Terza Generazione - anno I - n. 2 - novembre 1953
• · Unione sovietica: ostacoli strutturali all'edificazione del comunisnio ? Si dice che, dopo che nel nostro paese si è stabilito il do– minio della proprietà collettiva sui mezzi di produzione e il sistema del lavoro salariato e dello sfruttamento è stato liqui– dato, l'esistenza della produzione mercantile ha perduto ogni senso e pertanto si dovrebbe eliminare la produzione mer– cantile. Ma anche questo non è vero. Attualmente da noi esistono due forme fondamentali di produzione socialista: la produ– zione statale, di tutto il popolo, e quella colcosiana, che non si può dire di tutto il popolo. Nelle aziende statali i mezzi di produzione e Ja produzione stessa sono proprietà di tutto il po– polo. Nelle aziende colcosiane, in vece, benchè i mezzi di pro– duzione (la terra, le macchine) appartengano pur essi allo Stato, tuttavia la produzione dei prodotti è proprietà dei singoli colcos, giacchè nei colcos il lavoro, come le sementi, sono di proprietà dei colcos, mentre della terra, che è stata concessa ai colcos in uso eterno, i colcos dispongono di fatto come di una loro pro– prietà, benchè non possano venderla, comprarla, darla in affitto o ipotecarla. Questa circostanza porta al fatto, che lo Stato può disporre solamente della produzione delle aziende statali, mentre della produzione colcosiana dispongono solamente i colcos, come di una loro proprietà. Ma i colcos non vogliono alienare i loro prodotti altrimenti che sotto forma di merci, in cambio alle quali essi vogliono ricevere le merci loro necessarie. Altri le– gami economici con la città che non siano quelli commerciali, che non siano lo scambio mediante compra-vendita, oggi i colcos non li accettano. Per questo la produzione mercantile e la cir- colazione delle merci sono attualmente da noi una necessità così come lo erano, diciamo, trent'anni fa, quando Lenin proclamò la necessità di uno sviluppo completo della circolazione delle . merci. Naturalmente, quando invece dei due fondamentali settori produttivi, quello statale e quello colcosiano, vi sarà un solo settore produttivo che abbracci tutto e abbia il diritto di di– sporre di tutti i prodotti di consumo del paese, allora la circo– lazione delle merci con la sua « economia monetaria» scom– parirà, come un elemento non più necessario dell'economia na– zionale. Ma finchè questo non avvenga, finchè sussistono due settori produttivi fondamentali, la produzione mercantile e la circolazione delle merci devono restare in vigore come elemento necessario e sotto ogni aspetto utile del sistema della nostra economia nazionale ...In qual modo avverrà la creazione di un unico settore che abbracci tutto, attraverso un semplice assor– bimento del settore colcosiano da parte del settore statale, il che è poco verosimile (giacchè ciò sarebbe accolto come una espropriazione dei colcos), o attraverso la organizzazione di un unico organo economico di tutto il popolo (con una rappresen– tanza della industria di Stato e dei colcos) che abbia il diritto di calcolare in un primo tempo tutti i prodotti di consumo del paese, e con il passare del tempo anche di distribuire i prodotti col sistema, diciamo, dello scambio in natura, questa è una questione particolare, che richiede un esame a parte. STALIN da Problf:mi economici del Socidismo nelflURSS, Rinascita 1953. Africa: la « barriera del tempo J>, problenia per tutto il 1norido <( civile J> In Africa, la maggioranza dei popoli in– digeni solo da poco più di una generazio– ne ha potuto sperimentare qualcuno dei co– siddetti benefici della moderna organizza– zione economica per non parlare dell' ere- dità sociale - tecnologica, scientifica e cul– turale - dell'Occidente. In un continente dove le preoccupazioni, se pur se ne dia– no ,sulla « sicurezza sociale > hanno per og– getto più l'eliminazione della schiavitù, i danni della guerriglia intertribale, le care– stie, le malattie, che non i problemi del W elf are State, non deve destare sorpre– sa che le discussioni relative al risparmio, al reddito, all'occupazione e alle loro fluttuazioni cicliche non destino lo stesso interesse che nei dibattiti europei e ame- BibliotecaGino Bianco ricani o nelle aule universitarie di quei paesi. In Africa dobbiamo esaminare i proble– mi degli investimenti e dell'accumulazione e la funzione stessa del capitale, in termini di fondo, in realtà più umani. In socie– tà nelle quali nè gli abiti sodali, nè i mo– delli di condotta economica, nè il processo di investimento (vale a dire le scelte eco– nomiche per combinare le risorse economi– che in un modo piuttosto che in un altro per il futuro), nè le sue conseguenze, pos– sono venir considerati come dati, poco è ciò che si può accettare come garantito. In tutti i territori africani lo sviluppo dei moderni metodi di organizzazione eco- . ' . . . nom1ca e accompagnato, 10 misura maggio- re o minore, da una sempre più veloce di– sintegrazione della struttura economica e sociale indigena. Per quanto queste istitu– zioni indigene possano oggi apparire primi– tive a occhi occidentali, esse in realtà ga– rantivano agli individui componenti la so– cietà quel senso di sicurezza psicologica e economica senza cui la vita perde il suo significato. Certo, ogni syiluppo economico implica un processo di disintegrazione della prece– dente struttura dei rapporti economici. Ma, mentre nei paesi altamente industrializzati dell'Europa e dell'America, noi siamo giun– ti ad accettare per buono - troppo facil– mente, temo - questo processo di disinte- 2I
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