mati in periodi giovanili così 'profondamente diversi da quelli di oggi? Eppure dei punti di riferimento fissi ci sono tra i giovani perché l'incertezza non deve essere confusa con l'assenza di valori. Esistono infatti diversi elementi che raccolgono l'attenzione e la sensibilità dei giovani veneziani: i rapporti familiari, quelli amicali, quelli affettivi, e quelli della solidarietà tra pari. La funzione del gruppo, soprattutto tra i giovani adolescenti, assume in questo quadro di riferimenti il punto principale di snodo delle diverse esperienze di vita. Nel gruppo si parla di diverse cose che coinvolgono dimensioni molto intime dell'individuo, e allo stesso tempo anche la famiglia è considerata un luogo altrettanto "consolatorio" dove esprimere un'altra buona earte degli effetti . Gruppo amicale e famiglia appaiono così, per molti giovani, due grandi porti sicuri che non costringono a fare le grandi scelte di studio, di lavoro, di coppia. In fin dei conti, i giovani sembrano apparire spesso delle persone "normali", intenti alle loro faccende, poco interessati alla partecipazione politica, a volte membri attivi di associazioni, ma confinati spesso nei loro luo~hi, nei loro consumi, nei loro specifici interessi. Questa normalità viene spesso evocata in alcune drammatiche occasioni che coinvolgono alcuni giovani; scriveva bene, in un recente numero della rivista dell'Assessorato veneziano alle politiche sociali, "Polis", il pubblico ministero della Procura dei Minori: "Mi chiedo perché .lo fanno e loro si stupiscono della mia meraviglia. Si ritengono assolutamente normali, così come normali sono le loro famiglie. Come quei genitori che ven~ono in Procura e trovano in manette i loro figli così normali: normali come quelli che tirano i sassi dai cavalcavia o si suicidano in macchina, o non fanno niente di tutto questo". L'aumento della fase dell'incertezza, gli.innumerevoli stimoli che provengono da una società in rapida evoluzione come la nostra, le num~rose esperienze di vita che si possono sperimentare inducono nei giovani atteggiamenti di autodifesa soprattutto rinuciatari verso la costruzione di un senso complessivo da dare alle proprie esperienze. Ognuna di queste può essere vissuta in modo separato dalle altre; a volte alcuni credono di poter affondare alcune esperienze riuscendo poi a uscirne senza drammi; anche per questo sta dilagando l'uso dell'ecstasy.Oggi, molti dei comportamenti distruttivi e autodistruttivi di alcuni (pochi) giovani nascono da questa apparente normalità e non solo da un disagio di vita conclamato. Spesso alla base di questi comportamenti non vi sono degli eventi personali drammatici, ma un insieme di piccole "fratture" apparentemente tra loro scarsamente connesse che però hanno il potere, in determinate condizioni, di destabilizzare la personalità e di reagire l'una con l'altra. L'evidenza del disagio Al malessere della normalità si accompagna l'evidenza del disagio. Se molti degli indicatori costruiti nella ricerca dimostrano un mondo giovanile "normale", con molti amici, ben integrato in famiglia e nella scuola, senza grandi difficoltà nel trovare lavoro, grande consumatore di musica ma anche di libri, non occorre trascurare alcune indicazioni che vanno in tutt'altra direzione. Dire che "solo" il 2% dei giovani intervistati è senza amici appare infatti un ottimo indicatore sullo stato di salute dei BUONI E CATTIVI giovani veneziani, ma se questo 2% lo si proietta all'interno dei sessantamila giovani del comune, si ha che ad essere senza amici sono circa 1.200 giovani, una cifra non certo rassicurante per nessuno. Per questo occorre valutare con attenzione alcuni indicatori di disagio: nonostante la ridotta dimensione percentuale, le cifre nascondono gruppi numericamente considerevoli. Così, riprendendo il discorso annunciato, il 2% i dichiara senza ami~ ci, il 3% non ha nessun confidente, 1'8% si dichiara insoddisfatto della vita, il 14 % ha· problemi in famiglia. Ma una delle differenze sostanziali che distingue i giovani veneziani dal resto dei loro coetanei di altre realtà del Veneto e dell'Italia è la loro vicinanza al mondo delle droghe. Nella quotidianità dei giovani veneziani, le droghe sono una dimensione ben presente. I dati della ricerca presentano in modo inequivocabile questa situazione, sia rispetto all'intero paese che rispetto a un'altra città del Veneto. Tre giovani su quattro conoscono altri giovani che fanno uso di droghe; uno su due ha ricevuto delle offerte e conosce i prodotti; uno su quattro ha avuto la tentazione di provare delle droghe, cosa che invece accade solo a un giovane italiano su dieci e a un giovane bellunese su dodici. La scarsità degli interlocutori Non esiste memoria o tradizione che possano aiutare genitori, operatori ed educatori ad affrontare i silenzi o i vuoti che emergono tra le generazioni. Quando la "normalità impazzisce" oppure il disagio diventa evidente non occorre gridare a una presunta perdita di valori tra giovani. Anzi, paradossalmente molti degli orientamenti dei giovani coincidono con quelli delle loro madri e dei loro padri. Non potrebbe essere molto diversamente e prima o poi si dovrebbe effettuare una seria analisi di quanto essi richiedono, su questo versante, ai giovani, almeno per evitare ipocrisie e inutili condanne. Sicuramente si troverebbero molte richieste contraddittorie, a volte oggi improponibili, e altre volte si troverebbe un silenzio imbarazzante. È proprio questo silenzio, questa pur comprensibile incapacità di "capire" cambiamenti così rapidi e così inaspettati nei propri figli, che occorre riconoscere. Occorre creare la consapevolezza che i segni di debolezza e di incertezza che connotano questa gioventù sono anche l'effetto di una scarsità e di una inadeguatezza dei ruoli educativi e formativi proposti dagli adulti. Per fortuna la stragrande maggioranza dei giovani ha forti anticorpi e il loro realismo e la loro capacità di aggregazione amicale li preservano spesso da comportamenti al limite. Occorre dare forza a questi e altri anticorpi che si contrappongono agli elementi distruttivi presenti nella nostra società. Agli adulti e non solo ai giovani spettano questi compiti. Vivere è un mestiere che si impara, non è un' mestiere che si acquisisce con la nascita. ♦
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