La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

nea schiaccia gli animi sotto l'ingiustizia, la menzogna e la bruttura". 6 Simone Weil tratteggia in questo modo i connotati di una polis in cui l'ordine della legge e quello della giustizia non si escludono, in cui la metafora di Antigone, eroina costretta a morire per aver obbedito al richiamo della giustizia anziché a quello della legge, viene rovesciata e diventa simbolo di una nuova, possibile cosmogonia. È all'interno di questa polis, in cui uomini e donne si rendono capaci di ricontrattare liberamente il senso di sé e della comunità, e in cui l'interesse generale coincide con l'interesse di ognuno e ognuna per il bene comune, che le contraddizioni, i conflitti, le crisi più profonde della nostra epoca non vengono risolte definitivamente, ma possono lasciare spazio alla speranza. Note 1 Giulia Di Nicola e Attilio Danese, Simone Weil, abitare la contraddizione, Edizioni Dehoniane, Roma, 1991, pp. 94-118. 2 L'art. 28 sancisce la possibilità per i minori autori di reati di evitare il processo e di impegnarsi per un certo periodo di tempo (non superiore ai tre anni) alla realizzazione di un progetto (reinserimento lavorativo, disintossicazione dalla droga, ripresa dei rapporti con la famiglia o l'ambiente di vita ecc.) che essi stessi sono chiamati a definire insieme agli operatori dei Servizi socia!~minorili del ministero d1grazia e giustizia. Se l'esito della prova è positivo ed il minore è riuscito a portare a termine l'impegno preso nel periodo di tempo stabilito, egli gode dell'estinzione del reato e resta estraneo, a tutti gli effetti, al circuito penale. È bene ricordare che il Ministero di grazia e giustizia ha svolto un monitoraggio a livello nazionale sull'applicazione della "messa alla prova" nel periodo compreso tra il 1 ottobre e il 30 giugno '93. 3 Nel suo libro La grammatica della giustizia (Editori Riuniti, Roma, 1991), la filosofa americana Elisabeth Wolgast definisce la giustizia come una pratica da ricercare senza sosta, che nasce da una profonda ribellione morale davanti a un male commesso. La Wolgast definisce la giustizia come una "grammatica" che implica direttamente posizioni etiche, criteri, consapevolezza della persona, in un sistema di relazioni reciproche. 4 I dati che emergono dal monitoraggio confermano tra l'altro le linee di tendenza della criminalità minorile veneta negli anni Novanta. Agli inizi degli anni Novanta infatti il Veneto è in assoluto la Regione d'Italia con più alta incidenza di consumo di droghe pesanti, mentre da Venezia provengono un quarto dei denunciati per droga del Veneto. Ciò sottolinea il legame esistente tra il boom di denuncie contro minorenni registrate nel '90-91 proprio nel veneziano 'e i casi esaminati dall'autorità giudiziaria nel periodo di tempo individuato dal monitoraggio e compreso tra il '93 e il '95. Le caratteristiche delle vecchie e nuove criminalità minorili in Veneto sono state analizzate nel convegno Disagio e crimine realizzato ·dall'Assessorato Politiche Sociali del Comune di Venezia nel giugno del '95. 5 Elisabeth Wolgast, nel suo libro, La grammatica della giustizia, op. cit., mutua il concetto di "forma di vita" dal testo di Ludwig Wittgestein, Della certezza, trad. it. M. Trinchero, Einaudi, Torino, 1978. 6 Giulia Di Nicola e Attilio Danese, Simone Weil, abitare la contraddizione, op. cit., pp. 101-103. ♦ BUONI E CATTIVI FIGLI D'ITALIA: UN LIBRO DI DATI Saverio Gazzelloni L'universo dei bambini non va dipinto esclusivamente a tinte fosche: molte delle condizioni di vita dell'infanzia sono oggettivamente migliorate rispetto a quelle di una volta, anche se, riducendosi in termini assoluti il loro numero, i bambini saranno sempre più ansiosamente e protettivamente osservati (e controllati) dai genitori. La loro presenza nel mondo infantile è sempre più estesa e invasiva, al punto che le esperienze esterne, la socializzazione secondaria in senso lato, rischiano progressivamente di v~nire "fagocitate" dalla volontà genitoriale di pianificare, controllare e valutare i vari percorsi educativi e socializzanti (e quindi i soggetti e le istituzioni esterne alla famiglia) dei propri figli. Il rapporto genitori-figli è comunque denso di contraddizioni, quantomeno leggendo le statistiche (oggettive: l'andamento demografico e i comportamenti procreativi; soggettive: le opinioni e i valori espressi a proposito dei figli): il matrimonio è un'istituzione fondamentale, ma di fatto il numero dei matrimoni diminuisce (seppure in misura ancora lieve rispetto ad altri paesi europei); si vogliono due o più figli, ma già è molto se se ne mette al mondo uno; le spese per l'istruzione sono considerate intoccabili, ma gli abbandoni lungo il percorso formativo (dell'obbligo e del post-obbligo) sono ancora uno dei punti critici del nostro sistema formativo. Di bambini, a ogni modo, si parla molto (stampa, televisione, saggi, riviste ...) "ma parlarne, contraddizione somma, non significa agire", e di fatto l'Italia è un paese in cui ci si preoccupa del proprio figlio ma non dei bambini in generale con apposite politiche mirate per l'infanzia. Per di più, l'Italia è lunga e tali contraddizioni esplodono nel Mezzogiorno, dove i bambini risultano sempre più lontani (per le condizioni di vita, per gli stimoli formativi e culturali, e soprattutto per la speranza di avere le stesse opportunità di mobilità sociale) dai loro coetanei centro-settentrionali. Rifiuto di rappresentazioni esclusivamente negative del mondo dei bambini, pervasività del controllo genitoriale, contraddizioni tra opinioni e comportamenti dei genitori, assenza di politiche per l'infanzia e distanza del Sud dal resto dell'Italia sono i cinque punti di sintesi, e le cinque conclusioni che Roberto Volpi, responsabile presso la Regione Toscana delle statistiche demografiche e sanitarie, riporta in chiusura del suo saggio sui Figli d'Italia. Quanti, quali e come alle soglie del Due-

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