La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 17/18 - lug.-ago. 1996

di più viscerale, che coinvolge colui che aiuta tanto quanto chi è aiutato, e dove i confini della "diversità" possono farsi labili, , capovolgendo i ruoli e sdoppiando le identità (in un mondo di "desinenze al plurale", per usare le parole di s.amonà, e dove dunque le de~ smenze possono sovrapporsi e mescolarsi tra la loro, la difficoltà sta nel controllare consapevolmente un processo del genere, con le difficoltà che ciò può comportare per ciascuno di noi). Così, se ci lascia inaspettatamente freddi e fondamentalmente estranei la testimonianza di Lucia Annunziata che racconta dell'amicizia con i genitori di un bambino "down", e se la descrizione di Barbara Palombelli della sua visita a una comunità terapeutica alle porte di Roma si limita a registrare un nobile caso di integrazione di handicappati, restiamo invece molto colpiti dall'intervista che Gad Lerner fa a uno psichiatra allievo di Basaglia, e ci tocca f rofondamente la lettura de le pagine in cui Oreste Pivetta racconta del suo viaggio in una comunità terapeutica gestita da una cooperativa in Friuli, comunità per ex-alcolisti ma dal 1978 (anno di approvazione della legge 180) ospitante anche psicotici, schizofrenici e altri malati di mente. Si può. Si possono trascorrere giorni tra questi "disadattati" ora occu patì a gestire (a ritmi di lavoro impressionanti) la cooperativa agricola, venendo a conoscenza delle storie di tanti con le resistenze che sempre opponiamo alla possibilità di interagi re con chi non fa parte '' I .I I : i • 'i ' mai, in nessun modo, del nostro mondo e della nostra vita quotidiana, e che istintivamente a noi pare minacciarli. Oppure accade (come a Gianni Riotta) di far parte di un condominio che negli Stati Uniti promuove una raccolta di firme per sfrattare un inquilino scomodo, uno schizo- . frenico - e accade di rifiutarsi di firmare, poco prima che l'inq_uilino scomodo, ricevuto lo sfratto, si uccida. Quello che ogni volta si pone è il problema di rispondere ai diversi disa~i attraverso forme che siano ti più possibile civili, attente a rispettare realtà tanto comf lesse ed estranee e a farlo ne modo più giusto, applicando a esse le nostre regole ma senza violare le loro regole interne, senza emarginarle attraverso fasulle forme di integrazione solo apparente. In questo senso l'insegnamento di Basaglia è ancora estremamente ',.i o, monito alla cautela e insieme al coraggio, invito alla circospezione ma anche ai tentativi più arrischiati, nella certezza che solo rapporti profondamente, autenticamente umani possono realizzare un progetto umanitario di integraz10ne sociale dei malati mentali. Divenire adulti, responsa- "bili di sé e della propria vita è quello che si cerca di fare avvenire - e che molte volte avviene - attraverso questi tentativi di riabilitazione. E impressiona, in questo senso, la diversa funzione che in essi esercita il denaro: per il "medico" (lo psichiatra intervistato da Lerner) un compenso imbarazzante; per chi glielo offre, invece, un modo per affermare la propria dignità, I i !( - ---· Y.QQ uno sdebitarsi che coincide col proprio esistere. Ancora, nei casi in cui i membri delle comunità terapeutiche ne costituiscono anche la forza lavoro, è attraverso il denaro ricevuto per il loro contributo all'impresa collettiva che essi ritrovano un'identità: un'identità perduta o mai avuta, e che si trova solamente attraverso un mestiere che è tutt'uno con l'appartenere. al mondo, perché "la strada per riconoscere se stessi comincia con un mestiere regolarmente retribuito" (Pivetta). Chi sceglie la strada dell'aiuto al disagio, sia esso mentale o sociale, vi è spinto da qualcosa che ha dentro di sé, qualcosa nella sua storia personale che lo attira verso una forma di sofferenza che in qualche oscuro modo gli assomiglia. A volte (lo spiega lo psichiatra, che dà voce alla seconda testimonianza) può succedere a causa di un aiuto che è mancato, e che si sceglie perciò di dare. Altre volte per altro; ma importa il risultato, quello del dialogo affollato di voci e cose che viene così a stabilirsi, tra due o più persone. Si viene incontro a chi per via del disagio vive ai margini del mondo, ed ecco il mondo entra, ed entra proprio grazie a questa prima forma di apertura; senza che nessuno perda se stesso, ma semplicemente, tutti insieme, lavorando a un progetto comune. Molto si fa in questa direzione, molto si dovrà fare ancora, e questo libro racconta solamente una piccola parte di una storia che è ancora tutta da fare, e raccontare. ♦

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