ciò, i kaiowas si suicidano lo stesso, soprattutto nei villaggi dove esiste l'attività missionaria. Tra i 38 villaggi esistenti nel paese, ci sono stati suicidi a catena in quattro. Tre di loro hanno una forte presenza missionaria di sette evangeliche. "Sono comunità con forti squilibri sociali e malessere religioso generalizzato dall'attività delle sette", spiega Grumberg. Secondo lui, il problema principale dipende dal fatto che le missioni evangeliche considerano le pratiche religiose indigene come sataniche, comprese quelle destinate alla lotta contro i suicidi. Tanto i suicidi come gli xamas sono ritenuti agenti del demonio che devono essere isolati dai guarani cristiani. Siccome la società guarani funziona sulla base del consenso, secondo Grumberg, questa incomunicabilità interna ha un effetto disgregante sulla società e i suoi individui. "Consta che questi missionari sanno che lo squilibrio creato dalla presenza dei cristiani ha aumentato l'alcolismo e il suicidio, ma pensano che questo sia il prezzo da pagare per la salvezza", rivela l'antropologo. Da nessuna parte, la situazione è tanto drammatica come nelle riserve più antiche del versante brasiliano, dove la mancanza di terre, la sovrappopolazione e la miseria estremizzano tutti i problemi provocati dallo shock culturale e religioso. Il caso più estremo è quello di Dourados, dove vivono circa 8 mila kaiowas e 2 mila tra terenas e fiandevas, disponendo in media di 0,4 ettari di terra coltivabile per ogni indio: la maggiore densità demografica di tutte. E' in questa riserva che si concentra il maggior numero di suicidi: 73 negli ultimi dieci anni, e tredici soltanto nei pnmi nove mesi di quest'anno, di cui cinque adolescenti. La zona è stata definita un "campo di concentramento" dall'allora senatore Severo Gomes. Lì il paesaggio, desolato, è molto simile a quello della riserva di Caarap6: baracche miserabili, circondate da grandi estensioni di campi completamenti spogli. I boschi sono stati distrutti da anni per vendere il legno e non si poté fare l'ultima semina a causa della siccità prolungata, provocata in parte dallo stesso disboscamento. I fiumi, anche se inquinati dalle fabbriche delle città, potrebbero dare un po' di pesce e un po' d'acqua più pulita, nonostante tutto, di quella che rifornisce la riserva, ma sç>no inaccessibili perché per arrivarci si dovrebbero attraversare le fazendas dei bianchi. Per cucinare, le donne devono percorrere distanze che vanno dai due ai cinque chilometri per prendere, con i secchi, l'acqua sporca di una chiusa dove si bagnano gli animali, gli indios e dove tutto il villagsio fa il bucato. Laerte Tetila, consisliere comunale del PT (Partito dei Lavoratori) a Dourados, ricorda che è stato costruito un pozzo semiartesiano di 75 metri di profondità e una cisterna d'acqua con una capacità di 20 mila litri con il progetto finanziato dal governo canadese. Ma il problema non è stato risolto. "Il pozzo e il serbatoio sono pronti da più di un anno. Manca soltanto una pompa e la canalizzazione del villaggio, ma né il comune né la compagnia di bonifica prendono l'iniziativa, tanta è l'indifferenza verso gli indios. L'unica opera fatta recentemente è stata quella di portare l'acqua sporca della chiusa per rifornire l'unità sanitaria", denuncia Tetila. Anche la rete elettrica è già arrivata alle porte della riserva, ma nessuno si è preso la briga di costruirne la ramificazione. La riserva sta appena a 10 chilometri dalla città di Dourados, uno dei maggiori centri produttori di soia e carne del paese, con 200 mila abitanti. Al sabato, i fazendeiros della regione frequentano i ristoranti della città, sfilando per le strade con le loro Mercedes o in lussuose station wagon importate con musica tecno a tutto volume. Intorno, bambini indios sporchi e vestiti di brandelli chiedono elemosina e si ammalano sui marciapiedi. Un indio si avvicina per vendere un arco. Chiede 20 reais, ma è un lavpro malfatto, per turisti. Lui lo sa e abbassa lo sguardo per la vergogna. "Mia figlia è morta, devo seppellirla e non so come fare", si scusa. "Sono venuto a piedi dalla riserva perché non avevo neanche i soldi per l'autobus." Con un totale di 3530 ettari, demarcati nel 1917 dall'allora Servizio di Protezione per !!J.t.NETA TERRA
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