Terza Generazione - anno II - n. 5 - febbraio 1954

Il fascismo esame di • coscienza delle Al tempo in cui la seconda generazione prendeva coscienza di sè, Elio Vittorini scri– veva: « Nuovo marmo aspetta inesorabile la nostra parola... di questa nostra gioventù let– teraria che non muove più verbo senza dell'elmo di Scipio esserci cinta la testa » ( « Sola!I'ia '.l), 1931). E Vittorini confessava il bisogno di << pagine sottomesse al giorno che fugge 1>, di un diario intimo da non consegnare ai marmi inesorabili, quasi un premonimento ai problemi non risolti che vivevano indistinti nel fondo della generazione. Quanto artificiali sembrano quei marmi inesorabili, di fronte alla calma ben altrimenti solida di Benedetto Croce, prima del diluvio: « Questa calma mi ha reso anche possibile delineare di volta in volta con sufficiente esattezza il programma che avirei attuato in seguito, ossia più genericamente per quattro o cinque anni, e più particolarmente pei due o tre prossimi 1>. Ma aggiungeva a commento della guerra scoppiata: « L'animo rimane so– speso: e l'immagine di sè medesimo, proiettata nel futuro, balena sconvolta come quella riflessa nello specchio di un'acqua in tempesta» ( « Contributo alla critica di me stesso», 1915). Che cosa diremo noi, nel momento in cui la nostra generazione prende coscienza di sè, noi che siamo ancora immagine d'altri « sconvolta nello specchio di un'acqua in tem– pesta)), noi che ogni mattina dobbiamo raccogliere tutte le forze p€r formulare un pro– gramma che giunga fino a sera, noi che non riusciamo a scrivere più che una pagina di diario? ' Se voi, padri dalla calma serena e dai marmi inesorabili, aveste potuto darci qual- cosa cui irridere, qualcosa da distruggere - se avessimo conosciuto Vittorini reduce di una guerra vinta e Croce indiscusso oracolo di una comunità nazionale, - avremmo potuto erigerci almeno a iconoclasti. Saremmo stati altrimenti sicuri di noi se avessimo avuto un positivismo da combattere o un d'Annunzio da smascherare come voi l'avete avuto. Invece siete giunti a noi a mani vuote e il silenzio tra.o voi e noi è ancora un valoce di patria pietà. La « quota zero» non l'abbiamo inv€ntata noi, ma esiste perchè su di noi è crollato il fascismo e l'antifascismo. Siamo i figli del fascismo e dell'antifascismo, i figli dell'impotenza e della senilità: solo una grande forza umana, una grande miseri-cordia di noi può darci la forza morale di accettare tutta la storia, tutta la nostra storia. Non saremo una generazione letteraria, nè una generazione comba,ttente, ma se dal nostro disperato scrivere pagine di diario, confe!Sioni cli debolezze potesse veni!re una ma– niera nuova per parlarci da uomini, saremo noi a dare qualcosa ai nostri padri a mani vuote. Potremo dire a essi il valore per tutti gli uomini del loro fascismo e del loro anti– fascismo, perchè si riconoscano in noi, loro figli. Cerchiamo tra le macerie i documenti della nostra nascita, oon il Tispetto di chi non può più odiare. Questo è il motivo fondamentale del nostro esame di coscienza, di questa discussione sul fascismo: al di là dei giudizi non ancora maturi, al di là delle intuizioni e delle ipotesi, più ancora al di là delle difese di ciò che siamo stati, c'è in ogni parola un atteggiamento che è l'alba della coscienza della nostra generazione. Il prendersi sulle spalle padri e penati e il partire alla ricerca di nuove missioni. Valori • umani dell'antifascismo Nel suo articolo Ciccardini va molto al di là dei termini delle attuali posizioni storiografiche dinanzi al fascismo; la dit·e– zione in cui si muove, quella dell'atteggia– mento umano, infatti, può servire alla sto– riografia dandole un fondamento che le permette di cogliere nella storia più della dimensione economica e politica e della «. storia dei notabili ». Ben volentieri dunque accetto il suo invito perchè ne accetto l'impostaz-ione di fondo: la sostanza di un evento storico, di un'epoca storica va cercata nell' atteg– giamento umano che la sottende. La sua chiara definizione aprirà la possibilità al– l'indagine storica sistematica, alla storio– grafia dispiegata. BibliotecaGino Bianco Ciò premesso, quanto al fascismo, a me pare che il contributo della seconda gene– razione possa essere decisivo e che il suo esame di co;cienza, come in un certo sen– so vuole essere questo mio scritto, sia in– dispensabile ad allargare il quadro di giu– dizio per giungere a una definizione esau– riente. Ciccardini fonda tutta la sua argomen– tazione su di una premessa: l'antifascismo è una posizione sostanzialmente politica che per altro è stata incapace di un posi– tivo e totale superamento del fascismo; quindi la nuova generazione può porsi il problema del proprio compito solo in ter– mini di post-fascismo. Ora è bene inten- dersi su questo punto essenziale prima di I • • generazioni iniziare la ricerca su quello che egli giu– stamente ritiene il problema centrale della storia italiana recente, il fascismo, a cui ci ha invitati. Altrimenti in luogo di una collaborazione avremo soltanto polemica. L~antifascismo della prima e quello della seconda generazione Anzitutto l'antifascismo non è una po– sizione sostanzialmente politica nè i giu– dizi che esso dà del fascismo vertono solo sull'aspetto politico di esso. Ciccardini giu– stamente amplia la visuale sul fascismo al di là delle dimensioni statutali e politiche di esso; non fa invece lo stesso con l'antif a– scismo donde un intimo squilibrio nella sua posizione. L'antifascismo è stato un ampio fronte internazionale e interclassista e ha avuto come cimento un'esigenza uma– na e morale molto prima che politica: la libertà. Man mano che il fascismo si svi– luppava distruggeva istituti, persone, for– me di vita e di cultura in cui quel valore s'incarnava e di pari passo tutti coloro che in quelle distruzioni si sentivano privati di un bene essenziale si univano alla gran– de coalizione. Questa non avrebbe potuto costituirsi in uno schieramento così vasto ed eterogeneo che va dai cattolici ai co- 1nunisti e riuscire vittoriosa se non fosse stata tenuta unita da un comune ed es– senziale atteggiamento umano e non sol– tanto politico. Su quelle che possono essere le deficienze dell'antifascismo non ci sof– fermiamo neppure, per ora, perchè a noi preme soltanto che si riconosca questo va– lore essenziale, premessa necessaria se pur non sufficiente di qualsiasi azio1J,e di pro– gresso e civiltà. Ma per uscire dal campo delle afferma– zioni di principio che possono riuscire astratte, mi sembra necessario fare un di– scorso storico cioè parlare in termini di generazione. C'è una differenza netta tra l'antifascismo della prima e quello della seconda genet·azione: la prima fu sconfitta dal fascismo, la seconda ne è stata vitto .. riosa e non tanto perchè la guerra ha avu– to un determinato esito ma perchè la ge• nerazione educata dal fascismo, la gene• razione dei balilla e degli avangttardisti, già a diciotto anni aveva assunto una po– sizione sua, una posizione critica, aveva rotto l'incantesimo del fascismo e non si prestò a nessun equivoco. Entrò decisa nella lotta clandestina, dette del cedimen-

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