Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

comune di Siena si fanno sentire su tutta la sua vita interna. E' il caso di fermarsi un momento su questi rapporti. Popolo, arti e contrade. La vita popolare di Siena si organizza prestissimo in contrade, e probabilmente molto presto il vescovo riuscì a egemoniz– zare dall'alto questa organizzazione fede– rativa dei terzi e delle parrocchie che si dividevano in unità minori, cioè in « con– trade». Queste sono l'organizzazione più tipica di' una città collinare che si sviluppa con immigrazioni successive sui crinali in sobborghi lunghi e contorti. E' probabile che la comunità di servizi stesse alla base delle contrade (11). Lo sviluppo spontaneo delle contrade è evidente se si pensa che, quando il Comune tentò di proibire le co– struzioni nelle vallette intermedie e di col– marle non ebbe ascolto; anzi diverse con– trade, nell'estendersi verso il piano, si di– visero e si ebbe ad esempio Vallepiatta di sopra e Vallepiatta di sotto, S. Salvatore di sopra e S. $alvatore di sotto. Furono le contrade che costituirono anzi con la loro autonomia amministrativa la base del po– tere comunale: « la contrada è la base del comune il cui potere è un aggregato di molti e quasi infiniti poteri minori? » (12). Solo che se le contrade sono un fatto spontaneo, esse si delimitano e si fissano ben presto, per lo scarso sviluppo econo– mico popolare. Per capirle meglio basta paragonarle con la realtà dei quartieri che si sviluppano a Firenze intorno alle chiese degli ordini regolari fuori della seconda cerchia delle mura: S. Croce, S. Maria No– vella, L'Annunziata, il Carmine, S. Spirito. Quartieri questi di civiltà comunale, sedi di fabbriche e opifici e di una intensa vita economica: borghesia e popolo vi hanno la base, la nuova religiosità degli ordini vi trova il suo terreno, coi lasciti dei nuovi borghesi le chiese si fanno ricche. A Siena le contrade fanno centro intorno al clero secolare, non a quello regolare che resta periferico con le chiese isolate vicino alle mura, senza che i quartieri le circondino: è la vecchia struttura che permane. La « fis– sità » delle contrade spiega dunque la loro decadenza e l'esteriorizzarsi delle loro ma– nifestazioni. Ma la « fissità » delle contrade, quelle chiese isolate trovano a loro volta una spiegazione negli ostacoli allo sviluppo ecomico delle arti senesi. Abbiamo già esa– minato la difficoltà di comunicazioni per via di terra e per via d'acqua: ma l'acqua non mancava solo per facilitare l'importa– zione di grano, essa mancava anche alla città che non sviluppava così le sue indu– strie. Tanto il comune cerca l'acqua, « ele– mento primo per lo sviluppo di ogni in– dustria », che si costruiscono con grandi spese fonti nei vari punti della città (13), e vi si trovano « tintori che vi lavano i panni, maestri della lana e via dicen– do» (14), ma esse servono soprattutto al consumo; intorno ad esse cicaleggiano le donne, esse servivano da abbeveratoio e guazzatoio. L'espansione delle arti urta subito con– tro un limite naturale. Esse si differenziano poco: non, solo non si dividono in arti maggiori e minori, ma « alle arti più im- BibliotecaGino Bianco

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