difficoltà occorrono figure professionali e continuità di lavoro. Quasi tutti i ragazzi a rischio con i quali abbiamo lavorato in questi ultimi tre anni hanno continuato la loro "carriera" dal Malaspina all'Ucciardone. Il corso per educatori dei ragazzi di strada è il tentativo di rispondere a questa necessità. Dal punto di vista della riuscita, invece, siamo soddisfatti del lavoro intrapreso con gli anziani (che ormai autogestiscono il loro spazio) e di quello con le donne, fra cui si stabilisce una forte solidarietà, e che sono dotate di una grande disponibilità a intraprendere percorsi nuovi, spesso in contrasto con l'atteggiamento ostacolante delle loro famiglie. Intanto la scuola dell'obbligo, da qualche tempo sta organizzando dei laboratori pomeridiani, facendosi in parte carico del problema della dispersione scolastica. Il Comune ha da poco assunto più di cento assistenti sociali che opereranno sul territorio cittadino. Abbiamo più volte tentato di concordare con la scuola un progetto di intervento integrato, ma i risultati sono stati al di sotto delle aspettative. La connessione fra istituzioni e privatosociale ci pare comunque una condizione imprescindibile, senza la quale ~ _prefe:ibile non avventurarsi m un impegno che il ~olontariato, da _solo, non puo portare a termine. Bibliografia Sul lavoro del centro sociale sono state fatte diverse pubblicazioni, fra cui ricordiamo: l'antimafia difficile, a cura di Umberco Santino, Csd, Palermo, 1989 Uscire dal fatalismo, Cosimo Scordato, Edizioni Paoline, Milano, I991 Le tasche di Pa.lermo, a cura del Cocipa, Csd, Palermo, 1992 Volontari a Palermo, Augusto Cavadi, Csd, Palermo, 1995 Le formiche della storia, Cosimo scordato, Assisi, Cittadella Editrice, 1994 ♦ HANDICAP "Si può": riflessioni e inchieste Lisa Ginzburg' LisaGinzburg si occupadi filosofia a Bologna. ♦ "Fortezza espressiva munita di desinenze al plurale"/ tra le tante offerte nel corso del libro, è questa una delle definizioni della malattia autistica contenute in Fratelli, romanzo che Carmelo Samonà scrisse più di 9uindici anni - quasi dieci anni prima di morire. Un romanzo mai citato abbastanza, e che rappresenta invece uno strumento straordinario per provare a comprendere cosa sia la convivenza con la malattia mentale. La stessa forza di Fratelli la si ritrova nel contributo di Clara Sereni alla raccolta di testimonianze uscita due anni fa col titolo Mi riguarda.. Anche lì - e questa volta senza il filtro della "verità romanzesca" - il lettore ha potuto percepire la violenza e l'imprevedibilità della malattia mentale, il dolore e l'impotenza del parente/spettatore. Gli è parso di ascoltare il silenzio che segue a una crisi violenta, a volte devastante, e le parole circospette e quasi segrete che due possono scambiarsi, se uniti dalla conoscenza del limite profondo della loro comunicazione. Dialogo tra due universi mentali distanti; colloquio governato da istinti anche opposti quello tra il malato ecolui che gli sta vicino: come dire, il male unisce ma anche separa chi lo vive e chi invece accettata di conviverlo. Adesso la casa editrice e/o, la stessa che ha pubblicato la raccolta Mi riguarda, propone, con cura della stessa Sereni, una raccolta di testimonianze sull'Handicap, Si può (e/o, pp.112, lire 15.000). Testimonianze non più di diretti spettatori (coinvolti personalmente nella tragedia del disagio altrui), ma di osservatori esterni, ed osservatori esterni per mestiere: giornalisti. Cinque giornalisti (Annunziata, Lerner, Palombelli, Pivetta, Riotta) raccontano le loro impressioni rispetto a casi di aiuto - individuale o collettivo - a queste forme di isolamento perché cessino di essere tali, ancor più ora che la proposta di Franco Basaglia di chiudere gli i ospedali psichiatrici, divenuta legge 180, entra definitivamente in vigore (con la chiusura degli ultimi "residui manicomiali"). Il titolo è eloquentemente Si può! Come dire: si può aiutare, si può collaborare a fare in modo che questa realtà dentro la realtà non sia più, e in alcun modo, un mondo a parte. Dai diversi contributi si traggono impressioni contrastanti. Anzitutto quella che si può essere spettatori esterni del disagio sociale provocato dall'handicap e dalle forme di aiuto e di accoglienza mediche o comunque istituzionali, ma in alcun modo si può descrivere il dolore di una situazione privata determinata dallo stesso disagio senza scadere in un voyeuristico lirismo o, peggio, in un'ambigua reticenza a parlare troppo - che si risolve di fatto in una sorta di gelida quanto inutile trama di allusioni a sofferenze di cui sarebbe comunque impossibile cogliere la vera natura, col risultato che esse ci sfuggono del tutto, perdendo la loro stessa dignità dolorosa. La seconda impressione è che un rendiconto giornalistico perde tutta la sua efficacia nel momento in cui quello da descrivere è un tema così coinvol~ente emotivamente, e in ma111era tanto complessa. Non si tratta di descrivere uno spettacolo orrendo, né tantomeno di registrare l'accorato appello di qualcuno che soffre. Si tratta di qualcosa di molto più difficile: di riuscire a comunicare una realtà immaginabile per chi non l'ha conosciuta direttamente, fatta di solidarietà ma anche di profondi rancori, di umanità ma anche di qualcosa
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