La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

LIBRI "Alo.nso e i visionari", una favola religiosa e pagana Anna Maria Ortese a cura di Luigi Vaccari Anna Maria Ortese è nata a Roma, ha vissuto gli anni della sua formazione a Napoli, dal 1975 vive a Rapallo con un vitalizio della legge Bacche/li. Studi, dopo le Elementari, nessuno. Ha scritto vari libri, alcuni molto belli, che resteranno nella Storia della Letteratura, fra questi: Angelici dolori (1937), L'iguana (1965), Il porto di Toledo (1975), In sonno e in veglia (1987), Il cardi Ilo addolorato (1993). Ha vin(o il Premio Viareggio con Il mare non bagna Napoli (1953), il Premio Strega con Poveri e semplici (1967), due volte il SaintVincent di giornalismo. Vive appartata, estranea all'uggioso chiacchiericcioletterario, e resta una scrittrice poco conosciuta: non si ama molto e s'i occupapoco di sé. ♦ A fine maggio è andato in libreria il suo nuovo romanzo: Alonso e i visionari (Adelphi, 246 pagine, 28.000 lire), forse la sua opera più completa e densa di significati. Ne sono protagonisti un piccolo r.uma del Nord America; un illustre docente di italiano, Antonio Decimo, ispiratore di terroristi e di altri \"uomini del lutto"; i figli Decio e Julio, votato il secondo a una leggendaria clandestinità e poi ucciso nella villa del padre; un professore americano, Jimmy Opfering (Op), che ha la terribile debolezza di voler comprendere e compatire. La narrazione procede con i ritmi di un'indagine serrata, fra rivelazioni metafisiche e poliziesche; mentre Alonso appare e scompare, oggetto di un odio irragionevole o di un amore inerme. Il delitto da chiarire, comunque, è uno soltanto: lo sgarbo agli dèi da cui ogni altro delitto discende, quel "peccato molto comune agli uomini, ma il più grave di tutti i peccati: il disconoscimento dello Spirito del mondo". Dopo l'iguana, il cardillo. E dopo il caràillo, il puma. Come è nata l'idea di questo cucciolo dell'Arizona? C'è, nella sua vita, un animale che gliel'ha suggerita? C'è nella vita di molti. Ma devo precisare, come fa Op, che Alonso e i visionari non è una storia di animali. Forse, è una storia di spiriti. Quando ha pensato, la prima volta, a questa vicenda? Non ci ho pensato. Ho "visto" una scena e l'ho seguita per sapere dove portava. Un atto terroristico? Per nulla. Il "terrorismo" era nell'aria, dappertutto, come certi eventi meterologici. Si sente tuonare di continuo, anche forte, ma non si capisce dov'è{recisamente il temporale. un'atmosfera buia e triste. Sono fuggita da Roma perché sentivo, sotto casa, motorette, sirene, urli. Me ne sono andata in Liguria, in una dimora sinistra, per non ascoltare più intorno a me l'inferno. Avevo angoscia, paura. Quando vedo la massa scappo, perché scorgo una forza inconsulta, come durante la guerra. Il libro l'ho scritto nel 1986, forse, o un anno prima. Quel tempo era già "ieri". Non ne avevo memoria. E non ricordavo chi c'era stato e chi no, ma solo un grande e cupo temporale, quell'aria (atmosfera) malinconica. Il personaggio che seguivo era una creatura "fatata", di pace e di gioia fanciullesca. Per questo, Alonso è nato come una favola. Come reazione. La sua figurina di '.'pic~ino_", di "beato", mi si msenva m un tempo tremendo, o che tale era stato. Così è germogliata la continua discussione che forma, mi sembra, l'interesse del romanzo. Intorno alla emarginazione del piccolo "straniero" (ai nostri orrori quotidiani), e alle persone che lo amavano o no. Tutto il cosiddetto terrorismo lo vedo, nel libro, come contrapposizione alla pace di Alonso. Ho parlato di un puma perché avevo conosciuto una creatura così. Volevo anche significare il mutamento della Natura, della fiera in creatura vicino all'umano; mentre nel mondo umano (non solo il nostro, e non solo allora) andava accadendo il contrario. lo, difatti, vedo, e mi allarma, crescere nel mondo umano un che di ferino, evidenziarsi la faccia terribile della Tigre. Mentre il mondo "animale" va rivelandosi (a tutti) più mite, più amico e consolatore. Vorrei aprire una parentesi, non le dispiaccia. Quel cupo temporale è passato. Ma Cultura e scuola italiana sono in condizioni sempre peggiori. Il giornalismo in qualche caso, lei annota, è "cialtrone". La teatralizzazione del dolore è prassi mostruosa. M odi{icherà la rotta il governo della sinistra? I giornalisti, scusi la spiegazione alle parole che in Alonso e i visionari pronuncia la signora Stella Winter, sono pellerossa: portano via le capigliature, scotennano la gente, se ne vanno tranquilli. Tra loro e me, parlo della generazione di oggi, c'è una differenza profonda, totale, sul significato del dolore. I giornalisti sono una progenie bellissima, colorata, ma non sanno che cosa sia la sofferenza e sottovalutano le persone che la f atiscono. lo ho il pro bema de dolore del mondo, che è una cosa grave. Loro passano davanti a tutto: "Mah, pazienza". No, non va bene: occorre fare qualcosa. Sono piena di rimorsi, in questo senso, non ho fatto mai niente, ho lavorato diversamente. Il puma rappresenta tutta la terribile miseria del mondo. La scrittura può soccorrere per superare il dolore o è soltanto una giustificazione? La scrittura, qualche volta, è una lettera nella bottiglia ... È importantissima. Come l'abilità per l'artigiano: fare molto bene dei canestri è una consolazione. Ogni persona che crea diventa padre e madre di ciò che ha creato, e vive. Una volta ho sentito dire che "la felicità è veder crescere qualche cosa". È verissimo. È tutta qui la felicità: non usare la vita, vederla crescere. Sul nuovo governo? Non potrei dire nulla, perché non credo di essere ARTE E PARTE

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