Terza Generazione - anno II - n. 5 - febbraio 1954
r agricoltura. Civitella comincia così a far parlare di sè soltanto con l'affermarsi del latifondo. Probabilmente in Italia ci sono mille paesi come questo: « depositi di materiale umano » che non riescono, per l'artificio– sità della loro formazione a creare una co- . munità effettiva. Abbiamo parlato con gli uomini: c'è nei vecchi un sostanziale distacco ( « ormai sia– mo qui » ••• « con Torlonia o con l'Ente Ma– remma per noi è sempre lo stesso») e nei giovani tutta una tensione verso l'esterno che li allontana dal paese. Tutti conside– rano lo stare insieme nel suo aspetto « fi– sico>, di immobilità ( « abbiamo le case tutte qui, su questa rocca» è il massimo a cui si arriva). L'esistenza di problemi aper– ti non è un fatto 1nobilitante, ma attesa passiva di un intervento esterno. Le famiglie venute di lontano (ce ne so– no di abruzzesi, marchigiane, siciliane) si sono trovate fisicamente vicine, ma ognu– na ha continuato la sua vita tutta presa dal lavoro dei campi, sassosi e poco fertili, e dalla preoccupazione di mettere insieme alcuni sacchi di grano da dare al padrone. Ci sono voluti dei secoli per passare da Torlonia all'Ente Maremma. Oggi quasi tutti gli abitanti di Civitella sono proprie– tari di quelle terre che prima dovevano coltivare per altri. Le immigrazioni, però, sembra che ancora continuino: il paese, in– vece di rinsaldarsi, manifesta ogni giorno di più il suo carattere artificiale. Manca una vera iniziativa dal basso. B"t?JiotecaGino Bianco .. ... . ........., . •. MINISTERO OElt'' AGAICÒLTURA E FORESTE AZIENDA RIFORMA DI CAPRANJ[A TERRE ASSEGNATE. l CONTADINI • l
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