TEATRO Teatro e fiaba. Dall'Orestea a Pelle d'asino Romeo Castellucci a cura di Goffredo Fofi Non è facile vedere Pelle d'asino, lo spettacolo per bambini che la Societas Raffaello Sanzio ha messo in scena a Cesena, nei locali di una vecchia scuola che ospita la sua sede. Forse si potrà farlo solo a Cesena, e anche lì con difficoltà, perché per ogni spettacolo sono previsti pochi spettatori e la maggioranza di loro dev'essere di bambini; e perché l'insistenza di Castellucci sulla "profondità di campo" richiede spazi strani e lunghi, e scavi, grotte, canyon, cretti dentro i quali o al margine dei quali si svolge l'azione. Sulle motivazioni che spingono il gruppo alla fiaba, Castellucci si spiega chiaramente nell'intervista che segue, ma dopo aver parlato con il dovuto entusiasmo dell'Orestea (lo ha fatto sul numero 14 della nostra rivista Gennaro Carillo) resta tuttavia da dire della grande bellezza di Pelle d'asino, contrapposizione di oscurità e solarità, di marrone e di bianco, di ambigua notte della coscienza e del desiderio e del potere, e di luminosa liberazione nell'amore. La fiaba ritrova con la Raffaello Sanzio la sua ragione d'essere: sbalordisce e spaventa, mette il dito nelle piaghe più intime e delicate, apre ad affrancanti catarsi. Dopo aver visto Pelle d'asino ci sarà impossibile sopportare la grande miseria e ripetitività del cosiddetto "teatro per bambini", spazio di immane superficialità e approssimazioni tanto pedagogiche quanto teatrali. Il breve testo che, con adeguate illustrazioni umane animali vegetali di varia provenienza, illustra i principi della Raffaello Sanzio in fatto di teatro per bambini sotto la dizione di Teatro Sperimentale Infantile, è esemplare e va riproposto, non foss'altro perché, contrariamente a tanti altri testi del genere, si rivolge A/I.TE E PA/1.TE direttamente ai bambini. Lo ha stilato Claudia Castellucci e dice: Bambini, volete giocare a farvi male senza farvi male? Volete giocare alla guerra senza ammazzare? Volete far finta di mangiare i funghi velenosi senza morire? Volete andare sopra una baleniera e essere bagnati dalle onde del Nord senza avere freddo? Volete patire la fame senza aver fame? Volete abbracciare una piovra, o essere una piovra? Volete sporcarvi anche i vestiti senza farvi sgridare dai vostri parenti? Allora potete venire qui da me. Sapete cos'è il teatro? È far finta di essere qualcuno chefa delle cose vere. Oppure è fare delle cose per finta, ma essere bambini veri. Insomma il teatro ci fa fare delle cose scombussolate. Con il teatro si fanno le commedie e le tragedie. Si ride e si piange per finta. E si fa ridere e piangere per davvero, in una stanza che può diventare mare e montagna. Insomma, non so se mi avete capito, ma con il teatro si riesce a fare tutto quello che non esiste, e provare cose impossibili e incredibili. Il teatro è come una scala verso un altro mondo. Venite tutti alla mia scuola. Vi divertirete mille volte anche se venite solo tre volte. Vi saluta la Chiara, la vostra finta maestra. Dite ai vostri veri genitori di telefonare subito al mio ufficio. Il teatro sperimentale è gratuito e comincia presto. Va bene per i bambini di 8-9-10 anni. Ma i frutti della felice stagione che la Raffaello Sanzio sta attraversando non si fermano qui. •Romeo Castellucci ha diretto anche un film, a 35 millimetri e di 35 minuti, Brentano, che è senza alcun dubbio l'esordio più straordinario e affascinante nel cinema italiano di quest'anno, e su cui ritorneremo in futuro. ♦ Parliamo un po' di bambini, voi non nascete come un grupp? .che fa sp_ettacoli per bambini, ma ultimamente ne avete realizzati con una certa regolarità. Come mai? Assistendo ai vostri spettacoli per adulti, così forti e violenti, non sembravano, almeno in apparenza, conciliabili con il pubblico dei più piccoli. In realtà in noi c'è sempre stato un modo di porci sulla scena e di pensare la scena molto "infantile", bambinesco, anche megalomane. Questi sono tutti aggettivi che riguardano l'infanzia e il mondo dei bambini, ci è stato quindi naturale rivolgerci direttamente al pubblico dei bambini, perché la violenza e la crudeltà che viene attribuita al nostro teatro è del tipo che ha sicuramente una radice fiabesca. La fiaba viene ancora prima del teatro, ancor prima dell'arte, e l'incontro con la fiaba è la cosa più interessante e caratterizzante per il nostro teatro. Questo vale sia per l'Orestea che per gli altri spettacoli, compresi naturalmente i lavori che mettono letteralmente in scena una fiaba. Ritengo che la violenza che noi portiamo in scena non sia né premeditata né provocatoria, che sono cose molto lontane dal nostro modo di intendere il teatro, ma sia quel tipo di violenza che i bambini conoscono nel loro approccio al mondo, una violenza che ricalca il loro tipo di linguaggio. Nell'ultimo lavoro fiabesco che avete messo in scena, Pelle d'asino di Perrault, si riscontra una fedeltà assoluta al testo, che invece nei lavori per gli adulti non c'è, pieni di contaminazioni come sono, spaziando dalla tragedia greca per tornare alla Jiaba attraverso Artaud e attraverso Alice nel paese delle meraviglie e i suoi conigli. Qui c'è invece una fedeltà assoluta, che si presenta, mi pare, come una forma di rispet_tonei confronti 1 dei bambini. E come se con i bambini non ci si potesse permettere di "giocare" troppo. Con i bambini la riconoscibilità della favole è fondamentale per poter innescare figure e motivi che non potrebbero essere riconosciuti al di fuori di un contesto assolu-
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