La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 17/18 - lug.-ago. 1996

forniture di energia, la divisione delle entità è impossibile. La logica economica integrativa deve valere non solo per la Bosnia Erzegovina, ma per tutti i paesi dell'ex Jugoslavia, in modo da rafforzare legami e sinergie che ricostruiscano contatti e forme di convivenza tra territori e popoli storicamente connessi. L'Unione Europea, nell'ambito del programma Phare, ha stanziato in questa prima fase 62.5 Mecu per le infrastrutture. L'Italia si è impegnata per circa 70 milioni di dollari (più dei 3.5 della Francia; l'Olanda ne ha stanziati 45, i paesi islamici 167, gli Usa 219) e potrebbe, grazie anche all'esperienza del volontariato e della solidarietà espressa in questi anni, privilegiare l'intervento della ricostruzione sociale (servizi sociali, istruzione, cultura, cooperazione, servizi pubblici locali, ecc.) e coinvolgere l'imprenditoria pubblica locale (Cispe!) e le piccole imprese. Sostenendo anche progetti di enti locali, volontariato, società civile tendenti a ricostruire un tessuto economico e sociale, a livello micro, decisivo per il futuro della convivenza e della pace in Bosnia Erzegovina. Il problema della marginalità, del rientro dei profughi, della condizione degli anziani, del reinserimento dei soldati sarà drammatico: c'è un 70% di disoccupazione e 300.000 soldati rientranti dal fronte saranno alla ricerca di lavoro. Le grandi istituzioni economiche internazionali sembrano privilegiare una ripresa economica classica -oltre al ristabilimento delle infrastrutture- fondata sull'iniziativa privata. Questa via rischia di provocare gravi contraccolpi. L'eredità economico-statale jugoslava e le conseguenze della guerra impongono un'altra strada (una miscela di pubblico-privato-sociale) per evitare che una consistente parte della società bosniaca sia gettata nella disperazione o continui a vivere i prossimi anni solo grazie all'aiuto internazionale. È necessario sostenere una ripresa economica fondata su una logica integrativa e non di rafforzamento nazionale delle singole entità, favorendo uno sviluppo economico fondato sulla ricostruzione sociale e civile e un intervento misto pubblico- 1 rivato-sociale evitando ricette liberistiche c assiche che mal si adattano a un paese uscito dalla guerra e con le tradizioni economico-statali come quello di un territorio ex jugoslavo. Tribunaleper i crimini di guerra Il Tribunale dell' Aja nasce prima degli Accordi di Dayton, ma viene recepito da questi ultimi In questi mesi di realizzazione degli accordi, il Tribunale ha portato avanti la sua attività, fino a quando alla fine di aprile sono iniziati i primi processi contro i criminali di guerra. Il primo processo è stato quello a Dusan Tadic, serbo bosniaco, arrestato tempo prima in Germania. Le autorità della Repubblica Serba di Bosnia continuano a non collaborare con il Tribunale e ~li organismi dei diritti umani. Vi sono molti criminali di guerra residenti nell'entità serbo-bosniaca in libertà e in posti di responsabilità. Ma non sono solo le autorità della Repubblica Serba di Bosnia a non collaborare. Va ricordato che - naturalmente in misura diversa - anche il rifiuto di ammissione al Consiglio d'Europa della Repubblica di Croazia è stato giustificato, tra gli altri motivi, da questa scarsa collaborazione con il Tribunale. Marinko Livaijc, Presidente dell'influente associazione croata Hvidra, ha chiesto "di fermare i processi ai soldati croati per i crimini di guerra; questi sono comprensibili in molti anni di accesa lotta" .E anche nelle altre entità della Bosnia Erzegovina si cerca comunque di nascondere i responsabili di crimini, che hanno collaborato con la conduzione della guerra, soprattutto nei primi due anni. È questo il caso delle autorità erzegovesi. Si pensi, oggi, al capo banda musulmano-bosniaco detto "Paraga", responsabile dell'assassinio dei tre volontari bresciani il 29 maggio del 1993, ancora libero in Bosnia Erzegovina, nonostante sia stato riconosciuto da testimoni, le prove e le denuncie fatte. Nel mese di febbraio 96 il parlamento croato ha discusso una legge per concedere l'estradizione dei criminali di guerra croati ali' Aja. Viene deciso di rinviare d voto a marzo. A marzo il parlamento croato, rinvia ad aprile, la decisione sull'estradizione dei criminali di guerra al tribunale dell'Aja. Nel mese di marzo si susseguono arresti di diversi criminali di guerra. In aprile il Tribunale protesta con la PIANETATERRA

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