Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

persona giusta per noi e che possiamo perderla con una parola. Pensiamo a lun– go tutte le parole prima di pronunciar– le, e le pronunciamo in fretta con voce strozzata; la paura ci dà uno sguardo cupo e dei piccoli gesti secchi; ce ne ren– diamo conto, ma ci diciamo che la per– sona fatta per noi dovrà riconoscerci, an– che a quei gesti secchi e a quella voce strozzata; se non 1nostra d'accorgersi di noi, è perchè non è la persona giusta; . . . ' . la persona giusta c1 nconoscera e c1 sce- glierà fra mille. Aspettiamo la persona giusta; ogni giorno alzandoci al matti– no ci diciamo che potrà essere proprio per quel giorno l'incontro; ci vestiamo e ci pettiniamo con cura infinita, vincendo la voglia di uscire con un vecchio im– permeabile e delle scarpe sformate: la persona giusta può trovarsi all'angolo del– la strada. Mille e mille volte ci crediamo in presenza della persona fatta per noi: il nostro cuore batte tumultuosamente al suono d'un nome, alla curva d'un naso o d'un sorriso, solo perchè dentro di noi abbiamo deciso di colpo che quello è il naso e il nome e il sorriso della per– sona fatta per noi: un'automobile con le ruote gialle, una vecchia signora, ci fan– no impetuosamente arrossire perchè noi li crediamo l'automobile e la madre della persona giusta per noi: l'automobile do– ve faremo il nostro viaggio di nozze, la madre che dovrà benedirci. Di colpo ci accorgiamo d'esserci sbagliati, non era quella la persona giusta, le siamo assolu– tamente indifferenti e non ne soffriamo perchè non abbiamo tempo di soffrire: di colpo l'automobile con le ruote gialle, il nome e il sorriso scoloriscono e preci– pitano fra le mille cose inutili che circon– dano la nostra vita. Ma non abbiamo tem– po di soffrire: stiamo partendo per la vil- ~ i bI ioteCaGino Bianco leggiatura e siamo assolutamente certi che in villeggiatura incontreremo la persona giusta; ci separiamo quasi senza dolore dal nostro amico con gli occhi rotondi, sicuri come siamo che il treno ci porterà dalla persona giusta; e l'amico dal canto suo è sicuro della stessa cosa per sè; chis– sà perchè d'un tratto siamo certi che la persona giusta la si incontra in villeggia– tura d'estate. Passano i 1 unghi mesi del- 1' estate, noiosi e in solitudine; scriviamo al nostro amico delle lettere interminabili, per consolarci del mancato incontro rac– cogliamo accuratamente giudizi favorevoli su di noi dati da vecchi conoscenti di fa– miglia o da vecchi parenti e li trascrivia– mo al nostro amico; 1 ui dal canto suo ci scrive lettere simili, con giudizi favore– voli sulla sua intelligenza o bellezza, dati da suoi vecchi parenti. Nell'autunno, dob– biamo confessare a noi stessi che non è successo niente di straordinario: ma non siamo delusi, è l'autunno, si ritrova con animazione e piacere l'amico e gli altri compagni; ci buttiamo contenti nell'au– tunno, la persona giusta ci aspetta forse all'angolo del viale. Poi ci distacchiamo dal nostro amico, a poco a poco. Lo troviamo piuttosto noio– so, « borghese >>: ha sempre la mania della distinzione., della finezza. Noi a– desso vogliamo essere poveri: ci inte1es– siamo a un gruppo di compagni poveri, ci rechiamo con orgoglio alla loro casa non_ riscaldata. Portiamo adesso il nostro vecchio impermeabile, con orgoglio: la persona giusta contiamo sempre d'incon– trarla, ma deve amare il nostro vecchio impermeabile, deve amare le nostre scar– pe sformate, le nostre sigarette da pochi soldi, le nostre mani rosse e nude. Vestiti del nostro vecchio impermeabile, cam– miniamo soli, verso sera; 1 ungo le case di periferia: abbiamo scoperto la perife– ria, le insegne delle piccole osterie sul lungofiume, sostiamo assorti davanti a certi negozietti dove sono appese delle lunghe camiciole rosa, delle tute da ope– raio e delle mutande color caffelatte; ci incantiamo davanti a una vetrina dove giacciono vecchie cartoline e vecchie for– cine: ci piace tutto quello che è vecchio, polveroso e povero: di cose povere e pol– verose noi andiamo a caccia per la cit– tà. Piove intanto a dirotto sul nostro vec– chio impermeabile che lascia passare l'ac– qua, sulla nostra testa nuda; noi non ab– biamo ombrello, piuttosto che -uscire con un ombrello ci faremmo ammazzare; non abbiamo nè ombrello, nè cappello, nè guanti, nè soldi per prendere il tram: tutto quello che abbiamo è in tasca un fazzoletto sporco, delle sigarette pestate e dei fiammiferi da cucina. D'improvviso ci siamo detti che i po– veri sono il prossimo, i poveri sono il prossimo che bisogna amare. Vigiliamo il passaggio dei poveri intorno a noi: spia– mo l'occasione d'accompagnare un men- . dicante cieco che deve attraversare la strada, di offrire il nostro braccio a qual– che vecchia scivolata in una pozzanghe– ra; carezziamo timidamente, con la punta delle dita, i sudici capelli dei bambini che giocano nei vicoletti; torniamo a casa fra– dici di pioggia, infreddoliti e trionfanti. Noi non siamo poveri, non passiamo la notte sulla panchina d'un giardino pub– blico, non mangiamo una zuppa scura in un tegame di stagno; non siamo poveri, ma solo per caso; saremo poverissimi do– mani. Intanto l'amico che abbiamo smesso di frequentare soffre per causa nostra: così come aveva sofferto il primo della classe quando avevamo smesso di frequentarlo. Noi lo sappiamo, ma non ne abbiamo ri– morso: anzi ne abbiamo una specie di piacere sordo, perchè se qualcuno soffre per causa nostra, è segno che abbiamo nelle nostre mani il potere di far soffrire, noi che ci eravamo creduti per tanto tem– po così deboli e insignificanti. Non ci vie– ne il dubbio che siamo forse cinici e cat– tivi, perchè non ci viene il dubbio che anche quel nostro amico sia il prossimo: e neppure pensiamo che siano il pros– simo i nostri genitori: il prossimo, sono i poveri. I nostri genitori, li guardiamo severamente mentre mangiano dei buoni cibi alla tavola illuminata; anche noi man– giamo quei buoni cibi, ma pensiamo che è un caso, e sarà così ancora per pochis– simo tempo: fra poco, non avremo che un po' di pane scuro e un tegame di stagno. Un giorno incontriamo la persona giu– sta. Restiamo indifferenti, perchè non l'abbiamo riconosciuta: passeggiamo con la persona giusta per le strade di peri– feria, prendiamo a poco a poco l'abitu– dine di passeggiare insieme ogni giorno. Di tanto in tanto, distratti, ci chiediamo se non stian10 forse passeggiando con la persona giusta: ma crediamo piuttosto di no. Siamo troppo tranquilli; la terra, il cielo non sono mutati; i minuti e le ore fluiscono quietamente, senza rintocchi profondi nel nostro cuore. Noi ci siamo sbagliati già tante volte: ci siamo creduti in presenza della persona giusta, e non era. E in presenza di quelle false per-

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