La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 16 - giugno 1996

LEZIONI Mohammed Anisur Rahman J ulie Mostov VERSO UN PARADIGMA DI SVILUPPO ALTERNATIVO Mohammed Anisur Rahman (traduzione di Giorgio Cingo/ani e Monica Campardo) • Mohammed Anisur Rahman ha studiato all'Università di Dacca e ad Harvard, dove nel 1962 ha conseguito il dottorato in Economia. In seguito è stato titolare della cattedra di Economia all'Università di Islamabad (1967-70), all'Università di Dacca (1970-75) e ha tenuto delle lezioni all'East West Centre (Hawaii University), a Yale e all'Istituto degli Studi per lo Sviluppo (Sussex University ). Dal 1972 al 1974 è stato membro della Commissione per la Pianificazione del Bangladesh. Nel 1977 è stato nominato responsabile della Ricerca dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) presso cui è stato coordinatore-del programma "Organizzazioni partecipative delle popolazioni rurali povere" (Porp) fino al 1991. Mohammed A. Rahman è autore di molti testi di economia e sviluppo partecipativo. Oltre agli articoli apparsi in numerose riviste di economia, tra cui "Oxjord Economie Papers", "Quarterly Journal of Economics" e "Review of Economics and Statistics ", ha contribuito a varie riviste che si occupano di sviluppo quali "Development Dialogue", "Ifda Dossier" e "Community and Development journal". Ha curato insieme ad Orlando Fals Borda Action and Knowledgc: Breaking the Monopoly wich Participatory Action Research (New York, New Horizon Press, 1990). Questo articolo è tratto da Md. Rahman, Peoplc's Sclf-Developmcnt. Perspectives on Participatory Action Research, UniversityPress,1994. ♦ Introduzione: vogliamo lo sviluppo? Gli economisti devono al più presto impegnarsi in una revisione completa dei principi basilari e nella conseguente ridefinizione' dei modelli e delle teorie fondamentali. L'attuale crisi economica si potrà superare solo se anche loro vorranno partecipare attivamente alla trasformazione dei modelli in corso in tutte le discipline" (Fritjof Capra, The Turning Point: UZ1QJY.1 Science, Society and the Rising Culture, Bantam Books, 1983, cfr. cap. "The impasse of economics"; traci. it. Feltrinelli: Il punto di svolta). È un grande onore per me essere incaricato di pronunciare il discorso di apertura della conferenza biennale del!' Associazione Economica del Bangladesh, e l'onore è ancora maggiore poiché quindici anni fa ho abbandonato la scienza economica tradizionale per lavorare in un settore in cui i fattori economici non costituiscono necessariamente delle motivazioni principali. Il fatto che nonostante ciò oggi io sia qui a parlarvi dimostra un'apertura degli orizzonti de~li economisti di questo paese davvero positiva e incoraggiante. . Nel marzo 1990 partecipai a un seminario a Cartigny (Ginevra), dal titolo Towards the Post-Development Era (Verso l'era del postsviluppo)1. In quella sede assistetti a una critica totale del concetto di sviluppo da parte di una serie di studiosi e attivisti sia del Nord che del Sud del mondo. Tale critica sfociava in un vigoroso appello ad abbandonare del tutto l'uso del termine "sviluppo". Nel mio intervento di oggi per prima cosa vorrei riassumervi i temi del dibattito svoltosi in quel seminario. Fu fatto notare che la nozione di "sviluppo" era nata come parte del "progetto Truman" del 1949 in risposta alla nascita della guerra fredda tra le due grandi ideologie rivali. Il pericolo che la rivoluzione bolscevica potesse ispirare delle rivolte sociali nel cosiddetto Terzo Mondo doveva essere contrastato dalla promessa di "sviluppo" e "sostegno allo sviluppo" per aiutare le società "sottosviluppate" a raggiungere il livello dei paesi "sviluppati". Con il termine sviluppo si alludeva esclusivamente allo "sviluppo economico", riducendo in tal modo il grado di progresso e di maturità di una società al suo livello produttivo. Si riteneva che lo sviluppo fosse possibile solo imitando i paesi "sviluppati", le loro aspirazioni, i loro valori, la loro cultura e tecnologia, e venivano offerti sostegno finanziario e tecnico con un atteggiamento di superiorità paternalistica nel cammino verso la civilizzazione. La prospettiva di consistenti finanziamenti dall'esterno e di tecnologie allettanti produsse nel mondo "sottosviluppato" degli Stati-cliente nei quali alcune oligarchie in grado di prendere il controllo dell'apparato statale potevano accumulare ricchezze e potere come classe separata dalla maggior parte della società a cui peraltro venivano presentati "progetti di sviluppo" a livello nazionale e,

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