La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

DA BARI: RISCHIO E CONTESTO Rosa Ferro Rosa Ferro è un'operatrice socio-culturale del consorzio Fantarca di Bari. ♦ Da qualche anno li chiamiamo minori "a rischio" e più precisamente minori "a rischio" di devianza. Mai definizione fu tanto ambigua se ancora oggi facciamo fatica a dare delle connotazioni più precise a tale termine o, peggio, se ognuno si è fatta una sua personale idea (a seconda del livello di opportunismo) su chi sia esattamente il minore "a rischio". È quel bambino o adolescente che vive in contesti urbani deprivati, in contesti familiari e sociali criminogenetici o si tratta di quel bambino/adolescente che, pur vivendo in contesti "sani e normali", pur godendo di una buona çondizione economica, lancia (a scuola, in famiglia) segnali di anomalia attraverso comportamenti aggressivi o al contrario apatici? Oppure rientra nella categoria "a rischio" quel bambino/adolescente, apparentemente tranquillo, che vive in un contesto familiare dai sani principi morali, ma che deve ogni giorno scontrarsi con la rabbia o la depressione dei genitori senza lavoro? E, ancora, si può continuare ad affrontare.la questione dei minori "a rischio", limitandosi a regalare soldi a gruppi di varie caratteristiche e provenienza politica, senza tuttavia tenere conto di una complessa serie di elementi, quali la salute psichica-economica della famiglia d'appartenenza, i servizi socio-culturali che il territorio offre, le occasioni di crescita e maturazione personale con cui il minore può confrontarsi? In poche parole, senza tenere conto di una politica sociale diversa da quella attuata fino a oggi, che non lavori più per com_parti stagni, ma che sappia coinvolgere una sene di soggetti, attori sociali e professionalità che costituiscono e caratterizzano il contesto in cui il minore vive, si forma, il contesto da cui riceve domande, controllo, risposte e con cui, in vario modo, deve relazionarsi? In pratica, quando si va a proteggere il minore "a rischio" a quale bambino/adolescente ci si deve rivolgere? E a quale minore "a rischio" si riferiscono il Ministero degli Interni, gli assessorati ai Servizi Sociali, quando approvano un progetto anziché un altro? Interventi mirati e specifici adottati negli ultimi tempi (come la legge 216/91 del Ministero degli Interni) hanno il merito di aver acceso i riflettori su un'utenza più volte sfruttata e violentata, spesso nella disattenzione generale, ma siamo adesso arrivati a un punto in cui non è più possibile agire con interventi spiccioli, isolati e a sistema chiuso. È necessaria semmai una politica sociale innovativa in grado di individuare, interpretare e far propri i tanti e diversi bisogni che i minori (indicati come "a rischio" e non) esprimono. L'infanzia e l'adolescenza sono di per sé un'età "a rischio" di devianza, se si continua a non considerarla nei suoi bisogni fondamentali, il che vuol dire spazi, tempi, linguaggi adatti e benessere (inteso non come rie-· chezza ma come essere in sintonia), o se si continua a prenderla in esame soltanto quando essa esprime situazioni di dolore, sofferenza e morte. Non a caso l'espressione "minore a rischio" si accompagna spesso alla parola "prevenzione", che non vuol dire fornire delle risposte alle emergenze, come quasi sempre succede, ma sviluppare cultura, senso ed educazione attorno a una questione che non _può evidentemente più essere delegata a specifiche organizzazioni, spesso lontane da una cultura di comunicazione e solidarietà. Una questione che invece deve diventare patrimonio, risorsa e humus di cui un'intera società deve farsi carico. Fino a qualche anno fa si parlava di "diritti del bambino", poi si è parlato della "città dei ragazzi", oggi si parla di "carta dei diritti e dei servizi del bambino" o "carta di Amalfi", che forse sono tutti espedienti utili a non distogliere l'opinione pubblica da certe questioni, ma che purtroppo sanno tanto di business e di trovate pubblicitarie di cui non si riesce a vedere una concreta utilità. È come quando, per i tre anni della guerra jugoslava, abbiamo visto su tutti i manifesti di qualsiasi iniziativa culturale dediche del tipo "per i bambini di Sarajevo", "alle donne e ai bambini bosniaci", senza far seguire a simili dediche atti concreti di offerta di aiuto. Ci vuole la lista dei diritti dei bambini per aver maggior rispetto nei confronti del minore? Sarebbe come dire che basta imparare a memoria i dieci comandamenti per essere dei buoni cristiani. Ancora una volta il problema sembra essere di ordine culturale: occorre formarsi al rispetto della persona e non di una sola fascia di età, altrimenti, accanto alla Carta per l'Infanzia, si renderanno necessarie anche quelle per i giovani, per gli anziani, per i neri, per i gialli, per gli animali, per l'ambiente ... E alla fine saranno state costruite, come sta già accadendo, tante piccole stanze iperbariche, da cui è meglio non uscire per non soffocare. Ad esempio, in una città come Bari, sempre in ritardo (e in molti casi assente) nella pratica di una politica sociale innovativa, di gruppi (associazioni, fondazioni, cooperative sociali) impegnati per i minori "a rischio" ne sorio spuntati negli ultimi anni come funghi, inserendosi in un giro di cospicue somme di denaro (elargite soprattutto dalla 216) per la realizzazione di progetti vari. E i frutti sono sotto gli occhi di tutti: il tasso di microcriminalità resta altissimo, l'evasione scolastica è pressoché invariata, i clan malavitosi agganciano sempre più minorenni, mentre un piano culturale-politico-sociale a favore dei bambini tarda a venire. Colpa non già - sia chiaro - delle leggi specifiche a favore dei minori, ma di un modo generale di concepire l'intervento sociale, e non solo quello per i minori. Non si riescono a vedere progetti che mettano davvero al centro del lavoro il bambino, non si riesce a inserire il minore in un modello sistematico che tenga conto di una serie fitta e complessa di fattori che contribuiscono allo sviluppo, buono o cattivo, del minore. Al massimo si sono riuscite a realizzare una serie di attività più o BUONI E CATTIVI

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