so in regioni, cantoni e municipalità croate o musulmane". - Da qui deriva la preoccupazione che Dayton confermi la separazione della Bosnia. Anche la logica delle elezioni si colloca in questo contesto: un voto che rispecchia la proporzione e l'appartenenza etnica. Holbrooke - l'ispiratore e l'architetto degli accordi di Dayton - ha dichiarato il 13 maggio su Time che si sta andando "a una situazione come quella di Cipro e della Corea", dandone la colpa alla mancata attuazione degli accordi. - La popolazione non si sente ancora sicura in questa situazione. Rinuncia a spostarsi da un'entità all'altra. I rischi d'altronde sono altissimi. I posti di blocco fissi sono stati rimossi, ma quelli mobili sono ancora numerosi. Goradze è ancora di fatto isolata. Chi si muove lo fa sotto scorta dell'Ifor. L'influenza nazionalista è ancora molto forte. È significativo un sondaggio (19 maggio) commissionato da "Voice of America"tra i croati di Bosnia: il 76% pensa che ogni etnia in Bosnia dovrebbe avere un proprio stato e il 40% non crede "per nulla" alla convivenza multietnica con le altre nazionalità della Bosnia Erzegovina. Un altro sondaggio di Daily Avaz fatto a Sarajevo, Tuzia e Zenica rileva che il 68% degli intervistati pensa che l'Accordo di Dayton abbia rafforzato l'ipotesi di una divisione etnica della Bosnia Erzegovina. Il passaggio delle elezioni e della restaurazione della vita democratica è una tappa fondamentale per rovesciare l'attuale impasse e il dominio delle leadership nazionaliste. Il rientro dei profughi in condizioni di sicurezza è un punto irrinunciabile, ma va costruito - appunto - in condizioni di sicurezza, non come ulteriore elemento di aggravamento di tensioni e conflitti e a danno e pericolo degli stessi profughi che intendono tornare. Va ristabilita una situazione economica e sociale che benefici le popolazioni civili, non che riproduca meccanismi privatistici di privilegio di alcuni ~ruppi economici che non hanno alcun senso m una situazione di postguerra. Va imposto il princi~ PIANETATERRA pio inderogabile del rispetto dei diritti umani. Vanno sostenute le strutture e le realtà della società civile: media, organizzazioni, comunità che possono ricostruire un tessuto democratico e sociale diverso, premessa per un ricambio politico e istituzionale della Bosnia Erzegovina .. Le elezioni L'Accordo di Dayton prevede elezioni re- ~olari (entro al massimo nove mesi dalla firma) m un clima neutrale e con la garanzia della libertà di stampa e di movimento, assegnando all'Osce il controllo è la supervisione del processo elettorale. L'accordo dà formalmente la possibilità ai profughi di votare nei loro comuni o in quelli di nuovo insediamento. Questa seconda ipotesi sembra di fatto la più probabile. L'Osce ha ammesso "le contraddizioni di questa procedura", ma ha anche ricordato - di fronte alle lamentele del governo bosniaco - che "il governo bosniaco ha accettato a suo tempo queste procedure e adesso ogni cambiamento è impossibile". Si tratta dell'accordo trovato nella riunione del 22 aprile dell'Osce che in sostanza rende molto difficile ai rifugiati di votare nei loro luoghi di residenza e agevola il voto nei nuovi comuni di insediamento. Nella riunione della Commissione Elettorale del 28 maggio scorso è stato detto: "Le elezioni potrebbero tenersi anche prima del 14 settembre. I problemi sono la libertà dei media e di movimento. Soprattutto nell'entità serba, anche se pure nella Federazione non è certo ideale". La International Helsinki Federation, a Vienna, ha detto in questi giorni che "non esiste alcuna condizione per tenere le elezioni a breve termine, anche se sull'Osce ci sono forti pressioni perché le elezioni si tengano, nonostante tutto sembra consigliare di non farle". Il 22 ma~gio il vice presidente della Federazione bosniaca Ejup Ganic ha dichiarato al New York Times che "il governo bosniaco boicotterà le elezioni se i criminali di guerra serbi non saranno arrestati. Solo se cambieran-
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