lavori saltuari e quelli in condizione di disoccupazione al momento dell'emissione del decreto (per non parlare poi dei soggetti coinvolti in storie di microcriminalità). Una quota che nella sua globalità rappresenta (come accennato in precedenza) circa il 25% del totale, e pertanto una cifra stimabile tra le 50.000 e le 60.000 unità di immigrati. Ma anche per quanto riguarda il restante 75% (cioè la "fascia del permesso") la forbice messa in atto dal Decreto Dini risulta alla fine eccessivamente stretta: basta aver ricevuto un diniego da parte del datore di lavoro alla richiesta di regolarizzazione e, anche se si lavora da anni nello stesso posto, si finisce per rimanere ancora una volta condannati a vivere nel limbo della condizione di irregolare. Ed è proprio il gruppo degli 1mm1grat1 costrem a lavorare "al nero" a costituire la quota che più facilmente sfugge ai controlli statistici e alle valutazioni quantitative di quanti intervengono nel settore: le stime comunque del loro numero variano tra le 10.000 e le 40.000 unità, vale a dire tra il 7 e il 22% della "fascia del permesso". La resistenza dei datori di lavoro a collaborare per le regolarizzazioni si comprende anche dal fatto che il numero delle domande - rapportabili ad alcuni settori come quello della ristorazione, dei servizi delle imprese di pulizia e dell'edilizia - sono inferiori al previsto, in relazione a quelle delle collaboratrici domestiche. Siete in grado di ricostruire - sulla base delle informazioni acquisite - il divario tra le domande presentate e le regolarizzazioni effettivamente avviate, ovvero i permessi di soggiorno riconosciuti? Seguendo l'iter delle domande, dall'atto della loro presentazione, fino alla consegna del permesso di soggiorno nelle mani dell'immigrato, l'Osservatorio ha individuato una serie di "strettoie", che in alcuni casi risultano difficilmente superabili. Queste fanno sì che sia ancora molto forte il divario tra domande presentate e permessi di soggiorno concessi. A questo proposito è indicativa la tabella qui sotto riportata nella quale, oltre alle due voci "domande" e "permessi di soggiorno", ne è stata aggiunta una terza, che riguarda le "comunicazioni di assunzione" rilasciate dagli Uffici Provinciali del Lavoro in seguito al pagamento dei contributi. Come si vede il divario tra le domande presentate e i permessi di soggiorno rilasciati è molto ampio. Complessivamente, infatti, le domande sono 139.304 e i permessi di soggiorno 36.486, appena il 26% del totale. Se poi vengono esaminate le singole province si riscontra che Firenze è quella con la percentuale più bassa e, ali' opposto, si riscontra Bologna, cioè la città con la p_iùalta p~rcentuale di permessi concessi. Inoltre si sono volute considerare le pratiche munite di comunicazione di assunzione, ottenibile solo dopo aver pagato i contributi, condizione necessaria per poter avere il permesso di soggiorno. Complessivamente il divario tra domande .12resentate e pratiche munite d1 comunicazioni di assunzione è molto alto: 60.757 unità, pari al 43,6%. C'è da considerare che con la sanatoria sono stati versati nelle casse dell'Inps delle 10 città prese in esame più di 280 miliardi. In definitiva, più di 100.000 immigrati tra quelli che hanno fatto domanda ancora non hanno avuto il permesso di soggiorno. Due sono i nodi che si incontrano durante il percorso: a. il pagamento dei contributi b. l'iter burocratico del controllo. Come si vede il pagamento dei contributi è andato a rilento anche se si è trattato di una condizione necessaria per ottenere il permesso. Sappiamo per certo, grazie alle segnalazioni che giungono dalle sezioni Caritas e dalle organizzazioni sindacali locali, che almeno nel 60% dei casi il pagamento dei contributi lo hanno effettuato direttamente gli imnìigrati di tasca propria, e che tale condizione spesso gli è stata imposta dal datore di lavoro. Nelle sedi locali dell'Inps il pagamento dei contributi va avanti molto lentamente, quindi possiamo affermare che le domande a rischio nelle 10 aree monitorate, soho circa 50.000, pari al 36%. Ora l'andamento della verifica delle domande va a rilento anche perché le Questure locali devono controllare la bontà dei documenti che gli interessati presentano. Qual è l'iter previsto? L'iter burocratico prevede tre livelli di valutazione e controllo: a. della completezza della documentazione (in particolare la richiesta di un documento pubblico che attesti la presenza dell'immigrato in Italia al momento della domanda). Molte domande sono sospese proprio perché è difficile dimostrare l'ingresso e soprattutto l'aver svolto un lavoro; altre sono ritenute incomplete e soggette a possibili integrazioni o a forme di annullamento o di rigetto per ragioni tra le più variegate; b. della veridicità delle domande e in particolare il controllo mirante a verificare se alla base delle stesse ci siano società fasulle o meno; c. dei reati commessi dagli immigrati che hanno fatto domanda, e in tal caso la legge prevede il diniei;;o del permesso e il decreto d1 espulsione. Al riguardo sono stati rilevati alcune centinaia di casi di documenti falsificati attestanti società fantasma e venduti a immigrati sprovveduti; invece per quanto riguarda i controlli sui reati eventual- . . mente commessi non sappiamo ancora l'entità del fenomeno. Quali conseguenze ha prodotto il Decreto - basato appunto su principi di contenimento e non di facilitazione delle regolarizzazioni - sul rapporto tra datori di lavoro ed immigrati? C'è da rilevare come il Decreto abbia prodotto effetti nefasti in migliaia di rapporti di lavoro tra datori e lavoratori immigrati, provocando addirittura interruzioni dello stesso e licenziamenti. Sfuggono, purtroppo, a qualsiasi controllo i casi in cui il datore di lavoro, solo per aver avuto la richiesta di regolarizzazione, ha allontanato il dipendente, consapevole di poterlo facilmente rimpiazzare con altri irregolari. I settori in cui questo fenomeno si è registrato con maggior frequenza sono quello edile, dove un lavoratore su tre è già irregolare, quello metalmeccanico, quello delle imprese di pulizia e della ristorazione (soprattutto stagionale). In coda all'iter seguito dal provvedimento, infine, si so-
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