erano bambini. La maggior parte dei casi si concentra nei fine settimana, quando l'alcol, nonostante la proibizione legale, scorre a fiumi nelle riserve ed è comune vedere indios barcollanti ritornare a piedi a casa. Tradizionalmente, i kaiowas usavano alcol nelle situazioni sociali di festa, dove era presente l'elemento religioso: si danzava il rituale Kangui e si consumava la chicha, una bevanda fermentata di mais di basso grado alcolico. Il kangui e la chicha erano considerati medicine per stati depressivi, il che forse spiega la tendenza dei kaiowa all'alcolismo, come una caricatura grossolana delle loro tradizioni. Oggi, nelle riserve più antiche, quasi nessuno più fabbrica la chicha e la maggioranza dei suicidi avviene in stato di ubriachezza. "Prima bevevano pinga solo gli uomini. Adesso la bevono anche le donne e perfino i bambini", racconta Teresa Fernandes, moglie di Silvio, capitano della riserva di Caarap6. Il capitano è l'interlocutore tra gli indios e i bianchi, una figura inventata da quest'ultimi, non tenendo in considerazione l'autorità tradizionale esercitata dai leader religiosi. Tereza racconta che anche lei e suo marito hanno avuto problemi con l'alcool e che perfino i loro figli, di 1O e 12 anni, bevevano. Due anni fa, in una ubriacatura, dopo aver litigato col marito, tentò di uccidersi prendendo la soda caustica. Aveva quasi perso la lingua. All'ospedale, è stata "reclutata" da credenti. "Adesso che abbiamo scoperto Gesù, non beviamo più", racconta, mostrando la capanna dove suo marito celebra culti per il villaggio. Nonostante la convinzione di Tereza di essere sata salvata dalla sua conversione, la forte presenza di sette religiose nelle riserve è indicata dagli antropologi come una delle cause principali dei suicidi. In una cultura nella quale il religioso penetra tutte le sfere della vita, la conversione genera una grande disarticolazione sociale e individuale. Solo nelle riserve di Dourados agiscono 7 sette pentecostali. Nonostante la proibizione della Funai di insediarsi nella riserva dal 1991, le sette approfittano della presenza degli indios in città per convertirne qualcuno, convincendoli a espandere la setta dentro la riserva, facendo diventare le loro case luoghi di cult,o. "La cachaça è il male, la colpevole di tutto", si esalta Luciano Arevalo, un kaiowa che è diventato pastore della chiesa pentecostale Deus é amor (Dio è amore), "gli indios bevono, litigano e poi si uccidono. I fedeli della mia chiesa non bevono, e nessuno di loro si è suicidato." PIANETA TERRA Evangelici Guarani Dentro la modesta casa di legno, che Luciano ha trasformato in un piccolo tempio, illuminato da lampade a gas, un vecchio amplificatore a batterie ritrasmette gli "alleluia" ripetuti all'infinito da una trentina di indios kaiowas e terenas. Il rito dura più di 2 ore. Il ritmo delle preghiere cresce, di tanto in tanto qualcuno grida "Gesù, Gesù", molti sembrano in trance. Alla fine, un aiutante del pastore passa tra gli indios con una Bibbia in mano, raccogliendo la decima, il contributo di 10% dell'affitto che i fedeli si impegnano a donare tutti i mesi per la chiesa. "I pentecostali sono i peggiori perché non amano le altre chiese e per questo provocano _J •,~;: '· l ' - '~ molti litigi tra gli indios. Quando c'è una famiglia che non vuole andare nella loro chiesa, cominciano a dire che è impossessata da satana", racconta Epitacio Souza, figlio di Marçal Souza, leader kaiowa assassinato nel 1983, quando capeggiava la mobilitazione di alcuni villaggi per il riappropriamento dei territori che erano stati annessi alle fazende. "A Dourados, pochi indios r~escono ancora a seguire la loro religione", dice. Oltre alle sette minori, la riserva ospita anche la Missào Kaiowa, presbiteriana, che mantiene un ospedale per gli indios, e i metodisti, che forniscono tecniche agricole e hanno regalato una vacca meccanica che produce latte di soia per i bambini. "I presbiteriani e i metodisti non causano molti problemi perché non si preoccupano tanto nel convertire gli indios ", valuta Epitacio. L'attività delle sette evangeliche nei villaggi è considerata la causa principale dei suicidi degli indios dall'antropologo austriaco Georg Gri.imberg, una delle maggiori autorità mondiali sui guarani. Gri.imberg è arrivato a questa conclusione studiando i suicidi in serie che si sono andati consumando in alcuni villaggi in Paraguay durante l'ultimo decennio. Con una disponibilità di terre per abitante quasi quattro volte superiore a quella dei loro fratelli brasiliani e con territori molto meno devastati, i guarani paraguaiani, autodenominatisi Pai-tavutera ( che significa abitanti del centro del mondo, con allusione alla genesi) non si possono lamentare della mancanza di "spazio vitale". Anche dal punto di vista culturale, la situazione è molto meglio nella parte paraguaiana: il guarani è la seconda lingua ufficiale del paese, insieme allo spagnolo. Nonostante tutto
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