mesi sottraendomi agli addestramenti formali "Comandi! recluta Carsetti Marco, seconda compagnia, incarico 31/B ", alle esercitazioni con fucile e baionetta, con la bomba a mano, e le mitragliatrici, queste avevano un nome che solo a pronunciarlo ti metteva al muro. In quei tre mesi non assaporai il gusto né di una corvè cucina e piazzale, né di un piantone, né di una guardia, al contrario la sera accompagnato dal tenente di compagnia passavo il contrappello, quando entravamo in camerata le reclute si- "schiaffavano" sull'attenti, li chiamavo per nome e loro rispondevano "Comandi!". Comandi? Mi resi presto conto, nonostante la mia timidezza e riservatezza riluttante ali' esibizionismo, di trovarmi nella trincea nemica. Il mio protettore, tutti avevano un "santo" protettore, era convinto che nel piazzale con gli altri non sarei .sopravvissuto a lungo, "la mia intellisenza e sensibilità mi destinavano ad altro", s1sbagliava! "lo non ho paura dei nostri istruttori né del loro accanimento, comprendere perché noi siamo le loro vittime vuol dire alzarsi sopra di loro". Comunque ricevetti un trattamento di favore, ma non mi potei sottrarre alle invidie e alle dicerie dei miei commilitoni (bastardo raccomandato ....frocio!). La mia posizione senza volerlo mi procurò una vita d'inferno dentro e fuori la caserma, al punto che mi convinsi sempre di più che si ordiva, nelle camerate, nei posti di servizio, fin dentro i cessi un complotto contro di me, in realtà pochi saf evano della mia venuta al mondo nonché de mio arrivo in caserma, non era altro che fifa e paranoia, fedele compagna di un anno di frustrazioni. Finì tutto a gennaio '94 quando mi riunii al mio scaglione partendo _perla nostra destinazione: Carcere Militare d1Peschiera del Garda, lì scontai in breve tempo tutto quello che fino ad allora non avevo fatto. A Peschiera almeno c'era il lago e con l'arrivo della bella stagione si poteva andare sul pedalò, fare il bagno, sorridere alle tedesche in vacanza e invitarle a fare un giro sullo scivolo di Gardaland, sulla nave dei corsari, o in dorso ai cammelli intorno alle piramidi egiziane. Arrossire di gelosia vedendo sfilare, da dentro il carcere, su sportive decappottabili i molti Gerry Calà a caccia delle formose Sabrine Salerno. Nonostante tutto la questione fu più seria di quanto potessi immaginare, mi imbattei è proprio il caso di dirlo in un mondo parallelo dove anch'io cominciai a vivere la mia vita parallela. "Verso sera cominciavamo già a parlare dei 'borghesi"'. Io sono vegetariano, e questo si conciliava male con la mensa del Carcere e con lo stomaco carnivoro dei miei compagni. Tra mezzogiorno e l'una ci implotonavamo per andare a mangiare, una fila per due degna di un esercito, nervosi e affamati, spingevamo e insultavamo chi stava davanti affinché si sbrigasse, "Attenti!" gridava qualcuno, era il maresciallo, ci ricomponevamo in silenzio, con ordine e fierezza, qualche istante ancora perché uscisse e la folla ricominciava, più chiassosa e reclamante di prima, con gli insulti. Arrivava il mio turno e la solita domanda che celava un segreto: "Nel sugo della pasta c'è forse della carne?", "Non c'è carne, c'è pancetta!" Inutilmente replicavo: "e la pancetta cos'è una pianta carnivora?", "Ma che ne so' che è la pancetta, da quando so' nato mia madre m'ha detto che sta' cosa qua è pancetta e basta, ma poi che te frega? Sbrigati che hai bloccato la fila!" Presi la pasta condita dal frutto esotico scansandolo accuratamente. Nella mia camerata, simile a uno scantinato umido e buio, la sera si scherzava e si rideva noco, ma la notte, quando l'ansia e la solitudine non ti facevano dormire, aspettavamo le avance della donna dei nostri sogni che ci rincuorasse e ci portasse per mano attraverso prati sconfinati senza reticolati e cartelli con su scritto "attenzione sorveglianza armata, farsi riconoscere"," vietato l'ingresso, zona militare"; non era lei a raggiungermi ma un ragazzo alto e grasso, deriso e allontanato da tutti, che veniva da me a chiedermi se gradivo dei massaggi alla schiena: "forse poi ti riesci ad addormentare". Nervosamente lo cacciavo promettendogli che la mattina seguente avremmo fatto colazione insieme allo spaccio. Una sera, rientrando dalla libera uscita ubriaco, "A volte l'ubriachezza toglie i freni alla carne, come un incubo mette al bando la ragione", cominciai a insultare un ragazzo di Taranto e il suo amico che cantavano a squarciagola canzonette in dialetto accompagnati da una chitarra scordata, gli gridai: "e piantatela co sta' lagna!", non feci in tempo a finire che mi ritrovai i loro calzini nauseabondi contro la faccia, dal secondo piano del letto a castello lanciavano calci e ingiurie, gli strappai la chitarra di mano scaraventandogliela contro. Intervennero gli altri, stava per passare il contrappello, tutto finì in un attimo, e in un attimo mi schiaffai sull'attenti, ancora in borghese, per salutare il Maresciallo che stava entrando nella camerata. Seguirono corvè e poi corvè e ancora corvè. "Ci stroncano lo spirito con questa fatica da somari". Col passare dei mesi cominciai ad addormentarmi senza più pensare e sognare, ma di notte l'inconscio faceva la sua parte. Lo stress, l'ansia, la frustrazione mi costringevano involontariamente a stringere così forte i denti gli uni contro gli altri (un digrignamento ringhioso e isterico) che la mattina, al risveglio tutt'altro che dolce, avevo la precisa sensazione che entrambi le mandibole si fossero liberate dalla cartilagine che le tiene unite, andando a spasso per la bocca, rischiando di perderle se la aprivo. Due brande più m là, a un toscano caduto in uno stato di depressione ben più grave, l'unico di quella regione che ho visto patire il servizio militare, gli altri si fidanzarono con le indigene e un gruppo di loro affittò una casa vicino ai giardini d1 Peschiera; il destino aveva serbato il gusto macabro di tirarsi via i capelli come fossero petali di margherita (m'ama non m'ama), si trattava di "alopecia", in due settimane la nuca era completamente calva. Fu congedato per incompatibilità con il servizio militare. C'era poi chi faceva delle serate in caserma serate in discoteca, non a ritmo di musica ma a suon di Roipnol, hascisc, marijuana, extasi, lsd e così via. Vivevano lo sballo anfetaminico in camerata tra camerati dopo il contrap_pello. La mattina seguente si ritrovavano sul piazzale a gridare "Comandi!" e nient'altro perché la paura e l'imbarazzo gli aveva fatto dimenticare anche il nome. Tra questi c'è stato chi troppo debole, frustrato e depresso ha assunto qualche Roipnol di troppo e si è congedato con qualche dente in meno e senza più la capacità di intendere e di volere. In quelle notti suicide si sentiva ripetere con insistenza: "O imbrogli o fai il lavativo", "Il nonnismo crea rispetto e SUOLEPLVENTO
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