si direttamente politici, completando così quell'apertura all'esterno che, iniziata alla fine degli anni Cinquanta, avrebbe modificato radicalmente il concetto stesso di "scout" e il ruolo degli scout nella società, provocando trasformazioni e scossoni anche all'interno delle associazioni. Già verso la metà degli anni Sessanta si stavano allargando ed evolvendo i modi e gli spazi della partecipazione politica e culturale dei giovani, si intensificava e ramificava la cosiddetta area del "dissenso" cattolico, spesso intrecciata ad ambienti e settori vicini agli scout, si rafforzavano e infittivano quei fermenti che di lì a poco sarebbero "usciti" allo scoperto: i contraccolpi e le conseguenze di questa atmosfera investirono anche l'Asci e l' Agi, che inizieranno con la fine degli anni Sessanta un percorso che le porterà a significative trasformazioni. In questi anni si modifica la struttura delle associazioni: l'esigenza di una maggiore partecipazione della base alla gestione delle associazioni porterà a un notevole decentramento, che favorirà la valorizzazione dei singoli gruppi e una loro maggiore autonomizzazione (è di questi anni l'invenzione della Comunità Capi, un coordinamento dei responsabili di ogni gruppo, molto importante per la definizione e l'organizzazione dei vari progetti educativi), nell'ambito della struttura organizzativa si dà inoltre sempre più spazio alle assemblee, locali o nazionali. Si evolve ulteriormente la "questione politica", divenuta ormai centrale e irrinunciabile (non può non esistere una scelta e un impegno politico, gli scout sono "apartitici ma non apolitici"), il servizio prende strade sempre più nuove e di frontiera, si moltiplicano le iniziative di analisi del rapporto tra i due sessi, si cominciano a far strada in questo senso le proposte di ridiscussione dell'imeianto "separatista" delle associazioni, anc'he il rapporto con la fede e la religione viene riconsiderato ( la "spiritualità della strada", ad esempio, è una idea che si afferma e diffonde in questi anni ). Queste esperienze e queste trasformazioni lasceranno molte tracce, ma la novità più importante sarà l'unificazione, nel 1974, delle due associazioni, con la nascita dell' Agesci, l'Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani. L'unificazione raepresenta senz'altro uno dei nodi fondamentali nella storia dello scoutismo in Italia, le tappe e i percorsi che la precedettero sono molto importanti per comprendere il cambiamento che essa significò ma anche le numerose spaccature che provocò. La nascita dell' Agesci costituì una svolta dal punto di vista culturale-pedagogico, ma anche una profonda novità nel tessuto socio-culturale italiano dell'epoca, aprì una fase completamente nuova nell'elaborazione dei programmi educativi e formativi e comportò anche la nascita di un nuovo, vasto apparato burocraticoorganizzativo. La discussione che accompagnò la sua nascita fu molto vivace, ruotò principalmente attorno al valore della proposta di coeducazione, alla sua necessità e al suo effettivo grado di recettibilità e non mancarono anche varie defezioni da parte di chi non condivideva i tempi, i modi, ma spesso anche la necessità dell'unificazione: si stavano unendo effettivamente due associazioni molto diverse sul piano culturale (l'Asci rimaneva ancora molto legata ad uno "scoutismo tradizionale", mentre l'Agi sembrava più aperta a nuovi impulsi politico-culturali) ma anche squilibrate dal punto di vista numerico (l'Asci era molto più numerosa e capillarmante diffusa dell' Agi). Superati quindi gli anni Settanta (anche per gli scout quindi? co_mepe~ tutto il paes~, m_olto burrascosi e agitati ma sicuramente v1vac1sul 'piano delle idee e dell'elaborazione culturale), ci si trova a fare i conti con la realtà del decennio successivo, pieno di nuovi orizzonti ma anche di tante e difficili contraddizioni. Con gli anni Ottanta cambia il rapporto con lo scoutismo internazionale, si mtensificano i rapporti con le associazioni straniere, si sperimentano esperienze di cooperazione internazionale (con l'aiuto e l'appoggio degli scout dei paesi del Terzo Mondo) e, più recentemente, di intervento nei paesi in guerra, si dà molto spazio alla questione ambientale (il rapporto con la natura è da sempre al centro del percorso educativo ma viene ora aggiornato e inserito in una prospettiva diversa), aumentano e sono molto più organizzate e studiate le prese di posizione di tipo politico (notevole è, ad esempio, l'impegno nelle regioni meridionali contro la mafia), si organizza e si imposta molto rigorosamente il servizio sociale nelle città, si assiste ad un boom di iscrizioni e l'associazione si ingrandisce ed espande considerevolmente. Accanto a queste _nuove tendenze, che coincidono, più o meno, con quelle attuali, rimane una struttura sempre più decentrata ma molto rigida, a tratti esageratamente burocratica, un legame sempre profondo ma non privo di ambiguità con la chiesa cattolica e una enorme differenziazione di esperienze e di impostazione culturale tra i gruppi, che può essere una ricchezza ma anche una fonte di contraddizioni difficili da gestire e controllare. La sensazione, del tutto personale e soggettiva, è che lo scoutismo sia ancora un modo originale e costruttivo per crescere e formarsi, una ricchissima alternativa all'universo televisivo e consumista che sovrasta tutto e tutti , ma uno strumento di complessa e difficile gestione, al cui interno coesistono spinte socio-culturali interessantissime ma strutture e metodi a volte vecchi e dannosi: è l'ennesima riproposizione, anche qui, dell'intreccio tra maggioranze e minoranze, centrale e onnipresente nella nostra società ma molto complesso da districare. ♦ SUOLEDI VENTO
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