Terza Generazione - anno II - n. 4 - gennaio 1954

parte dei contadini e dei brac– cianti meridionali. A me han– no raccontato delle loro mise– rie, delle loro sofferenze, degli innumerevoli stenti quotidia– ni, delle loro ambizioni. E non hanno rifiutato di parlare con me, anche e io, come una vol– ta ebbe a dirmi una contadina, ero ola e donna, e anche se ero buona, non servivo a nien– te. Ricordo che sul calar del– l'estate, io mi trovavo in una fattoria in agro di Potenza, e c'era un ragazzo (20 anni) che si chiama,a Nardo, a guarda– re le vacche, seduto su un sas– so, e tutti dicevano ch'era pac– cio. Io gli chiesi a che cosa stes, e pen ando, e lui, come se non fo i stata donna, come se niente ci avesse diviso, come se ave:::;si fatto parte del suo mondo, limitato da due svolte di monti e un torrente, mi ri– spose: « sto guardando la ter– ra, nui immo poveri, ma essa è bella, signoria ». Attraverso i centri di rela– zione, la rivista e altre attivi– tà che si possono studiare, questi studenti potrebbero ri– tornare al paese, nel senso che tu dicevi, Ciccardini. O po– trebbero scegliere la città, o potrebbero tentare di costrui– re una città nel loro paese. Ma tutto questo agendo da vivi, da uomini consapevoli, avendo fatto una scelta e tenendo pre– sente un ideale, un'ambizione, una mèta, un desiderio di ve– rità. Io ho già seri tto a molti di loro, e spero di riuscire a sve– gliarli; anche se fino all'estate mi sarà difficile andare in Lu– cania. Ti comunicherò in se– guito alcuni nominativi con cui potreste mettervi in C'On– ta tto. Vorrei sapere se avete già tentato di comunicare, e con chi. Forse questa è la vol– ta che riusciremo a scuoterli. Chissà che attraverso le nostre parole, consunte o nuove che siano, non li penetri il bisogno di leggere in se stessi e nel– l'umanità che li circonda la fame, la disperazione, il desi– derio di bellezza. Spero che queste osservazio– ni ti possano tornare in qual– C'he modo utili nella ricerca. BEATRICE VIGGIANI Le osservazioni di Beatrice Viggiani le pubblichiamo in questo numero a testimonian– za dell'aiuto concreto che le lettere inviateci dai lettori ci hanno dato nello sviluppo del lavoro. La collaborazione del– le lettere alla nostra attività non è stata solo di conforto e di 8peranza, ma di indispensa– bile suggerimento. Abbiamo detto nella «Presentazione.>> che non avremmo potuto far niente da noi, perchè non ave– vanio 'Una dottrina da propa– gare e dei proseliti da conqui– stare: avevamo invece biso– gno degli altri, per integrare e verificare le nostre intuizio– ni con quelle di coloro che si tro'lJavano nelle nostre condi– zioni. A... aturalmente questo non si– gnificava nè significa cn e tut– ti dovessero riconoscersi nel cammino che nel passato cia– scuno di noi ha percorso. Le origini e le strade per cui siamo arrivati a oggi non importano: 010 che vale è riconoscersi nello spirito at– tuale com11,ne, nell'atteggia- niento e nella volontà di fa– re perch è le residue speranze non si esa11,riscano presto in una qualche forma di dispera– zione. L'importante è mettere in com1tne le diverse esperien– ze passate e presenti e discu– tC'rle per riconoscere le capa– cità attuali e potenziali che pos.c;ono aiutare gli altri «sve– gliandoli» dai loro incolpevo– li letarghi. Quest'azione se cerca di essere cosciente di sè potrà trovare parole nuove ol– tre q1telle cons'u,ete e diventa– re nuova cultura e sollecitarla,. Andare nei paesi, e inventa– re delle iniziative e trovare de– gli strumenti che permettano alla gente << di soddisfare il bi– sogno di comunicare prima che di rivondicare»: questo è quel– lo che intendevamo dire quan– do parla,vamo, sia pure generi– camente, di scegliere la realtà come maestra; questo è un compito antilluministico per le nzinoranze degli studenti attivi che vogliono essere al– l'altezza << della dolorosa ma– turità dei contadini e dei brac– cianti meridionali>>. Oggi esistono un certo numero di vie Cari amici, non credo, scrivendovi, di enunciare nulla di nuovo; vor– rei solo richiamare l'attenzio– ne vostra su di un problema o almeno su di un genere di problemi, che si pongono oggi, allo studente. ..Ton è mia intenzione fare un esame della situazione; per il quale non ho nè i mezzi nè la preparazione ; vorrei solo fornire un'esperienza persona– le, lieto se questa potrà susci– tare una proficua discussione. Sono studente in medicina ed essendo giunto all'ultimo anno, vivo, in me e nei miei compagni, tutto quel fermento che precede la fine degli studi e l'inizio di un lavoro. Per me la cosa è complessa, perchè col procedere degli stu– di, mi sono accorto che forse la scelta della facoltà è stata in me forzata e sviata da di– versi fattori. Ho sbagliato strada? Non saprei dirlo con esattezza. Forse la prof essi one del me– die-o non esaurisce esattamen– te e completamente la mia vo– c·azione. l\la qual'è la mia vo– c·azione? Oggi esistono un certo nu– mero di vie, ciascuna col suo C'artello, il suo nome, fissa, cri– stallizzata, immutabile, entro nessuna delle quali riesco a ri– c-onoscermi; conoscenza su– perficiale? Può darsi, ma chi, comunque, ammesso che la via esi ta e si tratti solo di rico– noscerla, chi aiuta oggi un gio– vane a far ciò? Forse le scuo– le medie? Qui il discorso si af– f aeci a su di un campo vastis– simo e inesplorato, ma non so– no certo stati i programmi ma– i--todontici (formalmente) e so– stanzialmente vuoti, nè i pro– fessori della scuola media che abbiano saputo darmi un in– dirizzo in questo campo. An– che loro, come i genitori e tut– ti coloro in grado, per età e autorità, di dare consigli, a forza di insistere ci hanno ·_blioteca Gino Bianco Solo q1,1,ando avremo degli esempi potremo porre la ma8- sa deg_li studenti davanti alle loro responsabilità, davanti a una alternativa positiva, per– chè sarà possibile per loro sri– luppare la loro stessa 1~mani– tà insieme a quella degli altri senza rompere, come spesso oggi avviene, con le ragioni nascoste di un ambiente. Per– ch è al di sotto delle << inipreca– zioni >> c'è il dolore di un'uma– nità introflessa e deformata. che merita anch'essa la nostr" attenzione e non 'una condan– na moralistica. I mezzi? Le iniziative in– nanzitutto e le inchieste, i con– tatti perchè la parola è inso- stituibile, i centri di relazione infine come struniento orga– nizzativo che aiuti i giovani a essere ·uomini e non oggetti di tradizioni ormai immobili e diwumane anche se codificate. Jf a per individuare in concre– to dove cominciare la collabo– razione. di Beatrice Viggian,i, e di quanti sono come lei << di– sponibili», clevc continuarf. c-onvinti della nobiltà di certe profes ioni a scapito di altre. Ce ne hanno mostrato alcu– ne ben re1nunerate, non solo. 1na pubblicamente ammirate, i eui luminari comparivano sui giornali con grossi titoli e fo- ._ . tografie; e altre, mal pagate, osc-ure e prive di così calde soddisfazioni. E ci hanno eonvinti ! Senza Yolerlo, tntte queste cose han– no influenzato la nostra scel– ta, eon quali conseguenze è fa– cile vederlo. Tutti i giorni, girando per gli istituti o le cliniche per frequentare le lezioni o le eser– eitazioni, vediamo giovani me– dici, assistenti, insoddisfatti del loro lavoro, scontenti. Ln– Yorano meccanicamente, osten– tando anzi una certa noia, dn– Yanti a noi, per quel lavoro · c·osì monotono ; spiano i movi– menti del professore per co– gliere l'attimo in cui tagliare la <·orda; per andare a fare che? Niente! Così.

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