da una parte all'altra della città. In Bosnia Erzegovina posti di blocco fissi sono stati rimossi dall'Ifor, lungo le linee di confine, ma i posti di blocco mobili sono ancora numerosi e frequenti. L'Accordo di Dayton sui diritti umani sembra segnare il passo. Siamo ancora in una situazione di sostanziali violazioni e intimidazioni, di libertà limitata di movimento. Bisogna dare più consistenti risorse umane e finanziarie alle istituzioni previste dagli accordi di Dayton e sostenerle politicamente; è necessario pretendere l'impe~no delle Parti a includere negli ordinamenti il rispetto dei diritti umani come condizione per lo svolgimento delle elezioni; e richiedere alle Parti il rispetto di una piena libertà di movimento, di comunicazione, di informazione, di associazione. Riarmo o disarmo? Recentemente il Summit di Firenze ha raggiunto un importante accordo di limitazione degli armamenti in Bosnia Erzegovina. Infatti l'Accordo prevedeva appunto negoziati (sotto la presidenza dell'Osce) per equilibrare - "al più basso livello possibile" - le armi e la forza militare di ciascuna delle Parti. La storia di questi quattro anni di guerra dimostrano una divaricazione crescente tra gli intendii:n~~ti e gli i?1pegni a?sunti a livello d~ comumta internaz10nale e 1 comportamenti dei singoli paesi. Durante la guerra e in questi ultimi mesi è andato avanti (nonostante quattro anni di embargo) un processo di riarmo e di flusso delle armi in Bosnia Erzegovina e verso l'ex-Jugoslavia. Uno dei primi stanziamenti degli Stati Uniti, dopo Dayton, è stato indirizzato proprio verso la ricostruzione dell'Armja bosniaca, anche con la donazione di materiali bellici e per l'esercito. Il 15 marzo del 1996 la Turchia e gli Stati Uniti hanno organizzato una conferenza ad Ankara dove la prima ha offerto 2 milioni di dollari di aiuti e i secondi 100 milioni di dollari per l'esercito bosniaco. La Russia si è opposta nettamente a questa decisione. I paesi occidentali, islamici, gli Stati Uniti e la Russia hanno continuato a far affluire armi nell'area. Nel traffico sono coinvolte anche organizzazioni criminali e mafiose, che alimentano un commercio sotterraneo e illegale. Una delle condizioni principali per il successo di Dayton è la progressiva smilitarizzazione della Bosnia Erzegovina. Ma questa è una delle parti più deboli e contraddittorie dell'Accordo. Ciò è dovuto al fatto che le principali potenze - citate prima - hanno scelto invece che il disarmo la strada del riarmo - legale o illegale - delle entità della Bosnia Erzegovina. Questa è altra benzina sul fuoco, presagio di future tensioni e di una possibile ripresa della guerra, in condizioni ancora più cruente. Ecco perché bisogna programmare una progressiva smilitarizzazione della Bosnia Erzegovina, vietando per tre anni di avere un'aviazione e limitando a un numero simbolico i mezzi pesanti in dotazione, che in ogni caso dovranno essere immagazzinati in centri monitorati da osservatori, Onu. ♦ DALL'AMAZZONIA: GLI INDIOS CHE VOGLIONO MORIRE Simone BihelerMateos (traduzione di Paola Rolletta e Licia Nogara) Simone Biheler Mateos, giornalista, ha pubblicato questa inchiesta nel novembre scorso sulla rivista brasiliana "Atençào", (anno primo - numero 1). ♦ Le ultime luci del pomeriggio piovoso sono l'unica illuminazione che si infiltra tra le fessure della baracca dei kaiowa. Al rombo dei tuoni e delle gocce che cadono sul tetto di paglia, Hylario fa un discorso veemente in guarani, chiedendo a Nhanderu, il suo dio, l'autorizzazione per parlare sull'onda di suicidi che minaccia il suo popolo. Solo quest'anno ci sono stati 45 casi, quasi metà di loro nella fascia di età tra 9 e 16 anni. La pioggia diventa più forte, lampi tagliano la penombra. Tutto sembra irreale e magico, in questo scenario reso rosso dal fuoco acceso. Un gatto magro dorme in un letto di ceneri mentre la moglie, i figli e un vicino assistono muti alla preghiera. Uno scaffale verniciato mostra i contrasti del contatto culturale: una scatola di detersivo Omo, un radioregistratore e una tv a batteria, una statuetta di ceramica di quelle che si vendono nelle fiere di paese, e altri oggetti che si distinguono nel buio. Alla fine, Hyp6lito comincia a parlare della tragedia del suo popolo, il più religioso popolo indigeno del Brasile. "Stiamo perdendo la nostra cultura, le nostre preghiere. Il mio popolo sapeva cavarsela nella foresta, ma adesso non c'è più foresta, non c'è caccia, e i fazendeiros non ci lasciano attraversare le loro terre per andare a pescare nel fiume." " Per mangiare la carne, l'indio ha bisogno del denaro del bianco per comperarla in città. Prima la gente viveva della terra, ma adesso, non si può coltivare solo con la zappa perché il colonhao (erba da pascolo) che i fazendeiros piantano per il bestiame, invade tutto come una piaga. C'è miseria e fame nella riserva e la maggior parte dei giovani deve lasciare le famiglie per andare a lavorare in fabbrica." H ylario fa una pausa, prima di ricominciare a parlare a bassa voce. "Nessuno capisce i suicidi, ma la gente si rende conto che la situazione dell'indio è triste. Gli indios non seguono più la loro cultura, le loro preghiere, si sentono persi, bevono e non si preoccupano più delle loro famiglie." Scelta definitiva Adesso è sera. Quando Hylario finisce di parlare, la pioggia ha già smesso di cadere e i tuoni rimbombano da lontano. In quel momento esatto, a poco più di 200 chilometri da lì, nel villaggio di Porto Lindo, l'indio Fernando Duarte, di 18 anni, tentava di impiccarsi a un albero. Ubriaco, imitava il gesto di sua soPIANETA TERRA
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