Terza Generazione - anno II - n. 5 - febbraio 1954

Il peso della scelta classista Caro Ciccardini, credo che tutti possano convenire sulla tua tesi del fascismo come iniziativa mas– sima della generazione della guerra. E' una tesi che dà una sistemazione storica– mente valida a quel famoso « di più», a quel caratteristico plusvalore che tutti fi– niscono col riconoscere, in modo più o me– no confuso, al movimento fascista. Nenni, per esempio, nella Storia di quattro anni (1919-1922) (2a ed., Roma, 1946, p. 169) dice: « Non è vero che il fascismo fosse o sia un puro e semplice fenomeno di rea– zione borghese. Il fascismo è un fatto ti– picamente italiano, incomprensibile se non si tiene conto della storia e della forma– zione morale e sociale del nostro paese e con profonde radici fra l'elemento popo– lare e plebeo». Lo stesso Togliatti si op– poneva nel 1928 alla tendenza di, consi– derare fascismo qualsiasi movimento rea– zionario e sottolineava la particolarità del movimento fascista italiano; nel 1931 pren– derà posizione contro le false analogie tra la situazione tedesca e quella italiana. La novità del fascismo Questi riferimenti valgono per un tipo di interpretazione che comporta general– mente il massimo di «riduzione> del feno– meno fascista. Più ampi riconoscimenti è dato trovare in interpreti appartenenti a correnti diverse,· per i più vicini basta ci– tare il T 7 aleri che scrive: « E' però dovero– so riconoscere che il fascismo non si esau- ' . . . r1 mat interam11nte in questo compito di difesa armata delle forze economiche e fi– nanziarie conservatrici e che serbò sempre qualche cosa dei suoi impulsi originari» (Sulle origini del fascismo, in « Questioni di storia contemporanea >, vol. III, Mila– no 1953, p. 756). E indica alcuni contenuti di questi impulsi, sottolineando in partico– lare l'antistatalismo. Risolvere gli elementi di novità del fa– scismo (finora dissolti da unÒ psicologismo impreciso in elementi sostanzialmente mar– ginali) nel fatto della generazione della guerra appare esatto e per il sentimento di autonomia che essa ebbe .rispetto alle pre– cedenti («L'attuale generazione è figlia di se stessa», Gramsci) e per il riferimento che a essa si verificava nella valutazione dei contemporanei (Mussolini era visto da . Grandi su L'Assalto, nell'agosto del 1921, come « l'uomo che aveva impersonato ... la ·volontà della generazione uscita dalla guerra»). L'iniziativa fascista si basa, in questa prospettiva, sulla intuizione della crisi (con BibliotecaGino Bianco la c maiuscola) prodottasi dopo la guerra nello Stato italiano e nella società inter– nazionale. Anche di questa intuizione non mancano, in forma più o meno chiara le testimonianze: per es. Rosselli ricono:ce– va « come la psicologia di esso (fascismo) tenesse conto di fattori più elementari, e sebbene rozzamente, avvertisse, diremo co– sì, la stabilità della condizione di barbarie in cui, per certi suoi aspetti, il mondo è venuto a trovarsi » (Garosci, in Comunità, n. 22, 1953). Tutti poi sono di.sposti a ri– conoscere la lucidità con cui Mussolini seppe vedere la crisi del sociali,Smo e della borghesia, condizionantisi a vicenda. Ma giustamente per te la «quantità> delle in– tuizioni sulla impotenza delle parti si mu– ta in «qualità», come intuizione globale della crisi, propria del movimento fascista • I 1~ quanto acquisto comune della genera- zione. Certamente è questo il punto da cui bisogna partire: altrimenti non sono com– pr~ns~bili: .non solo quei contenuti speci– fici dt sinistra, per intenderci, che con– trassegnano i primi movimenti del fasci– smo, ma soprattutto la spregiudicata solu– zione del problema della prassi, intesa so– lo « a posteriori > come· supplenza a quel– la carente dello Stato. Non c'è dubbio che questa intuizione di fondo sulla crisi con– dizioni lo sviluppo ulteriore del movimen– to, dandogli una libertà di manovra che avrà enormi conseguenze politiche: e che essa fondi la definizione-quadro del fas'ci– smo, come iniziativa di generazione. La ragione del successo Perchè io accetto la tua tesi soltanto co– me definizione o spiegazione-quad>t-o del fascismo: cioè non riuscirei a porre un col– legamento esclusivo tr:z questa forza reale di crisi, tra questo valore e il successo del f~scismo. In verità tu non riproponi espli– citamente una nuova gerarchia degli ele– m~nti causali che sono all'origine del fa– scismo: ma mi sembra che implicitamente fai q_uesto, quando, per esempio, affermi la manifesta parzialità dell'ipotesi ( ~ confon– dendosi uno degli effetti con la causa») del fascismo come organizzazione armata d~ll~ , classi dirigenti. D'accordo sulla par– zialita; non altrettanto sul rapporto di ef– fetto, di semplice conseguenza di seconda– rietà, di strumentalità dell' ele'mento classi– sta rispetto all'intuizione di fondo, che è alla base della iniziativa di generazione. Infatti, da sola, questa non è s1,fficiente a garantire il successo, inteso semplicemente come vittoria (a garantire il successo in senso pieno è necessaria evidentemente la cultura oltre la crisi): sarà piuttosto una condizione necessaria. Ciò mi pare dimo– strato dal fatto che altre iniziative, oltre quella fascista, ebbero chiara l'intuizione della crisi: per esempio quella comunista. E non è un caso che l'iniziativa fascista e quella comunista prendano entrambe l' av– vio con un distacco dal partito socialista d . , imostrando anche con un segno esteriore il possesso della intuizione di crisi. Ma di, queste due iniziative trionfa quella fasci– sta in forza di una scelta classista che è al– trettanto necessaria della intuizione ai fini del successo. Bisogna sottolineare che il fascismo acquista importanza nazionale e inizia la conquista del potere con l'aff er– marsi dello squadrismo antiproletario nel– l'autunno del 1920: ed è qui che a mio avviso è da porre, o da anticipare, stori– camente, la trasformazione del movimento in partito. Da « movimento di realtà e verità che aderisce alla vita », coprendo potenzial– mente un'area di generazione, il fascismo diventa partito con un programma politi– co che, se non è nelle parole, è nei fatti: la distruzione del potere legale del socia– lismo italiano. Il congresso di Roma (7-10 novembre 1921) sanziona una realtà già in atto e vede alcune mani/ estazioni, tra le più vistose, di una dialettica interna tra politici e sqttadristi, che doveva continua– re a lungo: ma il seppellimento del patto di pacificazione, cui Mussolini fu costretto dimostra come, al di là delle apparenz~ (Mussolini, contro Grandi, rappresentante degli squadristi, era per il partito) ogni tentativo di equilibrare l'alleanza borghe– se, ridando al fascismo l'originaria capa– cità di movimento, di carattere extrapoli– tico, fosse ormai impossibile. La ragione classista, verificata nello svol– gimento italiano, non distrugge certo le caratteristiche nazionali del fascismo: ma introduce, se anche in minor misura del tema della intuizione di crisi, a stabilire un rapporto con i fenomeni in qualche modo analoghi realizzatisi in altre parti di Europa. E' un rapporto che è posto quasi sempre in maniera impropria, dimentican– do le peculiarità nazionali: si dimentica troppo spesso, per esempio, che l'avvento di Hitler al potere segue la grande crisi. del 1929-30. Però v'è nei due movimenti f . ' ascista e nazista, l'ambizione di realizzare • I sia pure con « armonizzazioni formali» (per dirla con Gerhard Ritter) una volon– tà popolare unitaria: Mussolini, secondo una espressione di Sorel nel 1921, è « un uomo altrettanto straordinario di Lenin, il quale ha inventato l'unione del nazionale e del sociale ». E Hitler, propagando la vi– sione di ttna rigenerazione dell'intera vita tedesca nello Stato popolare unitario, ri– spose ,Probabilmente alla volontà di una generazione impaziente di eliminare la ten– sione tra nazionalismo e socialismo, oltre– chè a una istanza classista. In Francia l'am– bizione, realizzgta in Italia e in Germania, ,

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