ipotetici stati di natura. D'altro canto, è comprensibile che molti cerchino la protezione che queste istituzioni posson·o offrire. I gruppi o gli individui non legati alla comunità dall'antico vincolo genetico della nazione, ossia i "cosmopoliti senza radici" (termine spesso sinonimo di ebrei) sono sempre stati lo spauracchio dei nazionalisti europei centro-orientali, agli occhi dei quali rappresentano la minaccia "esterna" alla purezza e alla potenza della nazione. È l'abuso di tali principi intrinseci della nazione da parte degli etnocrati che produce politiche che violano i diritti altrui, relegano i membri delle minoranze a un livello inferiore, incoraggiano l'assimilazione e sostengono la trasformazione demografica su base etnonazionale, la violenza e l'aggressione. Tuttavia, sono questi stessi principi a promuovere tale abuso e senza controlli interni il rifiuto delle limitazioi:ii procedurali liberali è indubbiamente pericoloso. L'esclusione di altre popolazioni dalla storia nazionale permette lo sviluppo di concetti come quello di "democrazia entro confini etnicamente definiti" e di diritto all'autodeterminazione nazionale, senza preoccuparsi delle conseguenze di questa rivendicazione su coloro che non fanno parte della maggioranza/nazione dominante. L'esclusione dei serbi dalla storia croata, rinarrata con particolare enfasi su un secolo di oppressione dall'esterno e sulla lotta per il recupero della libertà e della gloria passata, comporta non solo l'espulsione di una popolazione che ha vissuto nella regione per secoli (i serbi), ma anche l'instaurarsi in Croaz_iadi istituzioni politiche autoritarie e repressive. Le dinamiche della situazione sono ancora più evidenti nel caso del Kosovo. L'intero sviluppo delle strategie politiche etnocratiche in Serbia ruota intorno alla battaglia del Kosovo del 1389. La sua elaborata mitologia, il culto dell'eroismo, della sofferenza e del martirio - alimentati dall'autorità intellettuale e dall'attivismo politico di storici e scrittori accademici - hanno spianato la strada a una politica che ha ridotto i contributi culturali e storici della maggioranza albanese, a un resoconto di aggressione demografica, oppressione politica e violenza contro l'eroismo della nazione serba. La leggenda del Kosovo, con le sue componenti romantiche di eroismo e sacrificio, è divenuta un motivo unificatore in grado di trasformare una popolazione "sconfitta" in nazione conquistatrice. Il potere di questa storia di tragedia, di eroismo, di sei secoli di trasformazioni demografiche, di episodi vissuti come violazioni della sovranità serba (in particolare con la costituzione del 1974 che ha sancito l'autonomia federale del Kosovo) e di tensioni etniche sotterranee tra i serbi locali e gli albanesi ha ~iustificato la dichiarazione dello stato di polizia, la sospensione delle libertà civili e gravi violazioni dei diritti umani. La facilità con cui gli "storici" si sono mossi tra la realtà quotidiana della politica e dell'economia e le sfere ultraterrene di eroi, regioni sacre, guerrieri, martiri e traditori ha contribuito a confermare la "naturalità" del governo autoritario e dei valori patriarcali, l'esigenza di stabilire confini etnicamente definiti per qualsiasi stato democratico futuro e la necessità di intervenire sulla popolazione (per esempio con la "pulizia . ") etmca . Il concetto di libertà che deriva da queste cronache è la libertà dagli oppressori storici - l'impero ottomano o austro-ungarico, i nazisti, $li ustascia, i cetnici, i comunisti, la "Jugoslavia di Tito", la "Jugoslavia dominata dai serbi", ecc. - e non la libertà dal nuovo stato trionfatore. Allo stesso modo la censura, preoccupazione principale di molti degli attuali custodi delle culture nazionali quando vigevano i vecchi regimi, non viene più affrontata nei loro dibattiti. Le libertà civili non sembrano più riguardarli, in particolare quelle libertà che sostengono il diritto ali' opposizione politica, alla diversità e la libertà di coscienza e di espressione. Queste posizioni vengono spesso giustificate con il ritorno alle forme politiche nazionali tradizionali della nazione e con la riaffermazione dell'estraneità dei concetti liberali od occidentali di associazione politica e di cittadinanza. Negando la compatibilità di società civile e comunità naturale, un leader serbo-bosniaco ha espresso questo concetto lamentandosi che "si vogliono trasformare i serbi in cittadini", ossia sostituire la sostanzialità di un membro della nazione con una personalità civile "vuota" e priva di vigore. L'opposizione nazione/cittadino Consideriamo la potenziale inconciliabilità tra gli appelli alla storia nazionale e i concetti di ugua~lianza e reciprocità fondamentali per i cittadim di una repubblica. I cittadini condividono la sovranità dello stato e $odono dello stesso tipo di uguaglianza: uguali diritti e doveri. Questo princir,io, fondamentale per il costituzionalismo civile o repubblicano, fornisce le basi .l?er il rispetto della legge e l'accettazione degli obblighi civili. È la generalità dei termini dell'associazione politica implicita in questo accordo che preserva l'uguaglianza e l'indipendenza dei cittadini. Le leggi non si rivolgono a nessuno in particolare; discendono da tutti e a tutti si applicano. È questo carattere generale che garantisce l'accesso dei membri della comunità al complesso di diritti e doveri relativi al governo e alla partecipazione alla vita pubblica. Fornisce una base per lo stato di dintto e per certe aspettative di mutualità, ossia di rispetto e correttezza reciproci. Quando invece sono gli interessi particolari a definire la natura della cittadinanza allora si profila la nascita di rap_eorti di dipendenza e d1 diritti e doveri diversificati. Quando la cittadinanza è strettamente legata al1'identificazione con un particolare gruppo etnonazionale e alla realizzazione dei suoi obiettivi, allora i diritti civili sono stabiliti dai particolari impegni, valori e interessi della etnonazione. La cittadinanza perde il suo valore giuridico generale, i criteri per il riconoscimento e l'esclusione diventano giudizi particolari. Questa è la minaccia che si nasconde nel linguaggio introdotto nella costituzione di molti dei paesi dell'Europa orientale o dell'ex-Unione Sovietica di nuova formazione o recentemente ricostituiti, un linguaggio che registra queste leggi fondamentali come la realizzazione di un antico sogno od obiettivo e di una patria-nazione. Negli stati in cui ampie fasce di popolazione non si sentono sicure del rispetto dell'uguaglianza dei loro diritti civili o non godono dei diritti di cittadinanza, il potenziale di sviluppo di conflitti interni e governi autoritari è elevato. Di fatto la presenza di un gran numero di persone costantemente svantaggiate dalle condizioni dell'associazione politica crea le preJ..f.ZlQl::!l.
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