L. 9.000 n.17/18, luglio-agosto 1996 LA TERRA VISTA DALLA LUNA RIVISTA Dl·.ll'INTLRVLNTO SOCIALI-: Terra: Amaz nella ex J ugos à/Noi --~ --- MENSILEDIRETTODA GOFFREDOFOFI --• . Colin Ward: Tutto è da reinventare
• Narrativa Hans Magnus Enzensberger Abbasso Goethe! Prefazione di Camilla Miglio pp. 96, L. 18.000 Saggi Hans Immler Economia della natura Produzione e consumo nell'era ecologica Prefazione di Piero Bevilacqua Traduzione di Sandra Bertolini pp. xxxn-112, L. 32.000 DONZELLIEDITORE ROMA mtluinalibri Carlo Fumian Possidenti Le élites agrarie tra Otto e Novecento pp. 208, L. 35.000 Lo stato sociale in Italia Rapporto annuale Iridiss-Cnr 1996 A cura di Enzo Bartocci pp. 320, L. 35.000 RifJiste Meridiana, n. 25 Antimafia Rivista quadrimestrale di storia e scienze sociali L. 33.000 Libri di idee
LA TERRA VISTA DALLA LUNA ·Rivista dell'intervento sociale ~ N. 17/18, luglio-agosto 1996 VOCI Rinaldo Gianola, I "Liberal" visti dalla Luna (11), Neliana Tersigni, Israele: la vittoria di Netaniahu (12), Franco Lorenzoni, La difficile eredità di Alex Langer (14), Federica Bellicanta, Notizie dal Nordest (17), Giancarlo De Cataldo, Federalismo e no. Una lettera (19), ,, Gianfranco Bettin, Federalismo e no. Una risposta (20), Maria Di Carlo, Nino Rocca, Il centro San Saverio a Palermo, dieci anni di vita (60), Lisa Ginzburg, "Si può", un libro sull'handicap (63), Monica Nonno, Una •rivista dal carcere (65). ARTEEPARTE. Romeo Castellucci, a cura di G. Fofi, Teatro e fiaba (34), Fabrizio Orlandi, Ubu in Bolivia (37), Emiliano Morreale, Kiarostami e il realismo (39), Goffredo Fofi, Dead Man, via dalla civiltà (41). SCUQLA. Claudio Lolli, Marta e Isabella (48), Nicola De Cilia, Sul fare film a scuola (50). IMMIGRATI. Massimo Todisco, a cura di F. Carchedi, Dopo il decreto (54), Gilda Terranova, Una città come le altre. Le esperienze di don Meli a Palermo (58). LEZIONI Colin Ward, a cura di G. Cingolani e F. Varese, Tutto è da reinventare (2). PIANETA TERRA EX JUGOSLAVIA-AMAZZONIA Giulio Marcon, Problemi della pace nella ex Jugoslavia: gli accordi di Dayton (21), Simone Biheler Mateos, Dall'Amazzonia: gli indios che vogliono morire (27). BUONI E CATTIVI GLI ZINGARI , Filippo La Porta, Considerazioni di un impolitico (43), Giorgio Trentin, Public Enemy (44). SUOLE DI VENTO "La terra", Un premio diverso da tutti (67), Federico Luisetti, Riviste universitarie a Torino (68), I Draghi Locopei, Una biblioteca a Palermo (71), Luca Rossomando, Teatro per bambini a Napoli (73), Mila Di Francesco, La radio a scuola, a Mestre (74), Carmelo Argentieri, Le creature, a Firenze (76). IDEE Franco Cassano, a cura di Oscar Iarussi, La modernità vista dal Sud (78). IMMAGINI In copertina, una foto di Silva. I disegni che illustrano questo numero sono di Tullio Pericoli. Le foto alle pp. 22, 25, 26 sono di Gilles Peress; a p. 28, di Cornell Capa; alle pp. 31,33 di René Burri; alle pp. 45 e 47 di]osef Koudelka (© Magnum/Contrasto). Direttore: Goffredo Fofi. Comitatodirettivo: Damiano D. Abeni, Guido Armcllini, Marcello Benfante, Giorgio Cingolani, Giancarlo De Cataldo, Giancarlo Gaeta, Piergiorgio Giacchè, Vittorio Giacopini, Rinaldo Gianola, Roberto Koch, Stefano Laffi, Franco Lorenzoni, Giulio Marcon, Roberta Mazzanti, Maria Nadotti, Marino Sinibaldi. Collaboratori: Roberto Alajmo, Vinicio Albanesi, Ada Becchi, Federica Bellicanta, Stefano Benni, Gianfranco Bettin, Alfonso Berardinclli, Andrea Bcretta, Andrea Berrini, Giacomo Borella, Marisa Bulgheroni, Massimo Brutti, Mimmo Càndito, Francesco Carchedi, Franco Carnevale, Francesco Ccci, Luigi Ciotti, Giancarlo Consonni, Paolo Crcpct, Mirca Da Pra, Zita Dazzi, Stefano Dc Matteis, Marcello Florcs, Grazia Fresco, Rachele Furfaro, Alberto Gallas, Fabio Gambaro, Saverio Gazzclloni, Bianca Guidetti Serra, Gustavo Herling, Filippo La Porta, Daniela Lcpore, Luigi Manconi, Ambrogio Manenci, Bruno Mari, Paolo Mcrcghctti, Santina Mobiglia, Giancarlo Mola, Giorgio Morbello, Cesare Moreno, Emiliano Morrealc, Marco Mottolese, Grazia Neri, Monica Nonno, Sandro Onofri, Raffaele Pastore, Nicola Pcrrone, Giuseppe Pollicelli, Silvana Quadrino, Georgctte Ranucci, Luca Rastello, Angela Regio, Luca Rossomando, Bardo Sccbcr, Francesco Sisc1,Paola Splendore, Andrea Torna, Alessandro Triulzi, Luigi Vaccari, Giacomo Vaiarelli, Federico Varese, Tullio Vinay, Emanuele Vinassa dc Regny, Paolo Vincis. Grafica: Carlo Fumian. Redazione: Alessandra Francioni (segretaria), Claudio Buttaroni, Monica Campardo, Marco Carsctti, Michele Colucci, Elena Fantasia, Carola Proto. I MANOSCRl'l"l'I NON VENGONO RESTITUITI. DEI TESTI STRANIERI DI CUI LA RIVISTA NON t STATA IN GRADO DI RINTRACCIARE GLI AVENTI DIRITTO, CI DICI IIARIAMO PRONTI A OTTEMPERARE AGLI OBIH.IGI Il RELATIVI. La Terra vista dalla'Luna iscritta al Tribunale di Roma in data 7.7. '95 al n° 353/95. Direttore responsabile: Goffredo Fofi Edizioni La Terra vista dalla Luna s.r.l. Redazione e amministrazione: via Mentana 26, 00185 Roma, te!. 06-4467993 (anche fax). Distribuzione in edicola: SO.Dl.P. di Angelo Patuzzi spa, via Bettala 18, 20092 Cinisello Balsamo (Ml), te!. 02-660301, fax 02-66030320. Stampa/Sti!Graf della San Paolo Tipografica Editoriale - Via Vigna Jacobini 67/c - Roma Finito di stampare nel mese di luglio 1996
LEZIONI Colin Ward TUTTO DEVE ESSERE REINVENTATO Colin Ward a curadi GiorgioCingolani e FedericoVarese L'intervista a Colin Ward è stata effettuata il 15 Aprile 1996 a Londra in un saletta della London School of Economics, presso cui in questo anno Ward è Visiting Centennial Professor. Questo testo è una trascrizione parziale della nostra conversazione/intervista che però riteniamo sufficiente a presentare anche se soloper accenni e suggestioni il pensiero e la vasta attività di Colin Ward. Nato nel 1924, Ward è da oltre mezzo secolo un "maestro" che con voce sommessa ma assai autorevole è intervenuto sui principali temi sociali ed ecologici della nostra epoca. A 16 anni, al suo terzo lavoro dopo aver abbandonato la scuola un anno prima, entrò a far il "ragazzo di bottega" nello studio di un architetto che era stato un allievo e poi un collega di W.R. Lethaby nei primi anni della Scuola Centrale di Arts and Crafts. A partire dal 1947 fino al. 1960 è stato redattore del settimale anarchico inglese "Freedom ", stabilendo contatti anche con architetti italiani, Carlo Doglio e Giancarlo De Carlo, e avendo rapporti con il movimento di "Comunità" di Adriano Olivetti. Nel 1961 Ward ha fondato il mensile "Anarchy" che ha diretto fino al 1970. Dal 1971 al 1979 è stato responsabile del "Bulletin of Environmental Education". Negli anni Settanta inizia un 'intensa attività di publicista scrivendo libri che si basano sulla sua vasta esperienza di urbanista e insegnante anarchico. Sono di questo periodo due libri scritti pe~ la collana Connexions della Penguins Book diretti ad adolescenti: Violence e Work. Di quest'ultimo, che ha avuto varie ristampe durante tutti gli anni Settanta, Colin Ward è molto orgoglioso. Afferma nell'introduzione di un liJ..lill.QJil bro recente su i suoi maestri (lnfluences. Voices of Creative Dissent, Green Books 1991): ".... ritengo che il mio sia stato il solo libro onesto sul 'lavoro' che fosse stato scritto fin a quel momento. Fra i suoi libri di publicistica più interessanti vanno messi quelli che si occupano di come le persone tendono a usare il territorio, l'ambiente rurale e urbano, in modo non ufficiale e a volte contro le regole ufficiali dello stato, per modellarlo secondo i propri bisogni. Ha scritto di "orti urbani", di "occupazione di case", di autocostruzione, di vandalismo eccetera. Come publicista ha attualmente una colonna settimanale, Fringe benefits, sul "New Statesman & Society" e una colonna mensile, People anfd Ideas su "Town & Country Planning", oltre a collaborare con il quotidiano "The Guardian". Nel 1994 gli è stato conferito il dottorato honoris causa dall'Università del Middlesex. _I volumi pubblicati da Colin Ward: Violence, Penguins; Work, Penguins; Anarchy in Action, Allen and U nwin 1973, ristampato recentemente da Eleuthera (1996) con il titolo La pratica della libertà. Anarchia come organizzazione; Vandalism ,(Ed.) Architectural Press 1973; Streetwork: The Exploding School (con Anthony Fyson), Routledge 1973;Tenants take over, Architectural Press 1973; Utopia, Penguin 1974; Housing. An anarchist Approach, Freedom Press 1976; British School Buildings: Designs & Appraisals, (Ed.), Architectural Press 1977;The Child and the City, Architectural Press 1978; Art and the Built Environment, con Eileen Adams, Longmans 1982; Arcadia for Ali: The Legacy of the Makeshift Landscape, con Dennis Hardy, Mansell 1984; When we Build Again, Lets Having Housins That Works, Pluto Press 1985;Goodnight Campers! The History of the British Holiday Camp, con Dennis Hardy, Mansell 1986; Chartres: The Making of a Miracle, Folio Society 1986; A Decade of Anarchy,( a cura di), selezione di articoli dal mensile "Anarchy" 1961-70, Freedom Press 1987; The Allotment: lts Landscape and Culture, con David Crouch, Faber and Faber 1988; The Child and the Country, Robert Hale 1988, Bedfortd Square Press 1990; Welcome Thinner City, Bedfortd Square Press 1989;Undermining the Centrai Line, con Ruth Rendell, Chatto and Windus 1989;Talking Houses, Freedom Press 1990; lmages of Childhood, con Tim Ward, Alan Sutton 1991; Freedom to Go: After the Motor Age, Freedom Press 1991, anche in versione italiana: Dopo l'automobile, Eleuthera 1992; Influences: Voices of Creative Dissent, Green Books 1992; New Town,Home Town:The lessons of Experience, Gulbenkian Foundation, 1993; Talking Schools, Free-
dom Press 1995; Reflected in Water: A Crisis of Socia/ Responsibility, Cassell. 1996. ♦ Federico Varese (FV). Volevamo iniziare questo incontro con una domanda sui tuoi "maestri", buoni e cattivi. La migliore risposta è il mio ultimo libro, lnfluences. Voices of Creative Dissents (Green Books, Londra 1991) una serie di brevi ritratti di quelli che considero i miei maestri. Quanto ai cattivi maestri, non ne ho avuti, oppure, se li ho avuti, li ho ignorati. Gioi:gio Cingolani (GC). Per cattivi maestri intendiamo pensatori che hanno tradito la tua buona fede, quando eri giovane. Tutti noi, da giov4ni, siamo stati innamorati di intellettuali che poi ci hanno tradito ... Allora Giorgio, raccontami tu dei tuoi cattivi maestri ... GC. Temo sarebbe una storia troppo lunga, che passerebbe attraverso intellettuali di origine cattolica, dirigenti del Partito comunista, della Cgil... Preferisco dunque soffermarmi sulle buone influenze intellettuali. Non appartengo al mondo accademico, a 15 anni ho abbandonato la scuola e ho dovuto trovare i miei padri intellettuali da solo. Vi farò un breve ritratto di tutti i miei eroi. Nessuno dei miei buoni maestri ha mai fondato un partito politico, nessuno ha mai iniziato una guerra, né partecipato a un governo. Nessuno di loro ha mai ispirato gli altri a odiare. Tutti mancavano in maniera assoluta di una "cultura imprenditoriale". Questo è il genere di persone che sono state importanti per me. Ho poi diviso questo mio libro per temi. Sono debitore per le mie idee ti sul sistema educativo all'anarchico inglese del diciottesimo secolo William Godwin e alla fondatrice del pensiero femminista britannico, Mary Wollstonecraft, i genitori di Mary Shelley, l'autrice di Frankenstein; mentre debbo ad Aleksandr Herzen le mie idee politiche. FV. Herzen è un grande pensatore politico, purtroppo poco noto in Italia. Adelphi ha pubblicato di recente Dall'altra sponda. Impiegai quasi un anno a leggere la sua autobiografia, Passato e pensieri. Dall'altra sponda è un avvertimento per tutti quei movimenti di origine marxista che credono all'inevitabilità storica, all'idea che la storia avviene a cicli. Demolisce l'idea che i movimenti debbano lavorare sempre per un futuro di la da venire. Vi leggo una frase profetica:"Se il progresso è uno scopo, allora per chi lavoriamo? Chi è questo Moloch che, man mano che i lavoratori si avvicinano, svanisce anziché ricompensarli, e per consolazione alle folle sfinite e votate alla morte che gli gridano morituri te salutant, null'altro sa fare che rispondere con amaro sberleffo che dopo la loro morte sulla terra tutto sarà bellissimo?" Basta questo a demolire marxismo, leninismo, trotskismo, stalinismo. È questo che mi piace soprattutto di Herzen. Ha vissuto anche qui a Londra, dove pubblicava una rivista che lo fece diventare un uomo molto ascoltato in Russia. Herzen è il pensatore politico piu sottile che ho letto. Ovviamente, si dedicò con fervore al tema centrale del suo tempo, la liberazione dei servi in Russia, e alla comunità contadina più in generale. FV. Hai anche maestri di economia, sociologia e architettura? Un altro russo, Petr Kropotkin, ha avuto grande importanza per me. Kropotkin è un J.fJJ.f2l:!J.
personaggio meno affascinante di Herzen, era per certi versi un vittoriano dogmatico e moralista. Inoltre era molto meno ottimista di Herzen. Eppure il suo libro, Campi, fabbriche e officine è fondamentale. Di tutti gli scrittori anarchici, egli è quello che anticipò con grande lucidità il problema ecologico. Martin Buber è il mio maestro in campo sociologico. Spesso Buber viene considerato solo un teologo, ma egli stesso disse: "Non sono un uomo di Dio, sono un razionalista." Credo che dicesse queste cose per far arrabiare i religiosi, poiché gran parte del suo lavoro è dedicato alla religione, e non tanto all'ebraismo, ma al cristianesimo. Il Bu ber pensatore ebreo è letto soprattutto dai cristiani, infatti egli era ben poco amato in Israele, poiché non era un fautore dello stato d'Israele. Egli voleva che arabi ed ebrei fossero cittadini di uno stesso stato. Già nel 1920 diceva ai sionisti che se gli ebrei non impareranno a convivere con gli arabi, si troveranno in uno stato di guerra senza fine, e sappiamo quanto egli avesse avuto ragione. Ma non è per questo che lo considero un mio maestro di sociologia. Il suo saggio sociologico che piu mi ha colpito si intitola Societa e Stato. Come ogni sociologo che si rispetti, egli distingue Stato e Societa. Giunge poi a sostenere che esiste una relazione inversa tra Stato e Societa. Quando lo Stato è forte, la Societa è debole, i rapporti tra esseri umani si indeboliscono. Sembra un'osservazione ovvia, eppure non conosco nessun altro sociologo che mette in luce in modo cosf chiaro la relazione tra Stato e Societa. Alla luce di Buber, è possibile capire perché nella Germania nazista o nella Russia stalinista tutto doveva es~ere nelle mani dello stato, a cominciare dagli orti familiari - quelli che in italiano si chiamano, credo, gli J,J;l1QJ:!J_ "orti urbani", gestiti da piccoli gruppi sociali. Come forse sapete, ho lavorato a lungo nell'ambito della pianificazione urbana e architettonica, e dunque ho anche un maestro architetto. Il suo nome è Lethaby, è morto nel '31, un filosofo dell'architettura inglese. Apparteneva al movimento "Arts and Crafts" 1 • Era l'equivalente di William Morris. L'altro mio maestro in questo campo è Walter Segai, un rifugiato anglo-tedesco morto dieci anni fa. In questo paese sviluppò. un sistema di costruzione che descrivo spesso, il quale in sostanza permette a persone molto povere di avere un tetto. Vi rimando al mio libro (Influences ... ) per maggiori dettagli. Ho lavorato molto anche con un architetto italiano, Carlo Doglio, un caro amico che è morto l'auno scorso. Doglio apparteneva all'epoca eroica dell'architettura anarchica del dopoguerra. Fu il direttore della rivista anarchica "Volontà", ed era in contatto con un capitalista illuminato, Adriano Olivetti. Doglio, insieme ad altri, come Ugo Fedeli, lavorò per Olivetti e anch'io ebbi modo di incontrarlo. Olivetti era una persona molto piacevole, credo sia morto in Svizzera, mentre viaggiava in treno, segno forse che non passava molto tempo nel jet-set internazionale ... I miei maestri in questo campo sono in realtà più di uno: Patrick Geddes, per esempio, uno scozzese amico di Kropotkin, e lo scrittore e poeta Paul Goodman. Insieme al fratello, Goodman scrisse un libro Communitas, che non mi stanco mai di raccomandare, credo sia stato pubblicato anche in italiano. Goodman era un urbanista pratico, empirico, come credo di essere anch'io. FV. Ci sono anche importanti influenze letterarie? Oh, il mio romanzo favorito è Le avventure di H uckleberry Finn. Permettetemi di darvi una lista di piccoli libri che ho curato per un piccolo editore inglese, Folio, che produce libri molto ben fatti, per chi ama i libri. Tra i libri che ho curato per loro c'è anche Le avventure di Huckleberry Finn. Ho anche curato per loro le memorie di Kropotkin. -FV. Vedo che hai curato anche Walden di Thoreau. Certo, Walden è un testo splendido, terribile di anarchia individualistica, non è vero? Comunque, il mio romanzo favorito è Le avventure di Huckleberry Finn. Mi sembra che i più grandi scrittori americani del diciannovesimo secolo fossero degli outsiders, dei marginali rispetto alla società. Mark Twain, il quale divenne importante solo molto tardi, Thoreau, che viveva sulla spiaggia, Walt Whitman e
Herman Melville erano tutti marginali rispetto alla società. Quanto ai cattivi maestri, come vi dicevo prima, ho avuto la fortuna di non essere passato attraverso i canoni tradizionali della cultura scolastica e dunque vi sono moltissimi libri che non ho mai letto. Molti libri poi non li ho letti perché amo leggere libri semplici. FV. Dopo gli autori, vorremo sapere dei concetti, delle idee che ammiri soprattutto. Cosa permette a una comunita di funzionare? Questa è una questione centrale e il concetto di "mutuo appoggio" di Kropotkin è importante. Esso fa riferimento al fatto che nelle società umane gli individui possono cooperare ·senza bisogno dell'intervento dello stato. Lo scopo dei governi è quello di impedire agli uomini di cooperare spontaneamente, di impedire loro di sviluppare la capacità di cooperare tra loro. Il trionfo dei valori del mercato, non solo in Inghilterra, ma in tutto il mondo riporta la civiltà umana indietro di molte generazioni. Dopo tutto, nella società inglese, siamo gia passati attraverso qualcosa di molto simile, basta leggere gli economisti classici ....Il laissez /aire, il libero mercato dell'inizio del diciannovesimo secolo ha prodotto gli orrori della rivoluzione industriale, colera, malattie. Il miglior libro sugli effetti del libero mercato è stato scritto da uno di miei autori "non-letti", Engels, Le condizioni della classe operaia nel 1848. Riscoprire l'ideologia del laissez/aire nel tardo ventesimo secolo è un terribile colpo per la civiltà umana, in questo paese e altrove. Basti vedere cosa avviene allo stato sociale, alle ferrovie, dove oggi i viaggiatori sono dei clienti. Cosa altrettanto grave è l'imbarbarirsi della lingua che parliamo. Il linguaggio del mercato penetra dappertutto, anche nelle università, che sono costrette a predisporre delle "strategie commerciali". La cultura e l'istruzione si commercializzano. Tutto ciò è segno di inciviltà, contraddice il Kropotkin del mutuo appoggio. Sta poi avvenendo una ulteriore "double talk" (secondo la neolingua di Oceania ) alla Orwell. La signora Thatcher invoca "la riduzione dalla presenza dello stato nella Societa". Sembrerebbe di sentir parlare un anarchico, ma in realtà avviene il contrario. Ripeto spesso che gli inglesi credono che il paese piu centralizzato in Europa sia la Francia. Spesso gli inglesi si divertono a ricordare che il ministro dell'educazione in Francia sa in ogni momento cosa si insegna in ogni scuola del paese. Bene, questa è una superstizione: in Inghilterra, il governo conservatore ha imposto il "curriculum nazionale", proprio quel governo che crede alla libertà e alla riduzione della presenza dello stato nella società. Questi sviluppi sono in piena contraddizione con gli ideali in cui credo, con il tipo di societa in cui mi piacerebbe vivere. FV. Ho due domande teoriche, se mi permetti. La prima riguarda il cosidetto "free rider", quell'esempio fittizio usato molto da sociologi ed economisti del viaggiatore che sale su un 'autobus e non paga il biglietto. La cooperazione funziona alla perfezione se tutti cooperano, ma molti consumano risorsepubbliche, senza porsi il problema di dover contribuire alla creazione di tali risorse (pagare le tasse, /are il servizio civile, etc.). La seconda riguarda la tecnologia. Mi sembra che nel tuo libro La pratica della libertà. Anarchia come organizzazione (Eleuthera, Milano 1996), vi sia un atteggiamento ambiguo verso la tecnologia. Circa la tecnologia, dirò, per semplicità, che essa è neutra, dipende da come viene usata. Per quanto rigurda il "free rider", credo che la pressione sociale possa spingere un tale individuo a comportarsi in modo sociale, altruistico. Colui che vuole essere accettato in una società deve comportarsi in maniera sociale. Alcuni anarchici non sono disposti a sostenere una tale tesi perché credono che essa limiterebbe la libertà dell'individuo. Io al contrario sono favorevole a limitare la libertà di questi individui. È proprio nella societa del libero mercato che i "free riders" vincono. Il libero mercato è la società ideale per coloro che non hanno il senso del loro obb,ligo verso gli altri. Posso fare un esempio tratto dal mio ultimo libro sul tema della casa, un tema di cui sono diventato una sorta di specialista. Naturalmente, sono sempre stato a favore delle cooperative. Quando cominciai a occuparmi di questi temi, in Inghilterra c'erano solo due cooperative di questo genere, oggi ce ne sono migliaia. Durante la preistoria del movimento cooperativo per la casa esisteva un'associazione, la "Student Cooperative Dwelling". Immediatamente si pose il problema di coloro che non pagavano l'affitto al segretario dell'associazione (il segretario era un ruolo a rotazione, e aveva il compito di raccogiiere gli affitti). Cosa fare con questi "free riders"? La risposta era semplice: se il membro della coperativa aveva dei genuini problemi economici, tutti erano disposti ad aiutare, ma se spendeva tutti i suoi soldi in cd, stereo o cose del genere, la pressione sociale verso costui cresceva. Questa è la mia soluzione nei confronti del "free rider". La cosa che mi ha sempre fatto molto impressione dell'Italia è come la vita continui nonostante i pessimi gov emi che avete avuto, credo vi sia molto da imparare circa la piccola imprenditoria dell'Italia centrale, le reti di relazioni cooperative. Vi volevo dare questo libretto Welcome thinner city, Urban survival in the 1990s (Bedford Square Press, 1989) dove cercò di dare un'interpretazione anarchica del fenomeno della piccola industria, dell'artigianato e delle cooperative del Nord Italia. GC. Tali reti di cooperazione sono costitute in gran parte da individui che non hanno molto senso del loro dovere civico, cercano di evadere le tasse e non si preoccupano troppo dell'inquinamento prodotto dalle loro attivitd. Proprio quei piccoli imprenditori - per esempio i produttori di scarpe - sono i maggiori responsabili dell'inquinamento delle zone dove opeliZ1Q1!l
rana, nella regione Marche, la mia regione.... La fase successiva per questi piccoli imprenditori è quella di cooperare per risolvere il problema dell'inquinamento. Essi dimostrano di essere in grado di cooperare per quanto riguarda altri aspetti della loro attività economica. Per esempio appartengono a cooperative finanziarie. Inoltre, le associazioni ambientaliste devono fare pressione su questi piccoli imprenditori affinché smettano di inquinare. La pressione sociale è un antitodo potente contro comportamenti egoisti. Ho scritto di recente una recensione al libro di Robert Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane (Mondadori). In base ai risultati di vari sondaggi, Putman ed i suoi collaboratori (R. Leonardi e R. Nanetti) mostrano come l'Emilia Romagna sia una regione con tradizioni civiche piu forti di altre. Io ho cercato di trarre qualche lezione da questo libro per l'Inghilterra, come cerco di trarre lezioni utili dall'esperienza svizzera. GC. Vale la pena di continuare ad analizzare l'esempio dei piccoli imprenditori del centro-nord Italia. Questi imprenditori hanno dimostrato di essere estremamente individualisti. Grazie alla loro assenza di scrupoli sociali, hanno accumulato una discreta fortuna economica, a spese del territorio dove operavano. Il tutto è avvenuto, soprattutto in regioni come le Marche, che conosco bene, con l'appoggio della Democrazia Cristiana. Come spieghi la contraddizione tra questi comportamenti anarcoindividualisti con la mancanza di senso civico? La precedente cultura contadina aveva un maggiore senso del bene comune, imponeva vincoli allo sfruttamento del territorio. I Questo è un quadro del Sud che· Putman e Leonardi danno. Ho un amico italiano - il direttore di una rivista anarchica - che paga scrupolosamente le tasse. Egli non ama una societa fatta di furbi, di "free riders". Per quanto riguarda l'inquinamento, sono favorevole al boicottaggio dei consumatori verso le imprese che inquinano, come accadde qui in Inghilterra contro la Shell e la British Oil Company, che inquinavano il mare del Nord. Allo stesso modo, gli allevatori inglesi hanno dovuto smettere di dare mangimi pericolosi per la salute dell'uomo alle loro mucche ... GC. A dire il vero, è stata la commissione dell'Unione europea a impedire gli inglesi di vendere la loro carne in Europa ... Credo che la miglior risposta sia organizzare boicottaggi dei consumatori su vasta scala. I governi cercano di proteggere i produttori, come nel caso della mucca pazza inglese. Il governo inglese ha nascosto ai suoi cittadini la pericolosità della carne, minacciando gli stessi funzionari statali, se avessero rivelato la verità. L'unica cosa che posso dire circa l'inquinamento di quei produttori di scarpe del centro Italia è: boicottate l'acquisto di quelle scarpe! FV. Vi è forse un altro modo di vedere la J.il.J..Ql:jJ_ stessa questione, che può dar conto dei vari comportamenti individualistici di certi settori della societa italiana. Si è costruitolo stato sulla presunzione che i suoi cittadini cercano di fare i furbi. Lo stato è la prima istituzione che non si fida dei suoi cittadini, che ci costringe a viaggiare con carte di identità, a usare notai, certificazioni di autenticità delle firme ... Tutti questi piccoli ma significativi provvedimenti hanno un effetto curioso: riducono la fiducia dei cittadini nello stato e anche la fiducia dei cittadini tra di loro. Sì, è vero. Se lo stato non si fida di te, perché tu dovresti fidarti dello stato? Ricordi quella famosa poesia di Brecht, scritta dopo la rivolta di Berlino del 1953: " Se il governo ha perso fiducia nel suo popolo, suggerisco al governo di ripudiare il popolo ..." È un'affermazione interessante: prendiamo l'esempio della Svizzera e il suo tipo di federalismo. In Svizzera il comune è l'organo supremo, tassa le persone e i cittadini pagano le tasse perché appartengono al comune, sono loro stessi che prendono le decisioni. Di mala voglia, il comune versa una parte dei suoi contributi al Cantone, il quale a sua volta versa dei contributi al governo federale. In Inghilterra, al contrario, la raccolta delle tasse è centralizzata. Dovremmo rendere questo paese piu svizzero. Quando l'Europa si farà piu Svizzera, allora la Svizzera potrà entrare nell'Europa! Per quanto possiamo avere delle riserve su altri aspetti di quel paese, dobbiamo tener presente quel sistema di governo dal basso. GC. Ma la Svizzera è una società chiusa! Una grossa fetta della populazione - i lavoratori immigrati - non hanno diritti politici. Come puoi approvare un sistema che esclude due terzi della popolazione dai diritti politici? E poi il ritardo con cui hanno concesso il diritto di voto alle donne è grave. Sì, ma il sistema ha funzionato: quando un comune ha cominciato a dare il diritto di voto alle donne, anche gli altri si sono adeguati. FV. Ho una spiegazione sociologica del ritardo con cui la Svizzera ha dato il voto alle donne. La Svizzera non ha preso parte alle principali guerre europee dell'otto-novecento e l'espansione del suffragio è andata sempre di pari passo con la partecipazione alle guerre mondiali. Sì, perché le donne sono necessarie allo sforzo bellico FV. È piuttosto triste che esista un tale rapporto tra processi di democratizzazione e guerra, ma è un dato della storia dell'Occidente. Oh sì. La Svizzera è l'unico paese che ha indetto un referendum sull'abolizione dell'esercito, perso per pochi voti. Nondimeno hanno avuto il coraggio di indire un tale referendum. Immaginate se fosse proposto in questo paese?
FV. Questo solleva la questione, molto attuale, del ritorno dei sentimenti nazionali ed etnici. Come sai, la Lega Nord in Italia è favorevole a una forma "cattiva" di federalismo, fondata sull'esclusione, l'intolleranza ... Alla fine dei conti, credo che la Lega riprodurrebbe mini-governi centralizzati. Come credi siapossibile distinguere il federalismo "buono" da quello "cattivo"? Non esiste una buona risposta a questa domanda. Se pensi ai limiti del pensero anarchico, ti accorgi che non ha saputo prevedere il nazionalismo, ma neppure le altre correnti di pensiero socialista hanno saputo prevedere o capire questo fenemeno. Non vi è una risposta anarchica adeguata a questo problema, ai problemi della Spagna, dell'Irlanda del Nord, della ex Jugoslavia. O meglio, una risposta ci sarebbe: l'abolizione dello stato. GC. Passiamo ora a un altro tema, quello della privatizzazione dei servizi. Mi scuso se ritorno di nuovo all'esempio della Svizzera, ma vi sono poche persone, almeno qui in Inghilterra, che hanno seriamente pensato alle conseguenze sociali del sistema di governo della Svizzera. Un gallese, E. Rys, ha scritto un libro quasi completamente dimenticato, Government by Community. Egli cita esempi tratti dalla Svizzera, dove i comuni piu ricchi aiutano i comuni piu poveri, situati nelle zone rurali e montane dove nemmeno i lavoratori greci o turchi vorrebbero andare a lavorare. In altre parole, quando gli individui hanno una autonomia vera, essi si comportano in modo respsonsabile verso gli altri. Un altro grande ammiratore della Svizzera in questo paese è Jonathan Steinberg, un newyorkese che insegna storia a Cambridge. È l'autore di un libro intitolato: Perché la Svizzera? È un buon libro, ristampato di recente dall'editore MacMillan di Londra. GC. I o continuo a non essere del tutto convinto del "modello Svizzera". Per esempio, gli Svizzeri hanno accumulato le loro ricchezze sfruttando i lavoratori emigranti, dando loro quasi nessun diritto. Lavoratori stranieri a buon mercato sono stati usati in tutta Europa, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ... GC. Inoltre, il sistema bancario di quel pease ha permesso il riciclaggio di denaro di dubbia argine. Non vorrei essere frainteso. Vi sono moltissimi aspetti di quel paese che trovo ingiusti. Come vi sono aspetti di moltissimi altri paesi che trovo ripugnanti. Voglio solo indicare la struttura statale della Svizzera come un buon esempio, nulla di più. Difetti esistono in tutti i paesi. Vorrei aggiungere che il fatto che la Svizzera sia diventata cosf ricca mostra che quel sistema tutto sommato funziona, produce anche ricchezza. Non approvo lo sfruttamento del lavoro, né in Svizzera, né in quelle fabbriche di scarpe delle Marche di cui abbiamo parlato prima, molto probabilmente mandate avanti da poveri lavoratori algerini. GC. Senza dubbio. Vi sono poi delle mutazioni anche nelle Marche. La produzione è in parte fatta in Bangladesh. Il prodotto finito torna poi Europa e viene venduto nelle ricche città dell'Est, Tokyo e Taipei. Sì, questo fenomeno é molto interessante. È vero che la globalizzazione dell'economia è uno di quei fenomeni per i quali non ho risposte. Gli anarchici, come nessun altro credo, non hanno una risposta. FV. Ammiro molto il fatto che tu ammetta, con grande candore, di non avere risposte a tutto ciò che accade a questo mondo. Questa onestà è davvero inusuale in Italia, dove gli intelletuali sono dei tuttologi, hanno risposte e teorie su tutto e su tutti. Quali sono i tuoi progetti futuri? Io sono costantemente alla prese con la produzione di libri. Due miei libri uscriranno quest'anno: Talking to Architects, che raccoglie una serie di lezioni che ho tenuto per un pubblico di architetti in vari paesi; l'altro volume si intitola: Reflected in Water: A Crisis of Socia! Responsability (l'editore è Cassell, 1996). Cerco di applicare la lezione anarchica all'uso della risorsa acqua. L'acqua è una risorsa fondamentale, che non deve essere monopolizzata da pochi. Mi occupo di questo tema facendo riferimento alle esperienze di vari paesi, ma ho molto presente questo paese, l'Inghilterra, dove l'acqua è stata privatizzata! Non passa settimana senza uno scandalo dell'acqua. Molte regioni sono rimaste senz'acqua - incredibile in un paese con così tante piogge come l'Inghilterra - e i vari managers delle imprese si sono arricchiti in modo indecoroso. La Spagna è un caso interessante. Da un lato hanno rubato l'acqua ai portoghesi, ma hanno anche un antico sistema di uso comune delle acque, le comunidades de agua, dato loro dai mori. Mi occupo anche del Nepal. Insomma, è un libro moralistico sull'acqua, tema estremamente urgente in questo paese. Vi racconto un episodio della storia di questo paese. Nel 1976 - quando l'acqua non era stata privatizzata - vi fu una grande carenza d'acqua. Vi furono appelli a una riduzione del consumo, che vennero raccolti dalla popolazione. L'estate scorsa una simile carenza d'acqua fu accompagnata da simili appelli. Ma gli inglesi hanno detto: "perché dovremmo ridurre il consumo di acqua? Noi paghiamo per un servizio molto salato e vogliamo l'acqua!". Trasformare l'erogazione d'acqua da un servizio in una merce ha prodotto gravi deficit. FV. Hai anche libri in progress? Un libro cui sto lavorando si intitola Youth and Unemployment. Mi è stato commissionato da una assoziazione non-profit. Il tema è un movimento che ha operato in Francia per circa 45 anni. Lo scopo di questa organizzazione è LEZIONI . l
quello di offrire un tetto e corsi di formazione ai giovani disoccupati. Nacque verso gli anni Cinquanta, quando vi fu in Francia una grave carenza di case e i giovani lavoratori dovevano spostarsi per trovare lavoro. Poiché vi è un gravissimo problema occupazionale in questo paese, alcune associazioni del volontariato inglese hanno adottato l'esperienza francese dal 1992: ora mi hanno chiesto di valutarne i pro e i contro. Ma queste organizzazioni inglesi sono senza soldi e debbono chiedere la carità al governo e ai capitalisti! So che organizzazioni simili esistono anche in Germania e forse fn Italia. Sembra, in alcuni posti, un buon modo di prevenire che la maggior parte di giovani "a rischio" scivolino nel consumo di droga, nella criminalità o che diventino degli anarco-punk. È un tema molto interessante e scriver6 un libro su questo. Voglio poi scrivere un libro sul fenomeno dello squatting, una parola inglese che significa costruire una casa senza autorizzazione, una casa beninteso, non palazzi o ville ... Anche in Italia, mi dicono, questo avviene spesso. GC. Sì. È quasi normale, poiché lo stato di fatto incoraggia l'abusivismo edilizio. Si costruisce, senza autorizzazione, in modo illegale, poi ci si pente e lo stato regolarizza il tutto imponendo una tassa/multa, il tutto è molto cattolico! Qualcosa di simile avveniva anche in Inghilterra. Vi era qui una tradizione di squatting. Si dice, ma è forse una leggenda, che se costruivi la tua casa durante la notte e all'alba il fumo usciva dal camino della nuova casa, il governo non poteva ordinare di distruggere la tua casa; bastava pagare una piccola tassa. È questo un aspetto totalmente ignorato della storia inglese, su cui varrebbe la pena di fare ricerca. GC. Mi piacerebbe tornare ad alcuni altri argomenti che tratti in certi tuoi libri, particolarmente la disoccupazione, il recente fenomeno della disoccupazione dovuto a innovazioni nuove tecnologiche ed alla "mondializzazione". Ci sono ricercatori che sostengono per i paesi industrializzati, come per paesi meno industrializzati, un potenziale di occupazione nel così-chiamato settore non-profit. ]eremy Rifkin e Serge Latouche hanno contribuito a questa linea di pensiero. (Latouche è un scrittore francese la cui posizione è molto contro l'occidentalizzazione del terzo mondo). Anche tu sostieni qualcosa di simile in alcuni dei tuoi libri. Mi piacerebbe saperne un po' di più perché è certo che ci sia un potenziale per creare nuova occupazione e dare occasioni alle persone di vita produttiva, tuttavia può essere una via di marginalizzazione di frazioni grandi dellapopolazzone. Ma... frazioni grandi della popolazione sono già marginalizzate da uno stato di disoccupazione permanente. Questo è discusso in qualche parte di Welcome Thinner City) quando si discute della creazione di una "classe subalterna". Quando c'è occupazione piena questa classe di lavoratori scompare. Questo è accaduto nella seconda guerra modiale e anche nella prima ... però io non ho alcuna spiegazione per questo fenomeno. In merito alla tua domanda sul "terzo settore" dell'economia, sono d'accordo con te e posso solo citare alcuni esempi di esperienze particolari inglesi, presenti senza dubbio anche in altro paesi, dove
sono state create iniziative economicamente valide; comunque in genere hanno la tendenza a dipendere da fondi del governo, spesso da organizzazioni assistenziali. C'è un libro sui tentativi fatti in questo paese, un libro onesto, dal titolo At the Heart of the Community Economy di John Pearce, commissionato e pubblicato dalla Fondazione Gulbenkian. In un certo senso questi sono rimedi keynesiani ma non applicati dal governo ..., non è vero? C'è stato un gran parlare dell'economia di John Keynes; è stato una sorta di consulente di Roosevelt, le sue misure di politica economica sono state applicate negli Stati Uniti nel New Dea! di Roosevelt. C'è stato una specie di New Dea! in Germania, esattamente con gli stessi rimedi, benché non penso che Keynes fosse un consigliere del governo tedesco! Questo è uno dei paradossi del capitalismo: aiuta a crescere l' economia e genera piena occupazione ma poi genera molti problemi ... di disoccupazione. FV. Che è stato detto da Marx ... Oh sì. È una vergogna che l'opposizione del Labour Party non abbia detto una parola sulla possibilità di un programma ispirato alle teorie keynesiane di lavori di pubblica utilità per ravvivare l'occupazione ... FV. Cosa pensi dell'idea del Labour Party della Stake-holder society (Societd di detentori di quote) ? Non so che cosa significhi. Io sono per il "controllo dei lavoratori sull'apparato industriale", voglio che le ferrovie siano nelle mani dei lavoratori delle ferrovie e non nelle mani dello stato. Il concetto può essere vago ma ha un significato, il loro è invece un concetto molto equivocò ..... Se fossi un socialista, se fossi un sostenitore del vecchio partito laburista mi sentirei terribilmente tradito ... GC. Di nuovo parlando del settore nonprofit, tu accenni in alcuni dei tuoi libri al fatto che sono sorti concetti nuovi sulla partecipazione, sullo sviluppo partecipativo. Alcuni di questi concetti sembrano derivare dal pensiero anarchico:per esempio, Paulo Freire che lavora sull'educazione degli adulti; altre persone in India, Bangladesh e Sri Lanka che lavorano nello sviluppo rurale hanno usato concetti simili di auto-governo e partecipazione. Vedi qualche collegamento con la tradizione anarchica? Erano anarchici in incognito? Io penso che la maggior parte di questa gente abbia preso in prestito idee da Gandhi e Gandhi ha preso in prestito idee da Tolstoj e... Ma questo è etichettare le persone, non è vero? anche se è interessante. C'è un anarchico inglese che ha studiato queste questioni in India, il suo nome è Jeffrey Ostergaard. Ha scritto due libri in merito: The Gentle Anarchists (Oxford Clarendon Press, 1971) e Nonviolent . Revolution in India (Gandhi Peace Foundation, New Delhi 1985). GC. Hai in programma viaggi in Italia? Io solamente vado dove qualcuno paga perché io vada ... Il mio vecçhio amico Carlo Doglio, quando era molto vecchio (per la veiità è stato vecchio per quaranta anni, non so se lo hai mai conosciuto, ma quando era giovane si comportava come un uomo vecchio) mi invitò a parlare del futuro della federazione europea o di qualche cosa di simile. Doglio insegnava pianificazione urbana all'università in Bologna. In quell'occasione approfittai per fare una visita nelle zone di cui abbiamo parlato e di discutere con vari economisti dell'università di Modena dove ho incontrato fra l'altro Sebastiano Brusco. Ho parlato con lui il giorno prima del suo matrimonio, credo il secondo. E un uomo interessante che mi ha detto una quantità di cose interessanti. Io cercavo documentazione sulla cooperazione tra le officine piccole private ed il movimento cooperativo. Mi disse: "Se mi è permesso, tutti voi ricercatori inglesi della sinistra siete molto entusiasti della cooperazione senza rendervi conto che qualche volta la çooperazione è davvero proprio molto utile, ma in altre situazioni può diventare un ostacolo diabolico all'operatività". GC. Dalle mie esperienze nel movimento cooperativo italiano, di cui mi sono occupato quando lavoravo nella Cgil, posso dire che l'anima solidaristica si è persa quasi in tutte le grandi cooperative mentre l'anima imprenditoriale è diventata dominante. Le cooperative sono diventate di fatto (e ultimamente anche di diritto) società di uomini e capitali mentre la tradizione classica aveva sancito il loro carattere di società di uomini. Sì certo, capisco. C'è un esempio interessante di quello che dici in questo paese: le cooperative edilizie (Building Societies) erano organizzazioni di mutuo appoggio sorte fra i lavoratori nell'inizio del diciannovesimo seco~ lo.Erano nate per dare crediti a lungo termine per costruirsi la casa e ora si sono trasformate, con l' eccezione di una o due, in banche commerciali. Hanno abbandonato i principi solidaristici e sono divenute imprese capitaliste. Quasi nessuno le critica per questo motivo, almeno nel Partito laburista. GC. Ci sono nuove cooperative in Italia che sono molto diverse dal vecchio movimento cooperativo... Anche nel settore del credito. Oh sì, sono molto diverse dalle vecchie cooperative. Anche qui abbiamo un fenomeno simile, come in America, dove varie persone hanno creato copperative di consumo alimentare, acquistando all'ingrosso per gruppi di persone, e così via ... Di solito sono le stesse persone che hanno idee ecologiche. Il movimento cooperativo, le cooperative di consumo che vendono al dettaglio non hanno nulla a che fare con questo nuovo movimento. Probabilmente distrae le persone dal negozio cooperativo ... terribile. Questo ci insegna una cosa, che tutto dev'essere continuamente re-inventato, vero?
FV. Questa un 'affermazione che ritorna nei tuoi libri: la necessità per la classe lavoratrice di tornare alle origini.. Sì, è proprio così. Qui alla London School of Economics, ho fatto delle lezioni su questo tema, sulle mutue assicurazioni, le assicurazioni mediche e contro gli incidenti sul lavoro, le pensioni eccetera. Nei primi anni del diciannovesimo secolo la nuova classe lavoratrice . . . . . . . mise ms1eme 1suoi magn nsparm1 per cominciare questi movimenti. I Fabiani furono i fondatori di queste istituzioni ma poi cento anni fa hanno voluto che fosse lo stato a far tutto e così degradarono questi tentativi solidaristici. Ora, con lo stato che controlla tutto, è relativamente facile distruggere tutto come vogliono i Conservatori. Perciò credo che tu abbia ragione: bisogna ricominciare da capo a organizzare nuove iniziative di mutuo appoggio. GC. Ma la società è diversa ora... molto più individualistica e competitiva. Ora sarà molto più difficile, perché la società ora è disgregata. Questo è molto interessante. In molti miei libri io parlo della storia del movimento degli " allottments", degli "orti urbani". In questo paese si tratta di una tradizione della classe lavoratrice che ora è sotto minaccia perché le terre vengono cercate per altri usi e ognuno compra nei supermercati e non coltiva gli ortaggi per il proprio uso. Ma si sta verificando un revival, come ho potuto verificare in alcune mie ricerche recenti sui movimenti degli "orti urbani". Ho notato che i migliori coltivatori, coloro che avevano prodotto le migliori carote, quelli che vincevano i premi ... erano immigranti dall'Italia, cosi come è avvenuto in Italia fra i lavoratori che sono venuti dal profondo Sud, dalla Sicilia ... Questi uomini assunti in qualche lavoro pesantissimo alla Fiat li ritrovi poi a cercare un pezzo di terra nei dintorni di Torino per mettersi a coltivare qualche cosa ... esattamente come si può vedere nel Galles meridionale o nel Bathshire dell'industria dei laterizi. Ma in questo contesto, se abbiamo tempo, vi potrei raccontare una bella storia. Fra i rifugiati spagnoli, rifugiati dalla Spagna nel 1939 dopo la fine della guerra civile, c'era un certo Espada. Il signor Espada, un rifugiato dalla Spagna, era in realtà un italiano. Penso che il suo nome fosse Spada e non Espada, aveva ispanizzato il suo nome perché era assennato mimetizzarsi come spagnolo fra i rifugiati perché altrimenti nel 1940-41 sarebbe stato deportato ... e forse sarebbe potuto essere anche una di quelle persone che sono morte quando la nave che trasportava gli italiani in Australia fu colpita da un siluro tedesco. Era un orticoltore, aveva un certificato ottenuto a Palermo come orticoltore, ma naturalmente non lo aveva preso con sé quando era partit 0 0 per combattere per la Repubblica in Spagna ... anzi per gli anarchici. Ogni anno durante la guerra, quando c'era un grande sforzo per la vittoria e la coltivazione degli orti era incoragJ.EZlQf:il giata perché la Gran Bretagna importava prodotti alimentari, il sindaco del posto dove viveva il Signor Espada dava premi per il miglior orto. E ogni anno i premi venivano vinti dal signor Espada. Lui però si arrabbiava anche molto, perché avrebbe voluto mostrare alle autorità che aveva un bel diploma di orticoltore ma non poteva perché il suo certificato era a Palermo e non poteva ricuperarlo. Era solito dormire nel suo orto perché temeva atti di sabotaggio ai suoi enormi cocomeri ... perché lui coltivava molti ortaggi di origine non inglese. Era molto divertente parlare con questi orticoltori: una cosa che abbiamo trovato è una grande varietà etnica, nel movimento degli orti urbani. Persone dai Caraibi, per esempio, spesso si erano associate perché i prodotti che volevano coltivare non si potevano trovare nei negozi. Similmente, mi ricordo che mi dissero che a Birmingham, durante la terribile siccità del 1976, gli orticoltori del Bangladesh usarono le loro tecniche per risparmiare acqua costruendo minuscole barriere individuali intorno alle piante per garantire che la poca acqua disponibile non si disperdesse. Di regola gli orticoltori inglesi hanno imparato dai loro vicini del Bangladesh e del Pakistan. In ogni caso questa era la storia! FV. ·Quali sono gli intellettuali inglesi con cui sei in contatto? Ben pochi. Conosco bene Paul Thompson, che studia storia orale, e una sua collaboratrice, Luisa Passerini di Torino. Sono amico del fondatore dello "History Workshop Journal". Inoltre ho collaborato a un libro sul vandalismo con Stanley Cohen, un professore di criminologia della Hebrew University di Gerusalemme, in Israele. Cohen è molto filo-arabo e la vita per lui in Israele non è facile. In realtà io vivo piuttosto appartato, non ho conosciuto molte persone famose! FV. Ho visto che citi in tuo libro citi Ernest Gellner, che è stato pubblicato diverse volte su "Linea d'ombra". Gellner è morto recentemente. È stata una grande perdita. FV. In Gellner c'era una venatura anarchica, credo. Lo credo anch'io. Gellner - che insegnò qui alla London School of Economics per vent'anni - è stato molte cose, filosofo, antropologo, sociologo, studioso del mondo arabo. Io cito il Gellner antropologo, lo studioso dei berberi dell'Africa del Nord. Gellner è una grande fonte per capire come le società senza stato possano funzionare. Insomma, siamo giunti di nuovo al punto di partenza: la vita dentro i limiti imposti dallo stato non è l'unica possibile. ♦
Quelli di "Liberal" e i soliti padroni Rinaldo Gianola Dopo quello di Silvio Berluscom, forse, ci toccherà vedere anche il partito di Cesare Romiti. L'osservazione è lecita dopo aver assistito nelle ultime settimane alla crescente presenza politica del presidente della Fiat. Assieme all'allegra compagnia di "Liberal", un gruppo di amiconi che vorrebbe modernizzare il Paese attraverso una riforma costituzionale finalizzata ovviamente al mercato, Romiti si mette a discutere allo stesso tavolo con Massimo D' Alema e Silvio Berlusconi sulle modifiche alle istituzioni e poi, in un lussuoso albergo di Milano, annuncia la fine del capi talismo familiare (da che pulpito: è un dipendente del più grande gruppo industriale creato e controllato da una famiglia), e sollecita· una mutazione che possa recepire i sacri principi del mercato, della concorrenza, del profitto. Ora, per una rivista che si chiama "La terra vista della luna", non bisognerebbe dare eccessivo peso a questi spettacolini della politica italiana, e nemmeno a queste uscite del presidente della Fiat. A ben vedere, visti dalla luna, questi fatti possono apparire banalità, semplice gioco delle parti. Va però rilevato e compreso questo fenomeno politico suscettibile di rilevanti conseguenze. Romiti, che ha anche i suoi motivi personali per trovarsi un ruolo politico (alla Fiat non durerà in eterno ...), guida in realtà un fronte imprenditoriale preoccupato e minaccioso che, dopo aver fatto qualche sorriso di circostanza alla vittoria elettorale del centro-sinistra, adesso sollecita l'esecutivo Prodi a praticare quello che nella logica Confindustriale è ben sintetizzato da Gianni Agnelli: "Solo un governo di sinistra può fare politica di destra". Gli imprenditori italiani sono con l'acqua alla gola. La ripresa del cambio della lira ha tolto il vantaggio competitivo che era stato garantito dalla svalutazione del settembre '92, la concorrenza diventa sempre più dura, i margini di profitto si restringono, i consumi sono in crisi, tira aria di recessione. Gli imprenditori italiani non avendo utili_zzato questi anr_ii felici per mnovare processi e prodotti, ma giocato solo sul fattore prezzo per portare a casa i profitti più alti come dei semplici speculatori, oggi sono di nuovo in difficoltà. Per questo si sono svegliati, sono tornati a chiedere libertà di licenziare, flessibilità e mobilità senza controlli, aumenti contrattuali blindati. E che sia Romiti a sparare le bordate più dure non è casuale. A titolo personale - ma come si fa a distinguere Romiti dal presidente della Fiat? È un tutt'uno, altrimenti chi gli darebbe ascolto - il più importante manager italiano si è collegato, per questa battaglia ideale e politica, a "Liberal". Un "cenacolo" animato da qualche imprenditore (oltre Romiti, anche Marco Tronchetti Proveri della Pirelli, Vittorio Merloni delle lavatrici, Diego Della Valle, quello della scarpe con i gommini ...), un paio di editorialisti del "Corriere della sera", qualche disoccu1,nto della politica come Ferdmando Adornato, passato dalla Fgci a Romiti con estrema naturalezza e senza vergogna. Ogni mese questo gruppo tira fuori qualche proposta o qualche malintesa provocazione: il mercato, la patria, il Risorgimento, la Costituzione, il capitalismo della Seconda Repubblica. Per avere qualche riscontro popolare, Adornato e compagnia, prima di pubblicare i loro straordinari pamphlet, telefonano ai direttori di "Corriere", "Stampa" e "Repubblica". Offrono succulente.esclusive del loro pensiero mensile e di solito i direttori, che sono deboli e devono pur campare, piazzano questi pezzi illeggibili nella loro presunzione nelle pagine della cultura, tentando di animare poi per qualche giorno improbabili dibattiti. Adesso gli attempati ragazzi di "Liberal" si sono dati ai convegni, cercando forse di emulare quelli dei Liberal di molti anni fa del "Mondo". Quello di Milano, celebrato al Four Seasons, il lussuoso albergo delle modelle, è stato incredibile. Bisognava filmarlo per crederci. Annunciato come gli Stati Generali dell'economia italiana, all'incontro hanno partecipato forse poco più di un centinaio di persone. Almeno la metà giornalisti, ovviamente. Gli interventi, naturalmente, dovevano essere molto brevi, pochi minuti ciascuno, ma tutti avevano diritto a un applauso supplementare. Sotto la sapiente regia di Adornato, che nonostante gli anni e le varie metamorfosi politiche continua a parlare e scrivere con quell'insopportabile stile da terza liceo probabilmente imparato quando dirigeva "La città futura" dei gio- . vani comunisti, il convegno ha avuto l'eco giornalistico giustamente sproporzionato all'evento. In un Paese che non ascolta più Bobbio e Dossetti oggi ci tocca sentire Adornato e Rùmiti. E anche se gli Stati Generali preludono, storicamente, a qualche rivoluzione, al Four Seasons - che non è la Sala della Pallacorda - non è successo alcunché. Dopo tanto parlare di mercato, etica, capitalismo, privatizzazioni, quelli di "Liberal", che non sono gli epigoni di Robespierre, hanno pensato che, per comodità, valeva la pem farsi sponsorizzare il convegno da un paio di "odiate" aziende pubbliche come la Telecom e il Mediocredito Centrale. Anche la Cultura e la Politica hanno bisogno di mangiare. ♦
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