il momento successivo, quello più drammatico, ma forse anche meno facile da gestire e capire: anche per questo nella rivista ci sono tante tracce di ingenuità ma mai le storture e le illogicità che invece aumenteranno con gli anni Settanta nei movimenti giovanili. Su tutti i piani e a tutti i livelli, come sappiamo, la società italiana e le sue istituzioni riSJ?Oseroduramente alle richieste di partecipaz10ne e democratizzazione che avanzavano i giovani, l'impatto che ebbero i movimenti giovanili sulle strutture sociali e culturali dell'epoca, rigide e pronte a chiudersi in meccanismi di autodifesa, fu spesso drammatico e traumatico. Così anche "La tenda" si dovette scontrare con molte resistenze, la più rilevante delle quali veniva proprio dall' Agi, già dall'inizio degli anni Settanta proiettata verso obiettivi e metodi diversi da quelli indicati dalla sua rivista associativa, che avrebbero portato nel giro di quattro anni all'unificazione con l'associazione maschile e alla fine di tante esperienze, tra cui "La tenda", che chiuse definitivamente nel 1972. Rileggere oggi "La tenda" fa uno strano effetto, vi si trovano tanti dibattiti, spunti e riflessioni che caratterizzeranno gli anni successivi alla sua chiusura. Sembra strano leggere articoli del 1967 sull'ecologia, sulla società tecnologica e le sue vittime, sull'inserimento sociale dei portatori di handicap (l' Agi fu una delle prime associazioni ad accogliere e lavorare, "alla pari", con gli handicappati), sulla droga ed è ancora più singolare per noi sentire dalle protagoniste di allora che in quegli anni sembrava normale parlare di temi che oggi appaiono rivoluzionari: non c'era, come invece probabilmente c'era in altri movimenti, la coscienza e la percezione della propria radicalità, che dava alla rivista quel carattere di quotidianetà, di semplicità che era uno dei suoi maggiori punti di forza. Le riviste dedicate, oggi, al mondo dei giovani, anche le più aperte e le più illuminate, hanno una differenza abissale di contenuti ma soprattutto di linguaggi, sembra che il diciottenne di oggi sia considerato più stupido, più immaturo di quello di venticinque anni fa, soprattutto oggi è considerata impresa disperata e inutile il tentativo di stimolare, sollecitare i giovani, ci si limita ad accontentarli, ad accarezzarli con le loro mode e i lor~, gus~i, se?,za proporre loro nulla di nuovo o deviante . Una storia quindi, quella de "La tenda", molto interessante da ripercorrere oggi, anche se completamente priva di un lieto fine. LIBRI Giovani e trucidi. Storie insensate o massimali raccontate da Ammanniti e Carrara Alfonso Geraci "Se lo comprano per babbìo" mi dice il libraio parlando di Fango di Niccolò Ammanniti (Mondadori, 26.000 lire): e infatti qui a Palermo - non so da voi - si usa regalare i libri giocando sull'allusività del titolo: la ragazza preoccupata dalla mancanza di spina dorsale dell'amica le fa dono di Donne che amano troppo; l'intellettuale in vena di ironia si presenta al politico con una copia di Mozartf Sociologia di un genio, "Perché solo lei può capire questo titolo"; e via alludendo. Dato che nello slang palermitano "Sei un fango" è un pesante insulto, gravemente lesivo della dignità della persona cui viene rivolto, ecco che il libro di Ammanniti fornisce una efficace alternativa al solito Diploma dell'Accademia dei Puzzoni per due risate a buon mercato. SUOl,EDI VENTO Detto dei successi del marketing della Mondadori, la lettura dei sette racconti che compongono il libro suggerisce riflessioni meno univocamente positive. Nella storia più lunga (115 pagine) si racconta la notte di Capodanno del 199 ... di una ventina di personaggi romaneschi le cui vicende ruotano intorno al 'Comprensorio residenzizle delle Isole' al dodicesimo chilometro della Cassia. Sembra di assistere ali' ennesimo film natalizio a episodi con Baldi e Christian De Sica, ma, a onta di una Special Guest appearance di Ambra e di qualche buona battuta (c'è un personaggio che si chiama Gaetano Cozzamara, già Mister tanga Bagnato '92), la pagina scritta stenta a trovare una sua giustificazione, anche soltanto "di mercato": intrattenimento senza pretese per ♦ intrattenimento senza pretese, preferisco il film. Che poi Ammanniti sia bravo a far progressivamente precipitare le varie storielle in una pirotecnica di budella ustionate dai "botti", nuche trapassate da proiettili, cranii sfondati da televisori lanciati dall'attico e sterni che esplodono trafitti da fucili subacquei, non cambia la sostanza delle cose: la comicità goliardica si trasfigura nel solito splatter, ma la somma di due cose già viste non ne dà una nuova. Ammanniti, non contento, intitola il tutto L'ultimo capodanno dell'umanità, come a rivendicare una valenza apocalitticomillenaristica: e questo mi pare veramente troppo. Dagli altri racconti, Rispetto, Ti sogno con terrore e Ferro sono riempitivi a base di stupri di gruppo, serial killers e vergini metalliche, mentre Lo zoologo non è niente male e gli spaghetti alla Tarantino della utle-track - una storia di malandrinaggio sottotitolata Vivere e morire al Prenestino - sono un piatto forte ma non indigesto: Carta, poi, è decisamente bello, una sorta di Mickey Spillane di Monte Sacro. A proposito di Spillane, si è detto che "nei suoi romanzi, le donne o sono nude, o sono in posizione orizzontale (e sempre nude, naturalmente)":
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==