Terza Generazione - n. 0 - agosto 1953
del nostro paese, della sua posizione nel mondo, del suo carattere nazionale. Detto ciò, sia ben chiaro che non in– lcndrnmo certamente legare questi essenz– zialt problerni in uno col fascisn10: sa– remmo dei fasci:,ti, dei sopravissuti alla guerra, al 25 luglio e al 25 aprile. Vo– gliamo solo dire che ci colpisce la f1·etta con cui l'indagine storico-politica ha sep– pellito con formule più o n1eno sbriga– tive « la triste parentesi» - acconten– tandosz quasi di aver 1nesso in luce una quantità di aspetti più o n1eno margi– nali della varia attività e della politica del fascismo e dei suoi protagonisti: in– dividui, gru/Jpi, forze ed interessi - la– sciando una grossa zona d'on1bra che ab– braccia tutta la noi;tra infanzia e il no– stro ieri e che non può non riflettersi /Jericolosamente sulla interpretazione stes– sa del presente. Se non voglian10 che quest' 01nbra di– venti inesorabilmente il non risolto sub– conscio della nostra generazione, noi do~ vremo cercare di chiarire, di penetrare più a fondo. Io non penso di risolvere qui da solo ciò che la nostra cultura non ha risolto: ho posto quello che per me è il proble– ma storico centrale, oggi, sul piano della comprensione della società, della coscien– za e della cultura nazionale. È un lavo– ro che dobbiamo fare insieme. E nell'accingerci a questo lavoro, dob– biamo convince1si della necessità di ri– solvere in via preli,ninare ancora una questione di atteggia1nento. Siamo stati abitua ti fino ad oggi a considerare deter– minate posizioni culturali corne posizioni di verità acquisite e indubitabili. Quan– do è caduto il fascis1no, in definitiva, ab– bia1no cercato l'illun1inazione nelle opere di coloro che, prima del 1922 o dopo, al fascismo si erano opposti. I risultati raggiunti da questi «maestri» (storicisti e non storicisti) sono stati i punti di par– tenza delle tesi politiche e storiche da noi e da tutti elaborate e con cui ci sia– mo mossi nella realtà politica e sociale del paese in questi anni: punti di par– tenza considerati come dati. Ma se è vero quanto abbia1no detto fin qui, delle suc– cessive illusioni e dei successivi fallimenti (e la conclusione conseguente non può es– sere che una : non abbiamo saputo tra– durre le esigenze in formule adeguate, çiamo stati traditi dai nostri strumenti teorici e pratici di rilevazione e di espres– sione della realtà: in una parola, sian10 stati battuti dalla nostra cultura) - i no- stri fallimenti non possono non coinvol– gere anche il fallimento dei nostri mae– . stri culturali. Di molle tesi, allora o quando le for- 1nulavam.o o le sentivamo formulare, noi stessi abbiamo sentito che erano provvi– sorie. Oggi è bene che le riesaminiamo e ne cerchiamo di più mature: il pro– blema della autocritica politico-culturale ' n i e rG. ,............. ? generale dello studio di fonnule nuove. Così posta la questione, ~i aprono due essenziali problemi: uno di metodo ed uno di linea prospettica. Per il prnno, le domande più. naturali possono essere queste: con1e garantirsi che il giovanili– smo, espulso dalla porta, non rientri tra, vestito da autosuf ficientismo giovanile? conie si farà a riuscire là dove i (< mae– stri» e la cultura, non solo accademica ma (< rnilitante », ci se1nbrano insufficien– ti? Co1ne dare un contenuto reale alla for– mula della «autoeducazione»? Domande legittinie e in un certo senso fJrelhninari, domande che, applicando ap– punto il metodo descritto in apertura, /Joniamo alla risposta di Lutti, di chi pos– sa e sappia integrarci. Sia per altro ben chiaro a tutti che non esiste per noi nessuna posizione di rifiuto della cultura, di tutta la cultura fino ad oggi elaborata rna, sulla solleci– tazione di una crisi prof onda mente e vi– vamente sentita, la ricerca di criteri in– terpretativi per la comprensione della tradizione culturale e per il suo sviluppo nelle sue linee direttrici di verità. E con ciò siamo giunti al secondo pro– blema: quella della linea prospettica, la linea di tensione umana e di orienta– mento teorico e pratico. La scopertura delle esigenze e delle possibilità giovanili, nelle sue dimensio!}i macroscopiche attuali, nasce comç frutto della crisi definitiva del sistema rnode1- no in Italia secondo le sue linee classi– che laiciste e clericali, e dalla orn1ai pa– lese inadeguatezza dei tentativi di supe– ra1nento, sia nella forma « autoctona » fascista sia in quelle « internazionaliste » sovietizzanti e americanizzanti. Nasce quin- di così carica di storia da scoprire tutta la di1nensione umana dei problemi e sol– lecita risposte sulle questioni più di fon– do, come condizioni di sviluppo e di con– tinuazione della storia. Compito e « missione » oggi della gio– ventù del nostro paese, del paese dove le contraddizioni del sistema moderno so– no senza dubbio arrivate a più piena rna– turità; del paese dove ha sede il centro gerarchico della Chiesa e dove lo Stato unitario liberale è nato ultimo tra le po– tenze internazionali' ed è stato sconfitto dopo la p1ima guerra 1nondiale, mentre quello democratico è sorto debolissimo solo nel 1946, a direzione e su sostegno cli una forza politica la cui coesione è garantita soprattutto dalla fede religio– sa; dove la tradizione nazionale sernbra connopolita e dove il fasci.nno ha costrui– to per vent'anni un regime; dove in un secolo tutta la piattaforma di tradizioni e di jJensiero politico e civile più ge– nuinamente risorgimentale ecl unitario sembra orn1ai esaurita; dove tutti i pro– blemi storici a cui la cultura in questi ultinii secoli più si è dedicata appaiono tutti irrisolti e anzi insolubili. Da quello dell'equilibrio dinaniico tra popolazione e risorse e tra mercato agricolo e indu- striale; a quello del raggiungimento di una omogeneità in espansione del tenore di vita biologico_, intellettuale, morale e religioso delle sue varie genti; a quello del rapporto tra intellettuali e masse, della creazione cli una classe dirigente aperta_; a quello di un vero Stato di di– ritto; a quello del rapporto tra Stato e partiti, tra Stato e comunità locali, tra Stato e altre dirigenze; a quello del rap– porto tra Stato nazionale sovrano e co– nzuni tà internazionale; a quello del rap– porto tra società civile e società religio– sa, tra Stato e Chiesa. Dove infine l'e– sj;erimento del fascisn10 con le sue di– storsioni pare abbia fatto perdere persino il senso della necessità per un popolo di rimeditare continuarnente sulla sua « vocazione nazionale», sulla sua « fun– zione nella storia ». Cosicchè senibra quasi zllegittima e pri– va di carità di patria una 1neditazione storica che vada oltre la ricerca storio– grafica tradizione e che - invece di cor– reggere la tradizione giobertiana ( « siste– mata » cultural,nente e storiograficamente in 1nodo definitivo e finale da Benedetto Croce) con ap jJorti eclettici di origine mazziniana, ferrariana, cattaneiana, e ge– suitica (correnti già una volta battute sul piano politico e quindi, al fondo, cultu– raln1ente meno valide) - pensi, per cer– care il senso della nostra storia, necessario riproporsi oggi in tennini nuovi, originali e adeguati alle nuove necessità, tutta in– tera la problematica nazionale a suo tem– po da Gioberti affrontata. E in questa prospettiva sollecitare in tutta l'ampiez– za, indispensabile e necessaria, ricerche sul piano della conoscenza filosofica e scientifica come di quella artistica. Caro Ciccardini, sono venuto esponen– do alcune idee, sperando servano ad al– largare il disco r:,o. A mio parere, i ten1pi sono maturi per co1ninciare un'attività di coscienza e di opinione, un'attività che offra ai giovani uno strumento per chiarirsi, per ricono– scersi, per esprimere le loro esigenze, per impostare i problemi, per dare un luogo dove compaiono le domande e le rispo– ste di « allievi » e « maestri ". Un'attività di stampa dunque. Ma con un contenuto che non sia di propagan– da delle ideologie delle parti o di una ideologia nuova che non c'è, ma l'orga– nizzatore di un atteggiamento verso la realtà e i suoi proble1ni. Una rivista di direLione, studio e sollecitazione della iniziativa giovanile, scritta e1ninentemen– te da giovani per i giovani e in cui gli altri com paiano accanto ai giovani. C..Tna rivista, meru,ile o quindicinale, il cui scopo sia di ridare una prospettiva alla gioventù del nostro paese in modo che, quando essa abbia delle· idee più chiarP., all'altezza dei te1npi, cominci a fare e non sia più un fare per fare ma sia un fare cose da giovani, nuove, sulla via solutiva per gli italiani e per tutti. BALDO SCASSELLA TI
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