della cultura teatrale nella scuola e nel sociale". "Il teatro - dice - è ormai entrato nelle scuole. Nei programmi è prevista la drammatizzazione e la lettura espressiva, ma il tipo di teatro che bisogna _promuovere non è quello finalizzato alla recita finale, ancorato alla messa in scena di un testo, con i ragazzi che provano tutti i giorni per imparare le parti a memoria e salgono sul palcoscenico truccati da vecchietti. Un passo indietro. Punto di partenza obbligato per i rapporti tra teatro e scuola è il Protocollo di intesa firmato il 6 settembre del '95 dal Ministero della Pubblica Istruzione e dall'Ente Teatro Italiano che si impegnano tra le altre cose a "valorizzare l'educazione al teatro nella formazione dei giovani"; a "favorire e sostenere l'integrazione delle attività teatrali scolastiche all'interno dei progetti educativi d'istituto; "a garantire ... la qualità della proposta teatrale all'infanzia e alla gioventù e la originalità del teatro prodotto dai giovani ..."; e ancora a formare, documentare, coordinare. Al di là degli auspici e delle intenzioni espresse in forma ufficiale nel documento, il teatro, come si è detto, è entrato già da qualche tempo nelle scuole, ma di che teatro si tratta, che consapevolezza ne hanno gli insegnanti? Marina diceva che molti fanno ma non vedono mai teatro, non ne conoscono le regole. A Luca Palma capita spesso di tenere corsi di aggiornamento per insegnanti. Luca ha iniziato in una scuola di mimo dieci anni fa, ha fatto l'attore e da quattro anni si dedica ai laboratori nelle scuole. Laboratori di espressività corporea e manipolazione di materiali. "Spesso - dice - sento la distanza che c'è tra me e loro, la riluttanza a mettersi in gioco. Però ci sono anche molti giovani che vogliono essere stimolati che credono in una forma d' insegnamento diverso; e anche i ragazzi, che quando si parla di fare doposcuola di pomeriggio disertano a scuola, per queste attività sono assidui e interessati". "Prendere un testo e farlo recitare - continua - Luca è il modo pii semplice ma anche il meno stimolante f er i ragazzi. Io lavoro sulla fase che precede i teatro, per fare uscire fuori le capacità espressive, creative che ci sono in ognuno di noi. Alla base di tutto ciò c'è il gioco, c'è un cerchio (naturalmente questo ha senso se c'è un gruppo), uno spazio di cui si prende possesso con il movimento. Attraverso il ritmo si stabilisce una regola al movimento, si gioca a scomporre e ricomporre ogni parte del corpo, per arrivare ad acquisire non tanto nozioni tecniche quanto consapevolezza dello spazio e del proprio corpo". Luca ha fatto il suo primo laboratorio nel carcere minorile di Nisida, poi in un istituto professionale di Pozzuoli e in tante altre scuole dalle elementari alle superiori. Adesso sta insegnando a fabbricare maschere in gommapiuma ai ragazzi di una scuola media del suo paese, Grumo Nevano, in provincia di Caserta, per un progetto Cee che comprende venticinque scuole della regione. "Le maschere - dice Luca - già le facevo per me o per gli spettacoli per amici. A Nisida ho capito che questo poteva servire, poteva essere anche uno strumento didattico. Lav@ravamo con la cartapesta: i ragazzi facevano la forma con l'argilla e poi il calco con il $esso, a cui si applica la cartapesta. Poggiando 11 dito sull'argilla si può cambiare l'espressione, modellando i ragazzi si rappresentavano attraverso la SUOLEDI VFNTO maschera, purtroppo è durato pochi mesi. Per lavorare l'argilla noi avevamo bisogno di vari attrezzi: dopo tre mesi si sono accorti che questi attrezzi potevano essere usati in modo pericoloso e hanno deciso di smobilitare tutto. Peccato perché poteva essere un modo per rivedere l'uso di strumenti, per esempio un taglierino, che finora i ragazzi avevano utilizzato forse solo per borseggiare". ♦ GIRO D'ITALIA UNA NUOVA FRONTIERA A MESTRE? LA RADIO A SCUOLA Mila Di Francesco Mila Di Francesco insegna in una scuola media di Mestre. ♦ Ormai è un dato di fatto che, nel "villaggio globale", i mezzi di comunicazione di massa rivestano un ruolo rilevante. Ma, se è la televisione che polarizza buona parte dell'attenzione del pubblico, tra i giovani e giovanissimi c'è anche un largo consumo di programmi musicali messi in onda alla radio. Proprio la radio, una vitalissima centenaria che ha avuto in dono dal suo geniale padre, Guglielmo Marconi, la capacità di comunicare, da qualche tempo è entrata a far parte di un mondo apparentemente sordo (alle innovazioni), ma invece pieno di energie creative. Mi riferisco al mondo della scuola che, almeno nella provincia di Venezia, dimostra di accogliere con favore l'uso della radio come mezzo di comunicazione con valenza educativa e didattica. Un po' di storia Nel 1990, 5 anni fa, Nicola Pennelli, un insegnante appassionato di radiofonia, propone e attua nella scuola media "Olivi" di Chioggia, un progetto che prevede la messa in onda mensile di un programma contenitore "A scuola con la radio" redatto dagli alunni. Qualche anno più tardi analoga esperienza viene proposta alla scuola media "Giulio Cesare" di Mestre, dove Pennelli, trova un gruppo di insegnanti - tra cui chi scrive - entusiasti del progetto, con i quali elabora una trasmissione, "Radiomania", che arriva alla nomination per l'Oscar della radio promosso dalla rivista "Millecanali" e dalla Rai. A tutt'oggi
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==