Terza Generazione - anno II - n. 5 - febbraio 1954

pliati i suoi confini, ed è l'unico esempio di uno stato, che, ito sempre avanzandosi, non sia mai tornato indietro. Tanto è vero che il moto progressivo del mondo è im– medesimato col principio cattolico! Che se talora le eresie e le scisme svelsero da quello alcune membra preziose, il cielo lo ristorò delle sue perdite con tale usura, che non solo rimase in capitale, ma avreb– be avuto cagione di consolarsene, se il buon pastore potesse darsi pace di una pecorella smarrita, perchè ha salvo il ri– manente del suo gregge, o una madre compensare la perdita di un suo figliuolo coi nati novelli delle sue viscere. L'Italia adunque, essendo il seggio e quasi la corte di questa spiritual monarchia, è ancora al dì d'oggi l'immagine più viva di tutta la nostra progenie; e conservando i titoli, spenti per ogni dove, dell'union primitiva, anzi possedendo essa sola i mezzi acconci a farli rivivere, merita di essere salutata, come patria universale e come nazione ri– generatrice dell'umana famiglia. V IN CENZO GIOBERTI da « Del primato morale e civile degli italiani » • . . BibliotecaGino Bianco L'Italia sede del Papato ...Che l'Italia prescelta a sede del capo (della cristianità), a centro della cristia– nità, sia interessata non solamente all'in– dipendenza, ma alla dignità, allo splendo– re, alla potenza di quel capo; che non so– lamente l'albergarlo ma il difenderlo e glorificarlo sia il gran destino d'Italia nei secoli futuri, tutto ciò è cosa bene esposta non solo nell'ultima ma anche nelle altre opere di Gioberti, e queste opere hanno e sono per avere tal popolarità ... in Italia che sarebbe stoltezza in me il volervi ag– giungere nulla. E s'io ne detrassi anzi al– cunchè, se dissi prematura la quistione del– la presidenza del Papa in una confedera– zione italiana, ed esagerata l'idea del pri– mato così assoluto, così quasi universale come sembra sperato dal Gioberti: io pur ammetto un primato speciale presente e futuro d'Italia, il primato che detiene, e non le si può torre, dall'essere alberga– trice, circondatrice e difenditrice della sedia pontificale. Questo primato non im– plica tutti gli altri, anzi ammette che ognu– no degli altri sia tenuto dall'una o dal- 1' altra nazione cristiana. La sola differen– za (se forse io non mi inganni, ed anche egli non intenda così) che è qui tra Gio– berti e me, è che egli spera un primato italiano universale o quasi universale in ogni cosa, ed io non ne spero e direi quasi non ne desidero se non uno speciale, spe– rando e desiderando che ogni nazione cri– stiana n'abbia pur uno speciale suo. E i fatti passati mi paiono confermare questa speranza dei molteplici primati. N ell' anti– chità i primati erano assoluti, universali; perchè la civiltà e la cultura sono comuni a tutta la Cristianità, il vede ognuno; ci– viltà e cultura si diffondono via via dal– l'una all'altra nazione cristiana senza che si perdano in nessuna, e quindi i primati si fanno via via meno assoluti, meno uni– versali, ogni nazione serba un brano del primato universale, serba un primato par– ticolare suo. CESARE BALBO da: « Le speranze d'Italia ». L'urgenza di essere grandi Bisogna che l'Italia sia Italia, che lavori con la sua testa, che agisca secondo i suoi interessi, che si valga delle altre nazioni e non sia la loro serva. Dire che l'Italia è una giovane nazione ' e un errore. L'Italia non nacque nel 1870. Al 1870 fu compiuta la distruzione dei sette Stati. La nazione esisteva prima ed era..decrepita. Dovunque l'Italia possa avere una in– fluenza efficace, deve far trionfare i prin• cìpi in virtù dei quali è divenuta unt. grande potenza europea: Libertà, Nazio nalità. FRANCESCO CRISPI da « Pensieri e profezie». (Raccolte dt T. Palamenghi Crispi, Roma 1920).

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