La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

RICCHI E POVERI TERZO SETTORE J eremy Rifkin Martino Mazzonis Rinaldo Gianola Antonio Perna Giulio Marcon Vittorio Giacopini NUOVI SPAZI, NUOVE QUESTIONI Martino Mazzonis Martino Mazzonis ha pubblicato per Lunaria (1996) La mappa del terzo settore. Questo testo è una rielaborazione dell'introduzione del volume. ♦ Molti, troppi, parlano del terzo settore, per questo occorre riflettere su cosa il non-profit sia, su cosa può e su cosa rischia di diventare. Ad importare questo dibattito, o meglio a renderlo pubblico, nel nostro paese è stato il libro del!' economista americano J erem y Rifkin (La fine del lavoro, Baldini&Castoldi) pubblicato a fine '95, recensito e discusso ovunque: dal "Sole-24ore" fino ai centri sociali occupati, passando per il "Manifesto" e le cooperative sociali cattoliche della Padania. Ma a rendere importante il non-profit non è stato Rifkin, ad attrarre la nostra attenzione, ad obbligarci a ripensare il mondo del lavoro e la struttura dei tempi di vita sono stati il progresso tecnologico e la riorganizzazione della produzione da questo resa possibile, e dalle imprese transnazionali posta in essere, che ha trasformato la terra nel mercato unico che stiamo imparando a conoscere. Da questo e dalle trasformazioni che ha prodotto e produce bisognerà partire anche per pensare a quali prospettive si aprono per un settore dell'economia che abbia altri obbiettivi rispetto a quello dell'accumulazione di profitto.A partire dalla recessione dei primi anni Novanta la disoccupazione è tornata ad essere un problema dibattuto e non solo sconforto di singoli e famiglie. La ripresa, nel caso dell'Italia il boom delle esportazioni da svalutazione della lira, non ha prodotto i nuovi posti di lavoro che gli ideologi del libero mercato e i mass-media prevedevano. I numeri confermano la tendenza alla crescita senza ocRICCHI E POVERI cupazione: i dati Eurostat parlano di una crescita del numero di disoccupati tra '94 e '95 in molti dei paesi europei (Italia, Portogallo, Svezia, Germania, Belgio), la media europea resta ferma al 10,9% mentre i disoccupati dei paesi Ocse nel 1995 erano più di 35 milioni. L'introduzione dell'automazione nel sistema di produzione ha fatto calare drasticamente, nel corso degli anni Settanta-Ottanta, il numero di lavoratori addetti alla produzione manifatturiera, il prodigioso sviluppo del settore dei servizi ha però attutito l'impatto della espulsione della manodopera dalle fabbriche riassorbendone gran parte. Oggi siamo a un nuovo passaggio di fase, le imprese di servizi stanno riorganizzando la propria struttura, automatizzando un numero ·crescente di attività di routine e restringendo il numero degli impiegati. La nuova impresa di servizi è composta da un management garantito e da un numero decrescente di impiegati, spesso assunti con contratti a termine o pagati proporzionalmente alla capacità di vendere. Del resto mentre la riorganizzazione della produzione, l'introduzione di macchine capaci di produrre e l'espulsione di operai dalle fabbriche presentava forti problemi sia in termini di investimenti e di organizzazione che in termini di conflitto sociale, per riorganizzare un piccolo ufficio basta un persona! computer, qualche programma di software e poco altro. Capita sempre più frequentemente di scoprire, recandoci alla sede di un'impresa o di un'organizzazione, che in realtà, dove pensavamo esserci grande attività, c'è una stanza disadorna con una segretaria, un telefono-fax e un buon programma di archiviazione. Quanto poi alla presunta nuova ondata occupazionale garantita dai nuovi servizi resi possibili dai cavi e dalle reti telematiche molti sono coloro che sollevano dubbi sulla loro capacità di dare lavoro. Su molte di queste nuove professionalità va poi aggiunto che si tratta di lavori malpagati, precari e che recidono il legame tra lavoro e sfera sociale. Un (naturalmente quasi sempre una) telefonista collegata in rete da casa propria ha un solo contatto, sempre via cavo, con la sala controlli che cronometra la durata media delle telefonate e decide se rinnovarle il contratto o staccare la linea. Socialità, condivisione di esperienze e scambio di opinioni sono determinanti sia dal punto di vista della crescita, anche professionale, del!' essere umano che per la nascita di istanze e rivendicazioni comuni nei confronti del datore di lavoro. A questa riorganizzazione si deve

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