La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 15 - maggio 1996

FUMETTI "Mano": quello che c'è sotto le immagini GiuseppePollicelli Quando delle persone si riuniscono per lavorare ad un progetto comune che non frutterà loro alcun guadagno economico, è certamente perché condividono valori, desideri ed esigenze molto forti. E' il caso dei redattori delle riviste più serie e motivate, che mettono a disposizione il \oro tempo e le .lor:o energie 111quanto conv111t1dell'importanza e della utilità di ciò che fanno. E' il caso, senza dubbio, dei collaboratori di "M " 661' ano , una nuova pu 1cazione quadrimestrale da libreria ideata e coordinata da Stefano Ricci (giovane illustratore e disesnatore di fumetti) e da Mana Giovanna Anceschi (curatrice della galleria bolognese "Squadro"). ~imostrando grande coraggio e grande voglia di fare, Ricci e la Anceschi, entrambi cultori e studiosi di immagini, hanno deciso di radunare, pescandoli tra le loro amicizie ~ conoscenze, alcuni dei più 111teressanti artisti italiani de.lle ultime senerazioni, co111volgendoli m una iniziativa editoriale che può davvero definirsi ambiziosa. "Mano", infatti, si propone due obiettivi di notevole portata: da una parte, discutere e anal\zz~r~, senz~ le _appr~ssimaz10111,1 settansm1 e le mutili partigianerie tipici di tante riviste specializzate e fanzine, tutte quelle arti che fanno perno intorno all'immagine; dall'altra, pubblicare opere (disegni, illustrazioni, fumetti) non importa quanto recenti, realizzate da autori che, quando proprio non possono essere considerati artisti con la "a" maiuscola, abbiano comunque qualcosa da comunicare. Il risultato degli sforzi e dell'entusiasmo di Ricci e della Anceschi è un volume di duecento pagine in bianco e nero (impostato dallo stesso Ricci con una grafica sobria, rigorosa ma tutt'altro che opprimente), in cui trovano spazio, a riprova di quello che si diceva poc'anzi, lavori tra SUOLE Pt VENTO loro diversissimi. In apertura, yeng.ono p~oposte. alcune 111qu1etant11llustraz10ni del pittore francese di origine polacca Balthus ispirate al romanzo "Cime tempestose" della Bronte: realizzate con un tratto sgradevole, duro, espressionista, tutte comunicano male, angoscia, tragedia. Seguono otto disegni di J oseph Beyus così scarni ed essenziali, a volte vere e proprie silhuette nere su sfondo bianco, da richiamare alla mente la pittura murale dei primitivi; una storia senza testo di Igort (pseudonimo di Igor Tuveri) disegnata con uno stile diseguale piuttosto distante da quello tipico di questo autore; un collage di Gianluigi Toccafondo ottenuto mescolando alcuni brani del Pinocchio di Collodi con fotocopie ritoccate e deformate raffiguranti il famoso burattino. I migliori tra gli otto fumetti pubblicati ci sono parsi "Ahum!" di Kramsky e Mattotti, commosso omaggio a Charlie Mingus; "Ballata (la santa pecèatrice)" di Lilia Ambrosi e Gabriella Giandelli, amara storia dalle atmosfere noir su una donna infelice che compensa la propria infelicità nutrendosi d1 quella altrui; "Suburbia" di Massimo Semerano e Francesca Ghermandi (che qui impiega al meglio il suo tratto pupazzettistico-cartoonistico ), storia grottesca e apocalittica che ha per protagonista una umanità cinica, malata e immorale che ricorda neppure troppo da lontano quella reale ed atroce che ci circonda; "Volti rubati" di Francesca Astori e Onze, tetro apologo intorno ad un "mito" decisamente molto terreno, reso da Onze con un segno che, sebbene assai più i::upo ed aspro, ricorda quello di Dino Battaglia. Di buon livello, graficamente, sono anche i fumetti "Nina e Liii" (disegnato da Ricci con il suo consueto stile che suggerisce e lascia intuire più che mostrare) e "Cartolina da Pancevo" di Aleksandar Zograf (un disegnatore slavo che si rifà nel tratto ai comics undergorund americani degli anni Sessanta, in particolare a RobertCrumb ). Straordinaria, infine, la qualità degli scritti presentati da "Mano". Su tutti, spiccano per genialità e intuizioni quelli di Antonin Artaud, ma ugualmente interessanti sono una testimonianza della fotografa statunitense Diane Arbus su quella che è stata in pratica la sua iniziazione all'arte, un saggio del fumettologo francese Thierry Groensteen sullo storyboard (la seceneggiatura disegnata) e due conversazioni sullo stesso argomento con i registi cinematografici Terry Gilliam e Peter Greenaway. Gli autori di "Mano" riservano dunque un considerevole sfa zio alla parola, oltre che a l'immagine, e alla teoria, oltre che alla pratica. A loro non interessa soltanto mostrare le immagini, ma anche far capire come esse nascono, come vengono realizzate, in quali modi debbono essere lette: immagine e (disegno (quest'ultimo definito nell'introduzione "laboratorio e luogo della compresenza di pratiche differenti") sono pertanto i punti di partenza e gli elementi centrali dell'indagine di "Mano" nella misura in cui essi riescono ad essere mezzo di narrazione, veicolo di comunicazione. Ed è precisamente con questa attenzione per la parola e per la narrazione che si spiesa il peso lievemente magg10re che, rispetto alle altre arti, viene assegnato al fumetto, forma espressiva basata proprio sulla fusione di figure e testo. Concepire le imma~ini in questo modo, in tempi in cui le immagini sono per lo più omologate e piatte, ridotte a mero strumento di diffusione di messaggi pubblicitari, è sicuramente poco popolare, minoritario. La cosa, però, come ben sa chi legge "La Terra", lungi dal dispiacerci ci pare quanto mai apprezzabile. A Ricci e compagni non interessa di conseguire la fama e i danari di un Manara o di un Crepax, di lanciare l'ennesima vana crociata in favore del fumetto, ma di portare avanti senza snobismi (come dimostra in questo primo numero il dovuto omaggio a un disegnatore

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