FV. Questa un 'affermazione che ritorna nei tuoi libri: la necessità per la classe lavoratrice di tornare alle origini.. Sì, è proprio così. Qui alla London School of Economics, ho fatto delle lezioni su questo tema, sulle mutue assicurazioni, le assicurazioni mediche e contro gli incidenti sul lavoro, le pensioni eccetera. Nei primi anni del diciannovesimo secolo la nuova classe lavoratrice . . . . . . . mise ms1eme 1suoi magn nsparm1 per cominciare questi movimenti. I Fabiani furono i fondatori di queste istituzioni ma poi cento anni fa hanno voluto che fosse lo stato a far tutto e così degradarono questi tentativi solidaristici. Ora, con lo stato che controlla tutto, è relativamente facile distruggere tutto come vogliono i Conservatori. Perciò credo che tu abbia ragione: bisogna ricominciare da capo a organizzare nuove iniziative di mutuo appoggio. GC. Ma la società è diversa ora... molto più individualistica e competitiva. Ora sarà molto più difficile, perché la società ora è disgregata. Questo è molto interessante. In molti miei libri io parlo della storia del movimento degli " allottments", degli "orti urbani". In questo paese si tratta di una tradizione della classe lavoratrice che ora è sotto minaccia perché le terre vengono cercate per altri usi e ognuno compra nei supermercati e non coltiva gli ortaggi per il proprio uso. Ma si sta verificando un revival, come ho potuto verificare in alcune mie ricerche recenti sui movimenti degli "orti urbani". Ho notato che i migliori coltivatori, coloro che avevano prodotto le migliori carote, quelli che vincevano i premi ... erano immigranti dall'Italia, cosi come è avvenuto in Italia fra i lavoratori che sono venuti dal profondo Sud, dalla Sicilia ... Questi uomini assunti in qualche lavoro pesantissimo alla Fiat li ritrovi poi a cercare un pezzo di terra nei dintorni di Torino per mettersi a coltivare qualche cosa ... esattamente come si può vedere nel Galles meridionale o nel Bathshire dell'industria dei laterizi. Ma in questo contesto, se abbiamo tempo, vi potrei raccontare una bella storia. Fra i rifugiati spagnoli, rifugiati dalla Spagna nel 1939 dopo la fine della guerra civile, c'era un certo Espada. Il signor Espada, un rifugiato dalla Spagna, era in realtà un italiano. Penso che il suo nome fosse Spada e non Espada, aveva ispanizzato il suo nome perché era assennato mimetizzarsi come spagnolo fra i rifugiati perché altrimenti nel 1940-41 sarebbe stato deportato ... e forse sarebbe potuto essere anche una di quelle persone che sono morte quando la nave che trasportava gli italiani in Australia fu colpita da un siluro tedesco. Era un orticoltore, aveva un certificato ottenuto a Palermo come orticoltore, ma naturalmente non lo aveva preso con sé quando era partit 0 0 per combattere per la Repubblica in Spagna ... anzi per gli anarchici. Ogni anno durante la guerra, quando c'era un grande sforzo per la vittoria e la coltivazione degli orti era incoragJ.EZlQf:il giata perché la Gran Bretagna importava prodotti alimentari, il sindaco del posto dove viveva il Signor Espada dava premi per il miglior orto. E ogni anno i premi venivano vinti dal signor Espada. Lui però si arrabbiava anche molto, perché avrebbe voluto mostrare alle autorità che aveva un bel diploma di orticoltore ma non poteva perché il suo certificato era a Palermo e non poteva ricuperarlo. Era solito dormire nel suo orto perché temeva atti di sabotaggio ai suoi enormi cocomeri ... perché lui coltivava molti ortaggi di origine non inglese. Era molto divertente parlare con questi orticoltori: una cosa che abbiamo trovato è una grande varietà etnica, nel movimento degli orti urbani. Persone dai Caraibi, per esempio, spesso si erano associate perché i prodotti che volevano coltivare non si potevano trovare nei negozi. Similmente, mi ricordo che mi dissero che a Birmingham, durante la terribile siccità del 1976, gli orticoltori del Bangladesh usarono le loro tecniche per risparmiare acqua costruendo minuscole barriere individuali intorno alle piante per garantire che la poca acqua disponibile non si disperdesse. Di regola gli orticoltori inglesi hanno imparato dai loro vicini del Bangladesh e del Pakistan. In ogni caso questa era la storia! FV. ·Quali sono gli intellettuali inglesi con cui sei in contatto? Ben pochi. Conosco bene Paul Thompson, che studia storia orale, e una sua collaboratrice, Luisa Passerini di Torino. Sono amico del fondatore dello "History Workshop Journal". Inoltre ho collaborato a un libro sul vandalismo con Stanley Cohen, un professore di criminologia della Hebrew University di Gerusalemme, in Israele. Cohen è molto filo-arabo e la vita per lui in Israele non è facile. In realtà io vivo piuttosto appartato, non ho conosciuto molte persone famose! FV. Ho visto che citi in tuo libro citi Ernest Gellner, che è stato pubblicato diverse volte su "Linea d'ombra". Gellner è morto recentemente. È stata una grande perdita. FV. In Gellner c'era una venatura anarchica, credo. Lo credo anch'io. Gellner - che insegnò qui alla London School of Economics per vent'anni - è stato molte cose, filosofo, antropologo, sociologo, studioso del mondo arabo. Io cito il Gellner antropologo, lo studioso dei berberi dell'Africa del Nord. Gellner è una grande fonte per capire come le società senza stato possano funzionare. Insomma, siamo giunti di nuovo al punto di partenza: la vita dentro i limiti imposti dallo stato non è l'unica possibile. ♦
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