Terza Generazione - anno II - n. 5 - febbraio 1954

(l mito risorgimentale della coscienza nazionale ...La nazione italiana, dalla caduta del romano imperio in poi, apparisce nella sto– ria, come creatrice e redentrice dei popoli; . ' . . ' 1 e g1a prima avea mostra questa sua vtrtu; perchè la gioventù di una stirpe è il tipo della sua età virile, e il passato, conte• 1 nendo i germi socchiusi dell'avvenire, lo adombra confusamente, secondo le leggi che governano il processo di ogni forza cosmica. Come creatrice, ella sortì prima di ogni altra gente coetanea l'ingegno in– ventore, per cui il vero divino si appalesa naturalmente agli uomini, e comunicollo alle sue figliuole; onde in lei nacque per 1 lungo tempo ogni gentil trovato; e in nessun luogo la vena dello scoprire e del– l'immaginare è così spontanea e feconda 1 come in Italia. In lei sorsero gli uomini dinamici, il più mirabile dei quali si è , Dante; dalla cui mente uscirono le prime ~ faville del moderno sapere in Italia e nel– . l'altra Europa disciplinata. Quando poi il ~ sole italiano pareva già prossimo al tra– , monto, e quando all'occaso era sottentrata 1 una notte, che a molti sembrava dover r essere eterna, la decrepita Italia potè an– ~ cora figliare alcuni intelletti, che basterà l alla gloria di un popolo nel suo fiore ... Il difetto, che ci viene imputato, di non 1 saper maturare le nostre scoperte e di la– ,, sciar che gli strani ce ne rapiscan l'onore, · prova appunto la fecondità del nostro in– : gegno; che nato a creare, si sdegna di .- ripulire: come accadeva a Michelangelo rr (uno degli uomini, che più n'ebbero a ' dovizia), il quale abbandonava spesso per e impazienza le bozze incominciate con quel furore e impeto, che è proprio dei sommi artefici. Ma quando l'ingegno italico at– tende al compimento de' suoi trovati, chi J?UÒ adeguare la bellezza, la magnificenza, la perfezione delle opere che produce? ,· Dee parere anzi strano ed alieno dalla squisita geometria della natura, che suol , proporzionate le sue meraviglie al teatro, in cui le colloca, il veder che l'Italia, così Biblioteca Gino Bianco piccola com'è, abbia dato alla luce cose · tanto stupende; quando la Grecia non me– no ingegnosa produsse lavori più ragguar– devoli per una viril leggiadria che per grandiosità, e parve men sublime che bella. Certo l'Iliade, il Partenone, l' Apolline, gli ordini civili di Creta e della Laconia, la ringhiera, il teatro e le scuole di Atene, benchè mirabili, hanno proporzione col paese che li produsse; la qual manca in molte opere italiche. La Divina Commedia, il Furioso, il duo di San Pietro, il Giu– dizio, il Mosè, la Trasfigurazione, la Scien– za nuova, sono opere così vaste e sublimi, che parrebbero soverchie allo smisurato Oriente; e pur videro la luce in piccoli stati, nel breve giro della nostra penisola. E quale scuola di sapienza più moltiforme e profonda della pitagorica, dalla qual nacque tutta la filosofia greca? Qual'è l'in– stituto politico, che si possa paragonare all'antico imperio romano? Roma sola ha potuto vincer se stessa, creando una signo– ria più ampia ed immacolata col santo dominio del Pontefice. La vera cagione di questi prodigi si è, che la vocazione d'Ita– lia, come nazione creatrice, la spinge al sublime, anzichè al bello, e al più alto genere di sublime, qual si è il dinamico, che germina appunto per via diretta dalla creazione. Quindi ella ebbe sempre il senso delle sue sorti cosmopolitiche, e anelò al dominio universale, come al sublime della potenza; e quando vide vietarsele il tentar quest'altezza, cercò un ristoro nel sublime delle arti, delle lettere, delle scienze, e si compose nella fantasia o nell'intelletto pa– recchi di quei mondi sterminati e ideali, a cui aspirava indarno nella vita esterna, quasi per ingannare l'ingenito istinto che la tira all'immenso, all'eterno, all'infinito ... ...Il principio di redenzione, è altresì con– naturato all'Italia, tra perchè ella sola fra i popoli, abbattuta, sempre risorse per vir– tù propria e gode di una vita immortale; e perchè le altre nazioni da lei ptesero i semi del loro risorgimento. Spente una volta, esse più non risuscitano, e perdono coll'essere persino il nome; ovvero van debitrici del loro riscatto alle influenze ita– liane; laddove il nome d'Italia è antichis– simo, e perpetua la sua civiltà ... ...Se l'Italia è salvatrice degli altri popoli, ella non può riceverne in iscambio lo stes– so servigio, nè trovar la sua salute altrove, che in sè medesima; ond' è autonoma vera– mente per ambo i rispetti ... ...Chi adunque potrà dubitare del primato italiano, se tanto illustri sono ancora le sue reliquie? Se quando avvilito è il no– me e oscurato lo splendore della penisola, ella riceve tuttavia dalla fede un lustro maggiore di quello, che le fu tolto dagli stranieri? Io osservo infatti che l'univer– salità è uno dei titoli più cospicui del ge– nio italiano; e che l'Italia fu sempre civil– mente o religiosamente la più cosmopoli– tica delle nazioni. Onde, come per la sua forza creativa ella tende al sublime dina– mico, così per la sua virtù espansiva, aspira al sublime matematico, signoreggiando lo spazio ed il tempo, e considerandosi, con– forme alla sua postura, come centro per– petuo del mondo abitato. Un imperio po– litico ancor più vasto che quello di Seso– stri, di Alessandro, dei Romani, degli Han orientali, dei conquistatori mongolici, di Carlo Quinto, e di quello che venne so– gnato da Napo leone, se già non abbrac– ciasse tutto il globo, sarebbe sempre mi– nore nel dominio spirituale, che in tutte le parti dell'orbe terracqueo ha sudditi ed adoratori. Sarebbe pur meno diuturno; anzi, come gl'imperii prelodati, salvo il romano, furono brevissimi, si può tenere per fermo che quando per un caso straor– dinario tutti gli uomini ad un solo scet– tro ubbidissero, l'unione avrebbe corta vita, perchè mille cagioni cospirerebbero a distruggerla. Laddove l'imperio pontifi– cale non ha paura del tempo, e n'è signore, come dicono gli Orientali; tanto che da' suoi principii al dì d'oggi ha sempre am- 7

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