IMMIGRATI Una città come le altre Don Baldassare Me/i con Gilda Terranova Don Baldassare Meli, parroco, dirige a Palermo il Centro do accoglienza Santa Chiara per gli immigrati. Gilda Terranova, palermitana, è laureata in lettere e si occupa di minori. ♦ Il mio primo incontro con Don Meli al centro di accoglienza S. Chiara avviene in modo piuttosto strano. Dopo alcuni minuti di attesa dietro al portone del centro che, come m'informano un gruppo di ragazzi ghanesi riuniti nella piazzetta antistante, resterà chiuso per due giorni per la disinfestazione dei locali, è lui stesso a venirmi ad aprire. Rimango spiazzata quando, con una mascherina sul volto, uno strano aggeggio arancione sulle spalle ed un tubo di metallo in mano con cui, dopo avermi fatto entrare, non smette di setacciare angolo per angolo ogni stanza, mi domanda di cosa ho bisogno e mi fa accomodare nel suo ufficio. Gli chiedo, un po' imbarazzata per aver sbagliato momento, una copia aggiornata del decreto Dini ed un ap_puntamento per raccontarmi del suo lavoro che, come ho potuto constatare, è incessante. Ci rivedremo soltanto una se~tim_ana dopo perché 1 come m1 spiega, sta per partire per Caltagirone e A$risento dove parlerà ai ragazzi d1 due scuole medie della sua esperienza a S. Chiara. Nel cuore del centro storico di Palermo, nel quartiere Ballarò-Albergheria, S. Chiara, fino al 1920 convento delle clarisse di clausura, poi orfanotrofio di guerra e scuola di avviamento professionale, oggi ospita circa un centinaio di immigrati ed è la più grossa struttura di accoglienza presente in città. I maghrebini sono stati i primi ad arrivarci ed è forse per questo che la prima stanza che si incontra entrando è YQQ una moschea, dove i musulmani pregano indisturbati in diverse ore del giorno e che rimane chiusa quando non serve a quest'uso. Nel muro di fronte c'è uno spazio depu~ato alla circolazione delle informazioni data la mole d'iniziative, sia cittadine che nazionali, di cui si dà notizia sempre almeno in tre lingue. Quelle più imminenti sono un forum antirazzista a Roma, l'elezione di Miss Africa che avverrà nel cortile del centro ai primi di giugno e una manifestazione a fine maggio di tutti gli immigrati davanti alla questura per protestare contro le lungaggini dell'Ufficio stranieri di Palermo che sta rilasciando i permessi di soggiorno con tempi almeno doppi rispetto a quelli delle altre città. Proprio le soste e le attese infinite davanti alla questura sia di giorno che di notte di centinaia di persone che Don Meli non poteva non notare, dovendo passare dalla piazza dov'è l'ufficio stranieri per tornare a casa, sono state una delle molle decisive del suo impegno e dell'apertura del centro agli immigrati oltre che agli abitanti del quartiere. Dal 1990 è cominciata con un piccolo gruppo di loro che, in mancanza di alloggio, dormivano nelle villa antistante la questura, quella che lui stesso definisce "l'avventura dell'accoglienza notturna" ma già da prima il centro era conosciuto dagli stranieri che dal 1987 frequentavano il poliambulatorio di S. Chiara godendo di quell'assistenza medica di cui, essendo privi dei normali diritti di cittadinanza, non avrebbero potuto usufruire altrove. Il centro inoltre si occupava della custodia di documenti e bagagli e serviva da fermo posta e recapito telefonico. Soltanto in seguito, continua padre Meli, "una volta conquistata la loro fiducia, gli stranieri si sono rivolti a noi per problemi di burocrazia e di lingua ed è nata così l'idea di creare dei corsi di alfabetizzazione. I volontari che, sin dal 1990, hanno dato vita a questa iniziativa si sono poi costituiti in un 'associazione, Ellai-Illai, che in lingua Tamil vuol dire senza frontiere e chepromuove, oltre alle lezioni d'italiano, feste inter-etniche ed attività d'interscambio culturale". Oggi gli abitanti di S. Chiara sono per lo più ghanesi, ivoriani, togolesi ma anche giordani, irakeni, iraniani mentre i maghrebini, col tempo, sono divenuti sempre meno "a causa di un marcato individualismo che causava problemi con gli altri gruppi etnici e che si manifestava in una totale inosservanza delle regole del centro". A S. Chiara c'è un regolamento interno che vieta di rientrare oltre le undici di sera e che impedisce l'ingresso a chi si è sottratto al suo turno di pulizia settimanale. Mentre parlo con Don Meli mi accorgo di quanto sappia essere mite ma determinato, quando lo vedo mettere alla porta un togolese che si è sottratto ai compiti che gli erano stati assegnati. Della sua fermezza ha dato del resto ampia prova in questi mesi, nel condurre la sua personale ma "non solitaria" battaglia contro il decreto sull'immigrazione del novembre scorso. "Quando è stato emanato il decreto S. Chiara si è posta alla testa di un movimento di opposizione, che in collegamento con la rete antirazzista di Roma, ha cercato di contattare tutte le realtà sociali di Palermo, sia in campo ecclesiale che civile. La risposta all'inizio è stata di massa ed è sfociata nella costituzione di un comitato, a cui hanno aderito sia partiti che movimenti politici, ma anche associazioni, gruppi di studenti e singoli cittadini. " Col passare dei giorni la presenza si è affievolita come era prevedibile data l' eterogeneità del comitato e gli stessi immigrati che avevano partecipato attivamente all'inizio si sono allontanati perché stufi di controversie ideologiche che spesso non riuscivano a comprendere e nelle quali non si sentivano coinvolti. Questo allontanamento è stato vissuto come un tradimento da Don Meli, che si è
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