La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 17/18 - lug.-ago. 1996

delinquenti, che il delinquere sia bagaglio genetico di tutta la loro razza. Se dunque dobbiamo per forza scendere in un contesto etnico-culturale che trascenda le responsabilità individuali, allora per prima cosa cerchiamo di costruire un raffronto tra la tipologia dei reati attribuiti ai Rom e quella che caratterizza la grande maggioranza dei reati comuni commessi da nostri connazionali. Ai Rom, salvo rarissimi casi quasi tutti limitati a faide tribali, non sono mai imputati reati di sangue. Ai Rom non vengono mai imputati reati a mano armata. I Rom sono quasi sempre condannati per furto con scasso o borseggio. La maggior parte delle donne Rom viene arrestata per accattonaggio. Se osserviamo la vita del carcere minorile di Roma nel corso di un anno, possiamo renderci conto del fatto che la media delle condanne inflitte ai giovani nomadi raramente supera i sei mesi di detenzione, contro una media ben superiore (legata a reati di diverso tipo) per quanto riguarda i detenuti italiani. Se parliamo invece di capacità a partecipare alle attività di recupero tenute all'interno degli istituti di pena, posso dire che nella mia esperienza di cinque anni come volontario in carcere il più alto tasso di interesse dimostrato verso ogni forma di iniziativa tendente a promuovere una risocializzazione è sempre provenuto proprio dai Rom. Per orgamzzare la partecipazione di tre detenuti italiani ad un evento culturale fuori del carcere, devo chièdere l'aiuto di almeno sei volontari e di due o tre agenti. Per portare quindici ragazze Rom in visita ad un parco naturale basto io ed un agente di polizia penitenziaria. Abbiamo parlato di Rom che delinquono, e che molti di loro siano dediti ad attività illegali è un dato di fatto. Da qui a parlare di cultura a delinquere il passo è forse troppo breve. Non mi voglio soffermare qui sugli aspetti più affascinanti della loro cultura che pure non sono pochi, ma mi chiedo: se è tutto il loro retaggio culturale che li porta a compiere dei reati, a quale retaggio culturale dobbiamo la nostra camorra, la nostra mafia? È una domanda cui è difficile dare una risposta. Sono molte, troppe le cause; e troppo complesse anche per poter essere racchiuse in una sola verità. Lo stesso criterio di complessità di elementi deve essere adottato quando si parla di cultura nomade. Se riusciamo a capire che il criterio con cui formuliamo i nostri interrogativi sulle culture che non conosciamo deve rispettare la complessità di queste culture, allora anche le risposte che ci daremo non potranno essere elementari e sbrigative. È una questione di rispetto, che anche le culture più distanti per valori dalla nostra hanno il diritto di ricevere. I Rom sono caratterizzati da un contesto sociale ristretto che è quello tribale. Sono nomadi. Si sono dati l'ordinamento più consono a governare le attività di tutte le piccole comunità umane non stanziali. Il loro vivere nomadico li ha sempre identificati come corpo estraneo rispetto alla comunità del paese ospitante. Il loro solo nomadismo già crea automaticamente una forte visibilità della loro presenza nei diversi paesi (il campo con i carri e le roulottes, gli abiti, la lingua). È più facile per le grandi comunità che caratterizzano gli stati nazionali imputare ad una non integrata, piccola e ben identificabile struttura sociale e culturale la responsabilità collettiva dell'agire di BUONI E CA'ITIVI tutti i suoi singoli componenti. Paradossalmente è come se, dato l'alto livello del tasso di criminalità presente nel nostro paese, noi decidessimo che l'intero apparato dirigente italiano favorisce e promuove le azioni criminali. O come se, vista la triste fama del clan dei Corleonesi, affermassimo che l'intero paese di Corleone è popolato di soli mafiosi. Credo che nessuno di noi, salvo i casi più disperati, se la sentirebbe di farsi portavoce di una simile affermazione. Ma con i Rom è diverso. Loro sono "diversi". Perché? Forse p~rché i loro valori sono assolutamente antitetici ai nostri? Eppure le grandi tribù Rom sono divise nei loro valori religiosi proprio fra le due grandi culture dell'Islam e del Cristianesimo, come la maggior parte dei popoli del mondo. O forse credevamo ancora che coltivassero strani riti animisti con sacrifici umani? Quanti sono invece gli appartenenti alla maggioranza etnica italiota che si rivolgono ancora oggi a maghi e stregonesse assolutamente indigeni doc per sapere se vinceranno alla lotteria o se il coniuge mette loro le corna? Ma in realtà la loro "diversità" per noi risiede tutta nei loro furti, nei loro borseggi. È quello il loro valore culturale di riconoscimento. Il furto è il loro passaporto nel mondo. Nel nostro paese invece l'evasione fiscale, che sicuramente è un valore caratteristico della cultura italiana negli ultimi decenni, viene chiamata "malcostume". Nel VI secolo a.e. Confucio portava avanti la sua campagna per la "rettificazione dei nomi". Secondo il filosofo cinese solo dando ad ogni fenomeno, ad ogni comportamento umano 11 giusto nome si poteva ordinare il mondo. L'evasione fiscale è un furto, un furto di cui si rende protagonista una buona parte della nostra popolazione. Un gran numero di persone che però non sono identificabili senza chiamare in causa la crisi di valori di tutta la "nostra" cultura sociale. Un processo troppo complesso, con i Rom è più facile. Visti i raffronti, forse è meglio ricominciare a parlare di individui nel caso dei reati, e di soluzioni per quel che riguarda i problemi delle minoranze etniche del nostro paese .. Il momento storico è complesso, le società che si vanno formando nel mondo sono sempre più complesse. Il nomadismo è un fenomeno che sta morendo, la struttura dei paesi europei rende sempre più difficile lo spostamento interregionale dei Rom. Gli itinerari delle diverse tribù sono sempre più ristretti, molte di queste cominciano ad assumere comportamenti stanziali. Molti bambini Rom cominciano ad andare regolarmente a scuola. I paesi dell'Est, patria originaria di molte delle tribù nomadiche europee, sono in uno stato di collasso generale. Da questi paesi i Rom fuggono, giungendo nei nostri territori. Lo stesso tipo di fuga caratterizza la.presenza in Italia delle popolazioni che giungono dal sud del mondo. Non ci illudiamo: è un fenomeno destinato a crescere a livello esponenziale. Ignorare ciò non ci salverà dalle obiettive difficoltà di relazioni inter-etniche cui questo momento storico ci mette di fronte. La nostra società si deve attrezzare di strumenti concreti e culturali che ci guidino progressivamente verso la creazione di una comunità multietnica, e lo deve fare o~gi. Cambiare casa se nel nostro quartiere si mstalla un campo di zingari non è solo un comportamento dettato dalla presunzione di essere portatori di una supremazia

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