze rappresenti noll la distruzione ma il potenzianiento in una universale co– niunicazione di valori di ogni singola civiltà e di ogni sill– golo popolo. I colonialisn1Ì britannico e francese si erano proposti seniplici obiettivi di sfruttanzento di 111aterie prinze di un "territorio" e di utilizzo del basso costo della ,naJZo d'ope– ra coloniale: non si erano proposti veri problen1i di svi– luppo econoniico delle zone di civilità non europea. !\la da un lato il sorgere di una nuova coscienza statale e nazionale nella grande niaggioranza di queste zone uniane clze ha

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