Terza Generazione - anno I - n. 3 - dicembre 1953
sta particolarmente grave forma di riduzione di ogni relazione a relazione sociale, in questa minaccia storica di arresto di sviluppo delle relazioni umane, nel pericolo di un loro .finale isterilirsi. Perchè, affinchè la convivenza sia « società u1nana », le relazioni umane dovrebbero sem– pre fare aggio su quelle sociali: queste ed i rapporti che stanno alla base possono sempre adeguarsi con non ec– cessiva difficoltà alle relazioni umane, ma non avviene il contrario, e la fonte di energie umane, quella attraverso cui gli uomini si formano e si maturano in modo storica– mente sufficiente, può anche finire per inaridirsi sotto la pressione del totalitarismo delle relazioni sociali. E' que– sta la grande minaccia di oggi, qui sta il pericolo mor– tale del nostro tempo. E' questo un discorso appena accennato_, ma è essen– ziale sottolineare che, cosi configurata, la crisi ci appare a misura d'uomo, razionalmente spiegabile, policentrica ma con una intrinseca gerarchia; e che soprattutto la mente non si perde più nella confusione analitica di migliaia di rimedi, ma può cominciare a individuare sin– teticamente gli ostacoli da superare. La crisi di oggi ci appare infatti una crisi superabile, perchè crisi di squilibrio fondata su un'assenza, e perchè per il suo superamento si può contare proprio sulle ur– genze positive maturate negli uomini che si affacciano oggi alla storia. Bisogna cret1,redel nuovo e non solo ri– qualificare l'esistente, costituendo, nel caso specifico, rela– zioni umane adeguate, anzi in vantaggio sulle relazioni sociali, uscendo dall'animalità istintiva a cui in questo campo, tranne eccezioni casuali ed esempi talvolta eroici, ancora siamo in teoria e in pratica abitualmente confinati. Bisogna moltiplicare i rapporti umani; ritrovare i loro contenuti a livello storico; e anche inventare le formule organizzative per renderli stabili, espansivi, oltre lo spon– taneismo; inventare infine forme di dirigenze adeguate per garantire le relazioni. E le relazioni sociali acquiste– ranno allora la loro fisionomia normale, perchè esse in sè non sono false nè malvagie, ma sono falsate e rese fonte di mali per le elefantiasi dei loro compiti e per la loro assolutizzazione totalitaria. Appare ai nostri occhi, infatti, che le relazioni umane così come sono state elaborate e pensate dalla tradizione, benchè vivificate dal cristianesimo, non hanno superato uno stadio primitivo, uno stadio spontaneistico (tale da ridurre di molto la stessa possibilità umana della piena esperienza religiosa cristiana) tale cioè da non resistere e da essere sovvertite e sradicate dallo sviluppo rapido delle relazioni sociali nel mondo economico dello scam– bio e nel mondo politico della democrazia. In nessun ambiente tranne eccezioni pagate con l'as– senza quasi completa di «progresso», possiamo oggi ri– trovare relazioni umane adeguate alle relazioni sociali. Non nei paesi e nelle zone socialmente più avanzate, dove m.assimo è il silenzio degli animi, più disperata la ricerca più ra-f[:natele form_e di evasione (le pagine di Heming~ wa! piu _oltre pubblicate sono a testimoniarlo). E neppure nei paesi e nelle zone meno sviluppate e arretrate: nelle prime crescono e da esse si diffondono alle seconde le an- ~ ibIioteca Gino Bianco chilosi dei rapporti umani in seguito alle deformazioni con cui le relazioni sociali hanno reagito ai modi di uno sviluppo come quello moderno. Basterà accennare ora che anche l'Italia non sfugge a questa legge di distruzione progressiva dei rapporti e delle relazioni umane: in moltissimi ambienti - quelli a più sviluppato sistema sociale - esse sono ormai sco– nosciute, negli altri casi sono così profondamente defor– mate che la gente non le riconosce più, se ne sente schiac– ciata e cerca di evadere ma finisce per ricadere parossisti– ca1nente in situazioni peggiori, inseguendo il mirt!ggio di relazioni umane laddove invece si sono sviluppate nel modo storicamente più conseguente e con tutti gli effetti le relazioni sociali. E questo è particolarmente grave in Italia, dove la relazioni umane hanno avuto sempre una importanza specialissima come forma di una istintiva mo- 1'alità, in cui soprattutto la nazione si è riconosciuta una, malgrado le caotiche vicissitudini della propria storia isti– tuzionale. Mano a' mano che siamo andati avanti in questo di– scorso, esso si è fatto più sommario ed accennato: impor– tava peraltro indicare una linea su etti cominciare ad orientare l'attenzione della terza generazione e non solo di essa. Perchè sul terreno della sistematicità dei rapporti e delle relazioni umane tutti oggi sono a zero, e non solo la terza generazione. Non si hanno gli strumenti adeguati per definirle, non esiste una tradizione da riconoscere in modo certo, mancano formule organizzative per permet– tere il loro sviluppo, dirigenze per promuoverlo. E' su questo terreno quindi che il nostro discorso, la nostra ricerca e la nostra attività possono rivelarsi più proficue per tutti, perchè quasi tutti gli uomini sono oggi esclusi dalla partecipazione pièna di umanità, colpiti nella possibilità di essere adeguatamente uomini, ansiosi di vie d'uscita ma incapaci di trovarle spontaneamente. E' su questo terreno che si intravedono le garanzie di fondo, nelle cose ancor prima che nelle nostre intenzioni, di una situazione eccezionale che, se vanifica le tentazioni giova– nilistiche, non consente ai giovani alternative ad un im– pegno totale. Perchè i giovani della terza generazione oggi hanno il rischio di non riusci1'·e a diventare affatto uomini: è una cosa di cui non hanno colpa. N è hanno 1nerito se nascono perciò alla storia con la necessità vita– le di sviluppare i rapporti e le relazioni umane e se devono essere pronti a raggiungere questi scopi attraverso tutte le esperienze necessarie. Sono come delle persone affette da una malattia congenita che devono aiutare a scoprire la via di guarigione e sottoporsi alle prove necessarie, se non vogliono morire. Tornare su questi discorsi, svilupparli, farne il cardine centrale della nostra azione, trovare i contenuti e inven– tare le formule perchè si imprendano rapporti umani e_ questa impresa diventi un'iniziativa per tutti, una inizia– tiva che dia senso ad altre forme di iniziativa, questo è l'impegno di nuovo confermato. BALDO ScASSELLATI
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