La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 17/18 - lug.-ago. 1996

"A Città di Castello - diceva - mi piacerebbe che O$ni anno potessero arrivare dai diversi angoli d'Europa, ecologisti, amministratori, responsabili della produzione, insegnanti ed artisti impegnati in progetti concreti di compatibilità ecologica. È li che mi piacerebbe invitare gli amici dell'Est, perchè portino suggerimenti e prendano spunti." Così diceva, due anni prima della caduta del muro di Berlino. "Mi piacerebbe che Città di Castello diventasse, negli anni, una sorta di appuntamento laico paragonabile a quello che per secoli, sul piano religioso, fu l'appuntamento a Santiago di Compostela." In questo sogno quello che vorrei sottolineare era l'idea del cammino , perchè a Santigo di Compostella ci si arrivava a piedi, dopo avere compiuto un lungo percorso. una difficile antinomia. Da una parte, infatti, c'è il desiderio da parte di molti di "continuare in ciò che è giusto" - come ci l\a invitato a fare Alex - cercando di essere testimoni della possibilità reale di operare nel senso della conversione ecologica, intesa come mutamento concreto di atteg$amenti e di comportamenti, dall'altra parte è assai difficile \Jensare di potere fare questo rispettando compiutamente storie e identità altre, rispettando abitudini e comportamenti sedimentati negli anni, che ormai fanno parte dei caratteri delle persone. È possibile essere miti e insieme efficaci sul piano delle trasformazioni personali e collettive? E come? Quando ci chiediamo perchè delle idee apparentemente buone e convincenti stentino a mettere radici, dovremmo sempre ricordarci che noi viaggiamo troppo velocemente. Così facendo, quando arri- ~ viamo in un luogo per proporre qualcosa di nuovo, magari nessuno se ne accorge. Mentre quando chi arriva in una città arriva davvero da l'---'? ~ lontano e porta con sé le trac-~ :: ce dell'esperienza di un lungo ~ viaggio, è più facile che colui ~ .JJ che si vorrebbe fosse pronto ~ ~d a~co&lierlo riponga fiducia 10 .& ~ m lui, gli creda. ~~ Ho riletto recentemente ~ · (r':-) l' Elo~io della mitezza pro- -r2 .»::;,. nunc1ato da Bobbio qualche ~ anno fa. Lì si parla della mi- · (;) tezza come di una qualità in qualche modo antipolitica. Una di quelle virtù che non appartiene a chi esercita il potere. Quel testo mi ha richiamato una frase che Alex ha scritto a conclusione della sua breve autobiografia: "Posso dire che, rifuggendo drasticamente dai salotti e dalle presenze delle persone che mi cercano per qualche mio ruolo, vivo come una delle mie maggiori ricchezze gli incontri, già familiari o no che siano, che la vita mi dona. Vorrei continuare ad apprezzare gli altri ed esserne apprezzato senza secondi fini. Forse anche per questo conviene tenersi lontani da ogni esercizio del potere." L'eredità che ci viene da questa attitudine, scrupolosamente seguita da Alex in tutta la sua vita, ci si presenta come Alex raccontatore di storie Un altro carattere straordinario di Alex era quello di essere un grande ·raccontatore di storie. Una delle gioie più grandi, quando lo incontravo, era quella di ascoltare i suoi racconti di storie del mondo. Ho ascoltato da lui storie di paesi che non hanno posto sulle carte geografiche (erano i luoghi e i popoli che Alex più amava...) e ricordo nitidamente come mi parlò del suo Sud Tirolo. I suoi racconti erano sempre pieni di personaggi veri, vivi, descritti a tutto tondo, irriducibili nelle loro diversità che Alex sapeva cogliere e tratteggiare con abilità. Conosco un solo scrittore capace di raccontare il presente del mondo con altrettanta nitidezza, cura dei particolari e profondità culturale: è Riszard Kapuscinski, un giornalista-scrittore polacco. Questa qualità ora ci manca moltissimo perchè spesso coloro che fanno politica sono tra quelli che meno sanno raccontare - e dunque ascoltare - storie. Su questo piano il vuoto culturale che Alex ci lascia è profondo. Utopia e necessità di radici In una re$istrazione di un intervento d1 Alex del 1988, intervento fatto a una assemblea del Movimento di Cooperazione Educativa intorno ai temi della Fiera che si stava inaugurando, Alex parlò con forza contro l'utopia. "L'utopia - diceva - è un modo di spostarsi in avanti, mutare di () b t,,;J <J r <fj luogo. Ma l'esperienza, anche l'esperienza della trasformazione, ha biso$no di luoghi concreti. E criticava, in quell'intervento, l'incapacità troppo spesso presente nella sinistra, di rispettare le particolarità dei luoghi, le tradizioni, le esperienze consolidate, in nome di progetti magari giusti, ma privi di radici. In quell'occasione Alex confessava la sua difficoltà, come politico, di sentirsi legato a un territorio e di potere narrare una sua storia, che non fosse solo e necessariamente collezione di storie di altri. Questa è un'altra delle eredità irrisolte che Alex ci lascia. Infatti, nel mondo, c'è sicuramente molto bisogno di persone che viaggino, connettano, mettano in collegamenYQQ.

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