La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

l'eccezione degli Usa in tema di occupazione: iperflessibilità e salari da fame sono naturalmente un incentivo ad assumere. Con la maggioranza repubblicana al congresso le poche forme di tutela sociale pubblica esistenti negli Usa scompaiono e ai disoccupati non rimane che l'alternativa tra il salario inferiore alla soglia di povertà, lo spaccio di crack e la casa fatta coi cartoni da imballaggio. La strada non sembra però essere nemmeno quella americana. Rifkin sostiene che si sta rapidamente avvicinando il momento in cui lavoro e produzione non saranno più parole in relazione tra loro. Come molte delle analisi che provengono dall'altro capo dell'oceano, le profezie dell'economista americano hanno il difetto di non misurarsi con altra realtà se non quella degli Usa, paese dove non c'è sindacato, non è mai esistito uno stato sociale, il conflitto si manifesta in forme tutt'affatto diverse da quelle europee. Se lo sviluppo tecnologico permette la fine del lavoro, non è detto che questa arrivi in tutto il mondo nello stesso modo in cui pare manifestarsi negli Usa. Inoltre, le dinamiche della globalizzazione escludono gigantesche aree della terra dalla produzione redditizia (tecnologie, informazioni o colture intensive che sia) e quindi anche dallo sviluppo tecnologico. Quest'osservazione sull' etnocentrismo degli americani non toglie comunque di mezzo la questione della fortissima riduzione del bisogno di manodopera e di una sua ulteriore precarizzazione e flessibilizzazione. Alla radice di tutto questo lavorio teso ad abbassare i costi di produzione, velocizzare le ' capacità di previsione e di arrivo sui mercati, ridurre le scorte, impiegare meno manodopera peggio pagata e più flessibile c'è quell'insieme di fenomeni che passa sotto il nome di globalizzazione dei mercati e della produzione. Quando tutti i produttori devono gareggiare per vendere I propri prodotti allo stesso mercato la concorrenza viene esasperata e l'abbassamento dei costi è uno degli elementi che rendono un prodotto concorrenziale. Naturalmente questo significa tecnologie avanzate, disoccupazione e precarizzazione dei rapporti di lavoro nei paesi più ricchi, ipersfruttamento per tutti coloro non in grado di competere sul piano tecnologico o degli investimenti in ricerca e innovazione. Il contraltare di questa situazione nelle zone ricche è quello di una "iperpartecipazione" al mercato del lavoro dei maschi adulti e di una pressione fortissima su , quelle donne che tentano di coniugare il lavoro di cura, tuttora loro assegnato, e un'occupazione esterna. Parlando dei dipendenti delle imprese transnazionali Armand Mattelart ci ricorda come "un livello assente nella mistica dell'identità e della cultura d'impresa ai vertici dell'economia-mondo è il livello individuale e familiare. I tempi della gestione globale destrutturano completamente il concetto di tempo disponibile, con ricadute nefaste per l'equilibrio della famiglia e l'equilibrio nervoso dei dipendenti". L'aumento della disoccupazione mondiale prodotto della concorrenza sul mercato globalizzato non è l'unico elemento introdotto dal nuovo ordine economico mondiale che può essere messo in relazione con le potenzialità del terzo settore di invertire alcune tendenze insite al modello che tutti i paesi tentano di perseguire. La polverizzazione dei luoghi della produzione garantita dalla quasi scomparsa dei vincoli territoriali permessa dai nuovi mezzi di comunicazione, la netta separazione tra produzione con manodopera mal pagata e senza diritti (in aree sottosviluppate), progettazione e ricerca (nella triade) e proprietà (anonima e alla ricerca di livelli minimi di pressione fiscale) non sono gli unici elementi portanti della globalizzazione dei mercati. Gli effetti sulla sfera sociale sono determinanti per dare una lettura di cosa la erezione del mercato unico stia producendo, non valutarli, pensare alla disoccupazione come unica novità del nuovo ordine vuol dire guardare le cose in maniera positiva. Diversi sono gli esempi relativi all'appiattimento e im1;>overimento della sfera sociale: dalla progressiva scomparsa del welfare, all'omogeneizzazione della produzione e del consumo culturale passando per la perdita dei legami sociali, tradizionali e non e la loro sos~ituzione con individualismo e marginalizzazione. Si tratta di temi giganteschi, su ciascuno dei quali è possibile dire moltissimo e, soprattutto, dividersi sulla lettura da dare. ~Hl E POVERI

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