La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 17/18 - lug.-ago. 1996

GIRO D'ITALIA STELLE CADENTI O DINAMITE? RIVISTE UNIVERSITARIE A TORINO FedericoLuisetti Federicoluisetti si occupadi filosofia e di teoriadella letteratura. Scrive per "Allegoria" e "Rivista di estetica". ♦ Una "neoscapigliatura giovanile" ("La stampa") Si può cominciare a parlare delle riviste universitarie torinesi con un gioco, del $enere "scoprire l'elemento comune nelle due figure". Le figure sono qui rappresentate dai due brani seguenti: il primo tratto dal giornale universitario "Cenere", n.14 del 1995 - "Sono sufficienti i nomi di quartieri come le Vallette, Falchera, Mirafiori per evocare scenari di disagio, violenza, privazione e sofferenza che, nostro malgrado appartengono alla realtà torinese. Ma scarsa, a dire il vero, sembra essere la volontà o anche solo la curiosità di verificare notizie e suggestioni di seconda mano, acquisite indirettamente alle cronache di giornale spesso e volentieri giocate su sensazionalismi e luoghi comuni" - e il secondo, che riguarda le riviste universitarie torinesi, tratto invece da "La stampa", inserto "Torinosette" del 16 giugno 1995: "Il panorama è quello di una sorta di neoscapigliatura giovanile, in cui si intrecciano ansietà esistenziali e inquietudini conoscitive, tendenze libertarie e sincere aspirazioni a una vita scolastica non soltanto e strettamente 'accademica"'. Che cos'ha da spartire la descrizione dei "ghetti" torinesi, un po' alla Eugène Sue, e la paternalistica comprensione della "scapigliatura" e delle "ansietà esistenziali" giovanili? Che rapporto c'è fra la severa denuncia dell'insensibilità della stampa nazionale, lanciata dalla più militante delle riviste universitarie, e la democratica immedesimazione di un quotidiano come "La stampa" con le generazionali "tendenze libertarie" degli studenti? L'autrice, per esempio, nella duplice veste ora di implacabile studentessa "anti-sistemica", ora d1 scaltra giornalista nazionale. Mi pare che questa schizofrenia riveli caratteristiche tipiche della produzione giornalistico-lettera- · ria del!' Ateneo torinese. Questo mio intervento - che non vuole sembrare un'indagine sociologica o un'inchiesta giornalistica, ma si propone come una serpplice riflessione a partire da una curiosa realtà - parte dall'idea che l'attività dei giovani redattori-scrittori di Palazzo Nuovo (sede delle Facoltà umanistiche di Torino) porti allo scoperto l'inconsistenza di una identità generazionale, di quella identità che dovrebbe funSUOLEDI YEN'f'O zionare da cinghia di trasmissione fra il mondo congelato delle istituzioni e i movimenti magmatici della società. Se tocca alla "avanguardia generazionale" degli studenti universitari questo compito di mediazione ed elaborazione e del nuovo, possiamo provare a capire quali i loro successi e quali i fallimenti in questo ruolo. Nel deficit di generazionalismo, nella tendenza delle riviste studentesche a scimmiottare modelli "alti", indicheremo la ragione principale della loro impopolarità per poi passare ad analizzarne la scrittura, troppo spesso attorcigliata su se stessa, in difficoltà sia con i "grandi temi" che con la piccola realtà studentesca condivisa. I tipi esistenti di generazionalismo, uno dei quali è ben rappresentato dai commenti della nostra giornalista-e-arrabbiata, ci rimandano infatti a logori modelli di identità e di rappresentazione che pure continuano a moltiplicarsi. I generi J?rincipali di scrittura universitaria - l'accademismo, la militanza ideologica, l'umanesimo liberale - vanno così ricondotti n nell'alveo di una tradizione ininterrotta. Mi riferisco a quella vasta riconfigurazione dei discorsi avvenuta negli anni Sessanta-Settanta, a quella costellazione di atteggiamenti e scritture che isola e fa coabitare pezzi di ottocentesco fanciullino, boria storicistica e militanza politica. I protagonisti delle riviste, questi studenti "speciali" o per lo meno i capi carismatici di ciascuna pubblicazione, sono per lo più provenienti da un'unica élite, direi naturalmente destinata a prendere le redini della opinione "pubblica". A costo di semplificare provocatoriamente il discorso, propongo di trarre da questo dato la convinzione dell'inesistenza di una visibile generazione nuova, a testimonianza dello stretto legame che lega una cultura invecchiata all'impenetrabile continuità della nostra classe dirigente. Cercherò di segnalare le tracce di questa situazione nello stile e negli argomenti delle riviste. Sullo sfondo permangono due questioni irrisolte che hanno orientato segretamente la mia osservazione. La prima: è davvero possibile scrivere soltanto per gli studenti? La seconda: che rapporto c'è fra queste riviste e l'ondata montante della letteratura giovanile (Brizzi, Culicchia, Caliceti, Ballestra, Scarpa, Demarchi, Ammanniti, Nove ...)? "Torino è la capitale dei giornali studenteschi" ("Tutto Università") Quali contenuti le riviste portino alla luce, ovvero quella ventina di pubblicazioni interamente finanziate dall'Ateneo e distribuite gratuitamente per i corridoi e le biblioteche di Palazzo Nuovo (sono queste e protagoniste del nostro articolo, dal momento che al Politecnico e nelle Facoltà scientifiche i giornali consistono semplicemente in bollettini di informazione e/o goliardici) è davvero un problema tutto da risolvere, o meglio da formulare. In primo luogo è opportuno distinguere fra le riviste universitarie in senso proprio e le altre che, pur facendo riferimento allo stesso bacino culturale e avvalendosi di collaboratori universitari, sono espressione di interessi esterni, che al pubblico dell'Ateneo si rivolgono in maniera strumentale: per esempio da una prospettiva politica ("Ecce Homo", "Lotta Comunista"), o di marketing pubblicitario ("Tutto Univer- . '" "A N " "Q . 1 ") sita , teneo ews , u1nta co onna .

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==