La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 15 - maggio 1996

INTERESSIAMOCI DEGLI ALTRI Giampaolo Celani Giampaolo Celani lavora/resso il settore ambiente dell'Eni Risorse. attualmente Capo branco e responsabile della Zona Salario Agesci di Esploratori tra gli zingari ' ♦ "Ho visto in un campo nomadi di Roma molti ragazzi scout giocare con degli zingarelli. Per giunta, anche dei lupetti (Bambini di 811 anni). Perché ci vanno? Chi ce li manda?" (da commenti sentiti nel quartiere SalarioParioli) · "In questi anni il servizio al Campo nomadi è stato per il mio Clan un'eccezionale occasione educativa, nella quale tutti i ragazzi che l'hanno vissuta sono cresciuti in spirito di servizio e di disponibilità verso il prossimo. Inoltre hanno potuto e dovuto affrontare barriere culturali e di comunicazione, i presiudizi propri, delle famiglie, degli amici, dei Capi, trovando poi il modo per razionalizzare queste esperienze, uscendone più maturi nella capacità di instaurare rapporti e di capire i bisogni, più critici rispetto alla complessità delle situazioni, più problematici nella r.ropria capacità di giudizio, talvolta con una più acuta coscienza del significato politico del proprio agire. Una conferma di tutto questo l'ho avuta quando con l'intera comunità del Clan ci si è recati in un cantiere di lavoro Agesci in Albania: ogni ragazzo/a è apparso pronto all'incontro e preparato a dover affrontare barriere culturali ... " (da una relazione di un Capo Clan del gruppo Roma 40) L' Agesci, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, è un movimento di giovani, in cui l'adulto, uomo e donna, im_pegnato nel servizio educativo, offre ai ragazzi, in un clima di reciproca fiducia, mezzi ed occasioni per una maturazione personale, insieme con la testimonianza delle proprie scelte fatte liberamente e vissute con coerenza. Chi aderisce al Patto Associativo fa sì che la sua azione educativa porti a rendere liberi, nel pensare e nell'agire, non solo da quelle strutture che condizionano e opprimono, ma anche da ogni accettazione passiva di proposte e ideologie, come pure da ogni ostacolo che all'interno della persona ne impedisce la crescita. Per raggiungere questi obiettivi lo scoutismo prevede che si realizza-, no attività concrete, sulle quali il ragazzo\a è invitato dal capo a riflettere, affinché abbia modo di conoscere se stesso e la realtà. Un detto scout afferma: "Lo scoutismo si fa con i piedi", cioè non si parla ai ragazzi delSUOLEDI VENTO la montagna e delle sue bellezze, della fatica dello scalare e della gioia di arrivare alla meta, b~nsì si invitano e si aiutano i ragaz~i a org~- mzzare una route, un percorso, a farsi uno zaino che contenga il sufficiente per vivere all' aperto una settimana, provare il gusto della fatica di portarselo personalmente sulle spalle e della soddisfazione di riuscire a raggiungere l'obiettivo oppure sostituendoli nel caso si fallisca, godendosi passo dopo passo la natura circostante e la propria corporeità. L' esperienza viene vissuta con altri coetanei affinché si abbia l'opportunità di condividere le proprie sensazioni, scambiarsi le proprie opinioni, giocarsi fino in fondo scambiandosi il sudore e il sorriso, provando insieme la provvisorietà e l'essenzialità. Infine i ragazzi sono invitati a riflettere dell'esperienza sull'esperienza vissuta, a verificare se stessi, le proprie e altrui relazioni, affinché tutto non scorra via, ma sia un'"avventura" utile per la propria vita e per quella degli altri. I Capi condividono questa esperienza, anch'essi sono direttamente coinvolti ed hanno il compito di vivere accanto ai ragazzi, sostenerli nei momenti difficili, valorizzare i momenti importanti, mostrando senza reticenze se stessi in tutta la propria umanità. Dal 1989 più di un centinaio di ragazzi scout, dagli 8 ai 20 anni, ha avuto modo di conoscere da vicino alcune famiglie di rom Kaniarja stabilitesi nella loro città, Roma, nel loro quartiere, Salario-Parioli, grazie ad alcuni Capi scout e volontari che nanna mostrato sensibilità verso questa particolare forma di emarginazione, coraggio nell'affrontare diffidenza e paure personali, dei rom e dei gagé (i "non zingari", secondo la lingua zingara), e volontà nell'organizzare sperimentalmente, via via in modo più strutturato, una opportunità di incontro e dialogo tra le due comunità. Una volontaria dell'Opera Nomadi invitò un Clan Agesci (RM 3) a prendere le difese di un nucleo di zingari insediatisi in un campeggio abbandonato ai margini di un parco pubblico, in una zona estremamente poco frequentata. Alcuni abitanti di un insediamento abitativo vicino, nella zona dei Parioli, preoccupata dalla presenza di queste _persone (in alcuni casi per alcuni reati compiuti da sconosciuti ma attribuibili per luogo comune agli zingari), si organizzarono in un movimento di dura protesta. La volontaria, Donatella, e la Comunità Capi di quel gruppo scout pensarono che fosse importante testimoniare una presenza dialogante, ragionevole, che si prendeva la responsabilità di sostenere gli zingari. Alla proposta i ragazzi del Clan si resero disponibili, presero posizione e partecil?arono ai sit-in pro-rom ... Da lì, da una questione di principio, nacque la voglia di conoscere da vicino delle persone, la cui fama negativa è iscritta nei geni della grande maggioranza dei ragazzi e dei loro Capi. Si sparse la voce nella zona scout Salario: una ragazzo e una ragazza di due Clan diversi, che non si conoscevano tra loro, furono disl?osti, su invito dei loro Capi, a vivere un'esperienza di impegno costante di un anno di servizio extra-associativo. Assieme a Donatella settimanalmente si avventuravano all'interno dell'insediamento zingaro spinti dalla curiosità vedere e scoprire "un mondo a parte", fatto apparentemente solo di disordine, sporcizia, urla di bambini, animali in libertà, macchine di grossa cilindrata, roulotte, stracci

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