La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

nità culturale "pensata". Fanno risalire le radici nazionali a un passato remoto in cui i valori culturali erano puri e il carattere "naturale" del popolo non aveva ancora perso vi&ore. È su questo passato che si basano le poliuche e, cosa più importante, le istituzioni sociali e gli accordi politici desiderati. Le giustificazioni teoriche si fondano sul carattere primordiale della comunità, sulla sua "naturalità" da recuperare e preservare tanto nella memoria collettiva quanto attraverso particolari istituzioni politiche (i mass media, l'economia, l'istruzione e la cultura pubblica). La nazione ottiene così l'etichetta di "eterna" e "immutabile", permettendo sia ai teorici che ai leader di ignorare la natura e il contesto "particolari" di tali teorie e stratesie politiche. L'idea di nazione racchiusa nel mito delle radici primordiali non costituisce di per sé un ostacolo allo sviluppo di istituzioni politiche moderne o alla pace e alla sicurezza nella regione. L'appello alla nazione storica, tuttavia, sostiene un'interpretazione patriarcale e autoritaria della comunità che permette ai leader nazionali di consolidare il proprio potere e di considerare gli interessi della nazione indipendenti dalle reali manifestazioni di interesse espresse dai cittadini attraverso i regolari processi di scelta sociale. Il potenziale di insorgenza di forme di coercizione, di repressione politica, e di politiche di esclusione è elevato. Questo richiamo al passato rifiuta l'adozione di teorie liberali, in particolare le nozioni di autonomia individuale, individualismo morale o agire razionale e il concetto di comunità come artificio. I principi liberali derivano generalmente dalle descrizioni di un ipotetico stato di natura e da norme di governo che conseguono da questa "condizione naturale" o dal concetto di cooperazione sociale guidata dalla volontà di aumentare al massimo la felicità e ridurre al minimo la sofferenza. Le diverse teorie liberali riconoscono il principio secondo cui le co1:1unità polit\c~1e_sono cost~uzioai umane aventi propne ong1m concrete 111 condizioni storiche particolari, normalmente associate allo sviluppo dei mercati, del lavoro libero e di alcune forme di governo scelte dai membri della comunità e limitate dalle condizioni dell'associazione politica o dal fine del governo a cui i membri della comunità stessa hanno aderito o potrebbero aderire in qualche modo. La stabilità e la continuità delle comunità politiche dipendono dal consenso o, almeno, dalla tacita approvazione dei membri che la compongono. Ne risulta un concetto di nazione intesa come comunità di persone che condividono un passato comune e un impegno verso comuni norme, leggi e aspettative future. Di conseguenza, le nazioni non sono "realtà oggettive", ma, come sostiene Ernest Renan, il risultato di un "plebiscito quotidiano". Ciò contrasta con le strategie di costruzione della nazione o il concetto di nazione sostenuto da politiche o programmi etnocratici che invece si basano sul carattere primordiale della nazione. La nazione è una comunità naturale e la sua organizzazione politica è una diretta conseguenza delle sue caratteristiche intrinseche originali. Le istituzioni politiche o economich(:) e le pratiche che sconvolgono la continuità e l'unità della comunità nazionale e sfidano i suoi valori peculiari devono essere respinte come estranee e distruttive. Le costruzioni artificiali dello stato liberale (o, in questo caso, socialiUZJS:)lH sta) costituiscono, quindi, una minaccia per l'esistenza stessa della nazione. Sebbene questa argomentazione possa sembrare oscura, dato che storicamente in Europa, nel diciottesimo secolo e all'inizio del diciannovesimo, lo sviluppo del liberalismo è stato strettamente connesso a quello del nazionalismo, tuttavia tale legame si basa su un'idea di nazione intesa come costruzione moderna prodotto del processo di sviluppo storico, non come comumtà di "terra e sangue". È il concetto di nazione naturale ed eterna, di comunità primordiale in cui gli "storici" o i portavoce nazionali accentuano le originarie rivendicazioni di continuità territoriale, senetica e spirituale, che è in contrasto con 1 principi fondamentali del liberalismo. L'identificazione con la nazione e la fedeltà a essa non implicano che il "plebiscito quotidiano" sia "facoltativo", ma piuttosto comportano l'accettazione degli obblishi di appartenenza e della missione della naz10ne così come vengono formulati dai suoi custodi. Il rispetto dei principi fondamentali peculiari della nazione, il desiderio di una comunità romantica e rurale che recuperi la sua "identità genuina" (per usare le parole di Vladimir Tismaneanu e di Dan Pavel) sono stati la base degli attacchi al liberalismo tanto da parte dell'estrema destra quanto da parte del populismo autoritario (per esempio nel caso di croati, serbi, rumeni e ungheresi). L'atte$giamento di riverenza nei confronti della nazione e dei suoi leader, le limitazioni alla democrazia parlamentare e a una stampa indipendente e la riscoperta dei ruoli tradizionali dei sessi diventano forme accettabili di recupero della nazione originaria. Questi principi si svolgono attraverso una serie di opposizioni binarie: autentico/artificiale, rurale/urbano, orientale/occidentale, ortodosso/cattolico (o Cristianità/Islam), comunità/società e nazione/cittadino. Le città vengono considerate sedi della discontinuità, della razionalizzazione e della modernizzazione, di tutto ciò che è "straniero" e "impuro". Sono le sedi della rivoluzione, della resistenza all'autorità, alle gerarchie patriarcali, ai valori tradizionali e la dimora di una cittadinanza svincolata dalla nazione. La glorificazione della comunità nazionale, autentica e rurale, e il rifiuto dei centri urbani, artificiali e contaminati, convivono per esempio nella retorica dei nazionalisti serbo-bosniaci in difesa dell'Oriente, dell'Ortodossia e di uno stile di vita tradizionale. Questa glorificazione si traduce in un rifiuto totale dei valori, delle istituzioni e delle pratiche "occidentali", un rifiuto che offre agli etnocrati la possibilità di ignorare convenientemente i diritti umani e civili universalmente riconosciuti e di rifiutare le accuse di violazione delle norme internazionali. Questi principi, infine, trovano la loro espressione in atti di violenza tanto contro i simboli dei valori occidentali quanto contro la città stessa. La democrazia etnica e la libertà dal dominio altrui Le istituzioni liberali hanno i loro limiti. Considerate le numerose critiche che il liberalismo subisce oggigiorno, si potrebbe facilmente affermare che l'unicità storica e culturale di un paese non dovrebbe essere abbandonata l?er un insieme di istituzioni basate su costruzioni opinabili e artificiali o "scelte di individui privi di radici e vincoli nazionali" e

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