Terza Generazione - n. 0 - agosto 1953

azione feconda e originale al– La critica e all'azione comuni– sta, ma a usare dello Stato per garantirsi una posizione di favore nella vita sociale. Due posizioni si aprivano a questo riguardo: l'una era quella di pensare di liquidare il comunismo con misure di polizia, ma questa posizione sbrigativa e sostanzialmente antistorica, se costituisce la tentazione ognora ricorrente, è stata fin qui battuta dal!e stesse dimensioni materiali della forza comunista nel po-e– se. La seconda posizione era appunto quella di una larga attività di assistenza e di prov– videnze sociali che avrebbero dovuto testimoniare che i cattolici, attraverso l'ammi– nistrazione statale, dimostra– vano coi fatti l'interessamen– to alla causa della « povera gente». Su tali posizioni che ponevano in primo piano l'a– zione amministrativa, è stato possibile realizzare una pro– gressiva fusione tra le più giovani iorze della base cat– tolica e la vecchia e più spe– rimentata classe dirigente del partito popolare, su tale fu– sione si fonda tuttora l'unità politica del partito democri– stiano. Ma con simili posizioni ve– nivano assorbite dal mondo cattolico italiano tutte le po– sizioni classiche del riformi– smo: veniva assorbita la con– cezione che bastasse garantire un minimo di livello materiale di vita per ottenere la sostan– ziale unità del popolo attorno allo Stato e realizzare piena– mente « l'ideale democratico ». Veniva cioè accettata la posi– zione ideologica dominante della cultura contemporanea, per cui l'uomo è un essere meramente passivo, carico so– lo di bisogni di ricevere; del tutto determinato quindi dal– l'ambiente naturale e sociale in cui vive e da cui riceve tutto ciò che concretamente è. Secondo tale concezione, la misura dell'agire è identica alla misura del ricevere, per– chè appunto non è che una ritrasmissione di quello che si è ricevuto. Poichè l'uomo è solo passività, vi può essere dopo l'atto umano una situa– zione variata. ma tale varia– zione è puramente quantita– tiva e accidentale. Cosi esplicitata, questa po– sizione ideologica sostanzial– mente materialistica verrà certo rifiutata dalla maggior parte delle posizioni moderne e contemporanee, ma bisogna purtoppo riconoscere che tut- ~t~ ~§tj' ~~ ._i camente verso le masse un atteggiamento identico a quel– lo sopra criticato e quindi, malgrado le loro affermazioni teoretiche, una concezione del– l'uomo conseguente a quan– to si è detto. La crisi, - e questa è una delle sue molteplici manife– stazioni, - ha finito di unifi– care il comportamento prati– co degli uomini sotto una sola ideologia, e neppure il mondo cattolico è riuscito a sfuggire a questa legge. Per questo, noi, e l' ambiente da cui pro– veniamo, siamo giunti a sta– bilire (in molteplici e oppo– ste forme) un allacciamento tra giudizi e comportamenti pratici conformi all'ideologia dominante e le grandi paroJe cristiane. Che questo sia vero è di– mostrabile rapidamente dal fatto che tutto il dibattito cul– turale e politico è oggi ridot– to al problema della migliore organizzazione dell'ammini– strazione statale. Ciò conse– gue dalla concezione dell'uo– mo che abbiamo sopra illu– strato, perchè se ogni proble– ma storico può essere risolto a partire soltanto da una mo– difica del dato ambientale, attraverso una nuova distri– buzione dei beni materiali esistenti a nuovi uomini, si deve partire necessariamente da una modifica della strut– tura e dell'azione del massimo centro organizzatore della di– stribuzione, l'amministrazione statale. Non vale quindi rigettare sul piano teoretico il materia– lismo volgare e positivistico, quando il proprio comporta– mento pratico può trovare una coerenza razionale solo se riferito ad esso. Se dunque il comportamen– to pratico degli uomini è or– mai chiaramente oggi dentro la legge dell'ideologia mate– rialistica, si comprende per– chè, nonostante tutte le esi– genze di sviluppo che affio– rano da ogni parte, in ogni punto dell'umanità, il sistema storico sia cosi rigorosamente statico e incapace di accoglie– re le forze di movimento se non come forze centrifughe: non è possibile infatti com– prendere la potenza innovan– te dell'azione umana, e nep– pure dirigerla in base alle sue possibilità creative, ma solo jn base alle possibilità di con– sumo fornite dall'esistente. Le nuove forze possono essere accolte in misura per princi– cipio inferiore alle loro au- tentiche istanze e novità, esse ·pecessariamente eluse ..... wi:....•,...._cciate e ridotte a gio- care sostanzialmente come fattori di disgregazione del sistema costituito. Ed è ciò che oggi succede. Come uscirne? È il proble– ma di tutti ormai, Laicisti o cattolici, qualunque sia la parte in cui ci si è formati. Se si vuole che le nuove esigenze creative-umane e le nuove tensioni entrino in azione nel– la piena misura della loro possibilità - e qui è il pro– blema, da questo punto di vi– sta, dell'uscita dalla crisi - occorre trovare un metodo di azione al di fuori dell'antro– pologia materialista, atto a ri– conoscere effettivamente la capacità creativa dell'uomo: quella capacità per cui l'uomo è sempre potenzialmente al di sopra del dato della storia fino a lui maturata, e reca in sè un potere di agire che il passato non contiene e che fa sì che il futuro si distinguerà dal passato, non per una mera successione cronologica, ma per una acquisiziiooe sostan • ziale. Si deve riconoscere che quelle tensioni non son.o meri bisogni di ricevere, ma sono nuove potenze di azione che possono diventare nuova azio– ne solo a condizione di pren– dere piena coscienza della loro vera natura. Se tali ten– sioni vengono invece inter– pretate materialisticamente, secondo un criterio capace di comprendere soltanto la real– tà del compiuto e non anche quella del potenziale, l'unica possibilità di azi 1 one che è loro ,fornita è quella dell'evasione :individualistica e quella della protesta di massa: due posi– zioni di crisi e non di svi- 1 uppo. Bisogna comprendere 11 pi.e– no significato storico èell'e– mergere di questo problema. e in questi termini. In sostanza con l'età mo– derna si è aperto per l'utna– nità'. il problema di garantire sistematicamente e di dirigere il proprio infinito e sostanzia– le sviluppo: e quindi di at– tuarsi •secondo un modello di agire in cui la capacità crea– tiva dell'azione umana sia pienamente riconosciuta. Tut– tavia poichè dalle posizioni ideologiche premoderne con– seguivano una serie di limiti istituzionali alla possibilità di espansione materiale dell'a– zione umana, si è finora ri– tenut.a sufficiente garantire estrinsecamente l'espansione materiale dell'attività indivi– duale per garantire il pieno svolgimento della capacità creativa dell'uomo. Si è con– fuso in sostanza la dimen- sione materiale dell'azione con la sua creatività: la civiltà che è culminata nel taylori– smo e nello stakhanovismo è la conseguenza ultima della concezione moderna dell'a– zione. Ma quando la stasi e la degenerazione del sistema sto– rico rivelano, come oggi, la carenza radicale di azione umana autenticamente crea– tiva, la falsa combinazione dei desideri dell'età moderna con l'ideologica materialistica entra in crisi. E ciò accade proprio sul terreno pratico, in conseguenza della verificata insufficienza reale dell'ideolo– gia a compiere i desideri. Si apre allora la possibilità di una libeTazione dei veri desideri dell'uomo dalla pri– gionia di una antropologia er– rata. È per questo che una presa di coscienza, non di questa o quella parte, ma del– l'uomo come tale, che scopra nella sua pienezza la capacità creativa dell'azione umana, ha oggi possibilità di inciden– za storica. Quindi si delinea anche nel nostro tempo la possibiìità di una comunione autentica tra Cristianesimo e desideri dell'età moderna e quindi di una dissoluzione semplice di quel dilemma Dio o uomo, religione o umanesimo, Chie– sa o masse, che così grave– men te pesa da secoli sulla civiltà occidentale e su tutta l'umanità. Non è certo nelle attuali possibilità il determi– nare le linee di tale comu– nione: ma è certo che i desi– deri di umano sviluppo infi– nito propri dell'età moderna hanno con l'annuncio cristia– no della divinizzazione del– l'uomo una tale omogenei¼ -sostanziale, che solo l'antro– pologia materialista poteva non far riconoscere. negatrice ad un tempo, in sostanza, de– gli uni e dell'altro. Se da queste prospettive « universali » osserviamo la realtà della società italiana, il punto storico potenzialmen– te più aperto a qu~ti tipi di discorsi ci appare il mondo giovanile. I giovani oggi si scontrano con la realtà del sistema sociale, quando la stasi di questo ha raggiunto il suo zenith e quando ogni movimento diventa disgrega– tivo: essi, portatori di movi– mento, sono tutti esclusi (e dico tutti senza differenza di ricchi e di poveri, di reddi– tieri e di proletari) dal siste– ma sociale, perchè tutta la loro potenza di agire è com– pressa e deviata. È qui la radice di quella « unità della generazione»,

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