La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

sket e di rimandare i compiti a lunedì" Forse oggi lo lascerò vincere. Il minore Stronza, stronza, mi ha sospeso la stronza. lo le prendo a calci la macchina, le piscio nel tubo di scappamento. Ho tirato un pezzo di stucco, uno solo e non mi ha visto, non poteva sospendermi la stronza, non è giusto; non mi ha visto io non c'entravo niente con gli altri; m'ha sospeso perché avevo lo stucco; anche gli altri ce l'avevano, ma non è andata a guardargli in tasca. La prossima volta mi metto lo stucco nella tasca dei pantaloni e le dico di provare a frugare lei. Così mi tocca il cazzo la puttana. Mia madre poi non capisce niente. Chi se ne frega. Domani dormo e oggi non faccio un cazzo. Meglio così. Però devo andare dall'educatore a fare i compiti. lo i compiti non li faccio, glielo dico che non li faccio, m'hanno sospeso ... ma poi che cazzo ci vado a fare? Potrei stare a casa. Se me ne sto a casa quando mio padre si sveglia magari è calmo ... tutto dipende da come si sveglia. Se vado quell'altro mi fa la predica: è peggio d'un prete. Ma se non vado telefona e mi becco il predicozzo doppio: prima l'educatore e poi mio padre. Anzi triplo: l'educatore mio padre due volte: per la sospensione e perché non sono andato dall'educatore. lo vado. lo vado e non faccio un cazzo, e mentre quello parla io dormo e così non lo sento. Lui non c'è. Vengo in questa merda di servizio sociale e lui mai che sia qui ad aspettarmi. Sì, ma ogsi appena gli dico che non facciamo i compiti lui vorrà vedere il diario e io slielo piazzo davanti, tanto i compiti non li facc10. Cazzo lo capirà che m'hanno sospeso e mica avrà il coraggio di farmi fare i compiti! Capire lo capisce, anche se ogni tanto mi sembra rincoglionito. Come la prima volta che mi ha presentato gli altri del gruppo. Quelli mi sfottono perché ho la faccia a triangolo e lui tira fuori una frase del tipo che gli altri ce l'hanno quadrata e che se la meritano. Bah, io mi metto a ridere, ma a quelli gli avrei tirato il piatto addosso. Adesso ogni tanto mi chiamano faccia a triangolo, però si scherza. Ecco che arriva e sorride. Che ti sorridi? M'hanno sospeso e lui sorri_de.Adesso gli do subito il diario e gli dico che non ho compiti, voglio vedere se va avanti con quel sorriso. Non sorride più e ha la faccia rossa e senza scomporsi mi chiede se mi hanno espulso. Espulso? Mica siamo allo stadio, m'hanno sospeso, non espulso! Ma questo non glielo dico e faccio cenno di sì. E lui fermo, senza battere ciglio: "mi dispiace e mi sembra di capire che dispiace anche a te". Vuole che gli racconti come è successo, ma chi ha voglia di parlare? M'hanno sospeso, anzi espulso: "due giornate" gli dico. Ha ripreso a sorridere e fa la sua battuta: "vedrò il tuo nome sulla 'Gazzetta dello Sport"'. Comunque io non c'entro è la professoressa. Ma quello ha già cominciato la predica e adesso chi lo ferma più. Ma chi se ne frega di tutte 'ste stronzate. Non sono venuto per la predica, perché non lo capisce? "Andiamo a farci una partita a basket e rimandiamo tutto alla prossima volta". Ecco ha capito che non l'ascoltavo, andiamo a farci una bella partita a basket! Adesso sono io che sorrido. Forse oggi riuscirò anche a batterlo. ♦ MINORI E PRATICHE DI GIUSTIZIA Nicoletta Benatelli Nicoletta Benatelli, giurista, dirige il mensile Polis, Osservatorio Politiche Sociali e Volontariato del Comune di Venezia". ♦ "Le correlazioni dei contrari sono come una scala. Ciascuna ci eleva a un piano superiore dove abita il rapporto che unisce i contrari. Finché giungiamo a un punto in cui dobbiamo pensare insieme i contrari, ma dove non possiamo avere accesso al piano in cui sono legati. E l'ultimo gradino della scala. Lì non possiamo più salire; dobbiamo guardare, attendere e amare. E Dio discende". (Simone Weil, Cahiers, II, 408) C'è una contraddizione tra diritto e giustizia che Simone Weil ben definisce: "La giustizia consiste nel vegliare che non sia fatto alcun male agli uomini. Il grido della giustizia è infallibile ed è perciò altra cosa rispetto al tiepido grido di rivendicazione del diritto che si concretizza nella domanda: perché l'altro ha più di me?"1 La contraddizione rilevata da Simone Weil appare irrisolta e sospesa tra la tensione a un ordine superiore di giustizia e il sistema del diritto positivo costruito su un impianto rivendicativo. La contraddizione evidenziata dalla Weil libera però anche una nuova prospettiva, quella dell'esplorazione dello seazio in cui la contraddizione stessa si manifesta. Uno spazio che non si presenta più rigidamente normato e appartenente a un ordine predefinito, ma che resta aperto alla potenzialità che offre proprio l'occasione di abitarlo. Abitare la contraddizione permette perciò di scoprire varchi e spazi insperati in cui l'ordine della giustizia e del diritto talvolta s'intrecciano dando luogo a nuove forme di civiltà. Lo studio che ho svolto sull'applicazione dell'istituto della "messa alla prova e sospensione del processo" (artt. 28 e 29 del dpr 448/88 e art.27 del cl.Ivo 272/89) a favore di minorenni autori di reati, mi ha permesso di osservare pratiche d'intervento sociale ed educativo che, in luogo di meri interventi repressivi, accompagnano i minori devianti in nuovi percorsi di giustizia.2 Giustizia che si manifesta come necessità di risposta a un male (reato) commesso e che si delinea, al tempo stesso, come incessante ricerca di una pratica che s'intreccia alla vita e s'incarna in proposte, esperimenti, incontri, ascolto, conflittie contraddizioni. 3 "H. ruba. Ruba regolarmente, e più che un mestiere per lui rubare è un'attività vitale. H. vorrebbe una ragazza, ma vive i propri sentimenti come pericolosi cedimenti emotivi. Ha un padre disoccupato che spesso alza il gomito, una madre fragile e silenziosa, che lo ama. H. ha cominciato a fare uso di sostanze quando aveva tredici anni e una notte è perfino entrato BUONI E CAIT!V/

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