Kiarostami stesso (che commise questo "errore" teorico solo in un film di gioventù, I ragazzi della prima classe). Un attore interpreta il regista di E la vita continua ...; questo stesso attore ritorna in Sotto gli ulivi interpretando se stesso, cioè l'attore protagonista di E la vita continua, mentre u11~ltro attore ne interpreta il regista ... Terremoto Da un punto di vista formale, il terremoto ha la stessa funzione "filosofica" del punto di vista infantile: anche qui si tratta di un espediente per estremizzare e ampliare il punto di vista facendo emergere nella maniera più pura e visibile l'umanità tutta intera. È proprio di fronte al pericolo più immediato e terribile che balena il nucleo essenziale dell'uomo. Come lo sguardo dei bambini, anche la tragedia del terremoto mostra la vita nuda agli occhi dell'artista. (E come i bambini sono leggibili nel loro rapporto col mondo adulto, il terremoto ha il suo contrario e il suo scioglimento nella "vita" che resiste ed anzi ne emerge). Ritmo La qualità estetica del "realismo" di Kiarostami, la sua (diciamolo pure) profondità risiede anche nel suo carattere non solo contenutistico. La onestà del rapporto di Kiarostami col reale è tale per ARTEE PARTE cui egli non si limita a prelevare statisticamente ?ezzi di realtà per "riprodurli" più o meno fedelmente, ma coglie con precisione alcuni produttori di "effetto di realtà" finora non sfruttati. Le divagazioni, la trama che si incarta continuamente, le stiri che appaiono per un solo momento ma non bozzetisticamente ... Insomma, la novità del realismo di Kiarostami sta più nel ritmo dei suoi film (e, dunque, nel montaggio) che nella verosimiglianza del racconto. Riepilogando, il realismo di Kiarostami è in realtà una . . costruzione estetica estremamente complessa, di cui abbiamo messo in luce alcuni clementi: un rapporto religioso col reale anzitutto (che significa da un lato sacro rispetto del reale, e dall'altro radicalizzazione degli interrogativi fondamentali su di esso) e poi la tensione fra inquadratura e fuori campo, l'apertura al caso e alla possibilità e il tentativo ciel loro recupero fine, un raffinato lavoro sul ritmo. E molti di questi ingredienti sono "dialettici", si muovono cioè nella tensione creata tra due istanze estetico-morali: costruzione e caso, inquadratura e fuori campo, adulti e bambini, terremoto (distruzione) e vita ... Finali A dimostrare la straordinaria abilità di Kiarostami nel costruire storie, basterebbero i finali dei suoi film, tra i più belli spettacolari del cinema degli ultimi anni. L'incontro tra il vero e il falso regista di Close up, l'arrivo del bambino nello stadio vuoto di Mosafer, la macchina che scala la collina in E la vita continua, il campo lunghissimo con la rincorsa dell'amata all'orizzonte in Sotto gli ulivi sono dei finaloni avvincenti e "da applauso". Ma la cosa veramente caratteristica dei finaloni è che quest~ sono spesso lasciati "aperti": sia quando non sappiamo "come andrà a finire" (E la vita continua - appunto), sia perché Kiarostami sceglie comunque di lasciare un margine di non detto, come se fosse sempre sul punto di agsiungere qualcosa. Alla fine dei film di Kiarostami sembra sempre che manchi una manciata di secondi, o di minuti (o un film intero: alla fine di Dov'è la casa del mio amico e E la vita continua, alla fine di quest'ultimo Sotto gli ulivi ...), a ricordarci l'arbitrarietà, la violenza perfino, di ogni finale, perché il cinema (letteralmente) non conclude niente e la verità sta sempre altrove. (Kiarostami è il realista con meno fiducia nella realtà che si possa immaginare. Non si fida della realtà, la stuzzica e la mette in discussione, perché non può farne a meno). ♦
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==